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Storia della locomotiva Gr 800 FS

Locomotive, carri, carrozze, servizi ferroviari e treni in generale.

Moderatori: Fabrizio, MrMassy86

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roy67
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Storia della locomotiva Gr 800 FS

#1 Messaggio da roy67 »

Cari amici, come sempre voglio farvi passare alcuni piacevoli minuti raccontandovi la storia di un altra bella ed interessante locomotiva italiana: La Gr 800 FS.

Ad onor del vero il gruppo 800 FS si distinse in 2 gruppi totalmente differenti, al punto che non vennero definite, come prassi, di “prima serie” o di “seconda serie”, ma addirittura vennero definite Gr 800¹ e Gr 800². La loro storia iniziò molto, molto, tempo fa, ma a me piace iniziare ancor prima, per capire, e far capire, come mai si arrivò al “punto d’inizio”.
Come sempre l’articolo sarà suddiviso in più capitoli (questa volta solo 2), per alleggerire e semplificare la pubblicazione.

Vi auguro quindi buona lettura.
-Prima parte-
-Antefatti-
Nel 1848 il Conte Camillo Benso di Cavour diede il via libera alla costruzione della ferrovia dei Giovi, ferrovia da lui fortemente voluta in quanto collegava il maggior centro industriale del Regno di Sardegna; Torino, al maggior porto marittimo dello stesso Regno; Genova.
Tale ferrovia, passando da Asti, Alessandria, Arquata avrebbe valicato il colle dei Giovi. Proprio qui si trovò il grande problema. Si sarebbe dovuto costruire un traforo, il più in quota possibile per ridurre i costi di scavo, ma con il problema della brevità della rampa meridionale, che sarebbe divenuta troppo ripida se il traforo fosse stato scavato a quota troppo elevata.
Le livellette, in effetti, risultarono del 3,5% (ovvero 35 x 1000) a lavori ultimati, al punto che sorsero parecchi dubbi sui carichi rimorchiati, la potenza delle locomotive da adottare e, addirittura, se ad aderenza naturale o cremagliera.
Robert Stephenson, visitando nel 1850 i cantieri di costruzione, propose un mirabolante sistema funicolare, alquanto complesso ed oneroso, nonché, forse, impossibile da realizzare. Scartato quindi il sistema funicolare, scartata l’aderenza a cremagliera, dietro consiglio di Germain Sommelier, che aveva visitato la costruzione della ferrovia del Semmering (prima ferrovia di montagna d’Europa, ma questa è un'altra storia), contemporanea del valico dei Giovi, si pensò ad una “doppia trazione” di due locomotive a rodiggio “B” accoppiate fra loro. Una sorta di “primordiale” locomotiva articolata, costituita però da 2 locomotive agganciate fra loro retro-retro… Insomma, inseparabilmente unite.

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(Schema della locomotiva doppia costruita da Cockerill per la ferrovia del Semmering)

Il progetto definitivo venne proposto sia all’industria belga Cockerill di Seraing (industria costruttrice delle coppie trazione della ferrovia del Semmering) che all’inglese Stephenson di Newcastle, le quali ricevettero poi la commessa di costruzione di 12 locomotive, ovvero sei coppie trazione.

N.d.A. Gli scritti sono discordanti. Cornolò dichiara solo 5 coppie costruite nel 1853, mentre altri riportano la costruzione di 6 coppie nel 1853. In totale, comunque, ne furono costruite 10 coppie. In considerazione del fatto che vennero immatricolate a numero consecutivo per lotto costruttivo (e lo vedremo più avanti), mi prendo la responsabilità di affermare che ne vennero costruite 6 coppie.

Fu così che nel 1853 uscì dalla Cockerill la prima locomotiva, o meglio, il primo gruppo trazione accoppiato.

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(Disegno delle coppie di Mastodonti dei Giovi)

Le prestazioni (considerando sempre che stiamo parlando del 1853…. ) non erano per nulla disprezzabili.
Ogni semiunità poteva sviluppare 190 CV (per un totale di 380 Cv accoppiate) alla velocità di 20 Km/h, con una velocità massima operativa di 35 Km/h. Sulla tratta più acclive, ovvero fra Pontedecimo e Busalla, ove la livelletta arrivava al 3,5% potevano trainare (accoppiate) un treno del peso di 150 tonnellate a 12 Km/h.
Le due locomotive erano agganciate fra loro dal lato piattaforma, in modo che il personale di macchina, costituito da un solo macchinista ed un solo fuochista, potesse agevolmente gestire entrambe le locomotive e le caldaie.
Purtroppo, non avendo il tender a disposizione, potevano “godere” di esigue scorte di carbone, solo 600 kg per ogni unità, mentre la cassa d’acqua, montata “a sella” sopra la caldaia, disponeva di 2500 litri ognuna.
Il motore era a semplice espansione, a cilindri inclinati esterni, con distribuzione vapore interna al telaio di tipo ad eccentrici Stephenson. A causa delle ripide discese che dovevano affrontare anche il sistema frenante originale (poi modificato) era sicuramente d’alto interesse. Infatti questo, di tipo meccanico a leva, agiva con ceppi frenanti direttamente sulle rotaie, per non surriscaldare i cerchioni.

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(Pseudofoto dei Mastodonti dei Giovi)

Le prestazioni e l’inusuale coppia di locomotive agganciate fra loro, nonché il rinvenimento di un grande rettile fossile durante gli scavi del tunnel dei Giovi, ben presto, alle nostre locomotive, fece acquisire l’appellativo di “Mastodonte dei Giovi”, anche se, ad onor del vero, di mastodontico non avevano proprio nulla.
Vennero immatricolate come locomotive SFSP (Strade Ferrate dello Stato Piemontese) N° 39 – 40 – 41 – 42 – 43 – 44 quelle costruite da Cockerill e locomotive N° 45 – 46 – 47 – 48 – 49 – 50 quelle costruite da Stephenson.
Nel 1855 vennero ordinate altre 4 coppie di locomotive, immatricolate come N° 76 – 77 – 78 – 79 e come locomotive N° 90 – 91 – 92 – 93.

N.d.A. Anche in questo caso vi sono discordanze sulla data di consegna, in quanto le locomotive della serie 7x, in alcuni scritti, vengono datate all’anno precedente, ovvero il 1854.

Nel 1865, dopo la vittoria dei Savoia contro gli austriaci e la conseguente Unione d’Italia, la SFSP passò il controllo delle proprie ferrovie alla SFAI (Società delle Ferrovie dell’Alta Italia) che reimmatricolò tutti i Mastodonti con numero effettivamente (finalmente) consecutivo da 1051 a 1070.
Nel 1869 vennero di nuovo reimmatricolati come 1401-1420 ma, purtroppo, per i mastodonti dei Giovi, la tecnologia ferroviaria, che all’epoca faceva passi da giganti (Anche più lunghi….), decise che nel 1869 fossero superati e sei coppie furono accantonate. Le locomotive di tipo Bourbonnaise, a rodiggio “C”, facevano già la differenza.
I fatti concreti: La GR 800¹.
N.d.A. Questo capitolo è abbastanza contorto, vuole seguito con molta attenzione

Nel 1870 la SFAI si trovò in dotazione una loco tender da cantiere, a rodiggio “B”, utilizzata dall’impresa costruttrice del tunnel del Frejus che, dopo aver terminato i lavori, la vendette alla SFAI che la immatricolò 1400 SFAI.

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(Disegno della locomotiva 1400 SFAI)

Dopo la radiazione dal servizio dei Mastodonti sopracitati, la SFAI decise di inviare, nel 1870, alla modifica 4 delle rimanenti otto locomotive, le N° 76-77-78-79 ( o meglio la 1067-1068-1069-1070 in prima numerazione SFAI), tutte di costruzione Stephenson. Vennero spedite alle Officine Nuove di Torino nelle quali ricostruite come “loco tender a 3 assi accoppiati” (rodiggio C), rendendole indipendenti fra loro. La numerazione SFAI di queste locomotive divenne 1408-1411 e, da questo, si può presumere che anche le altre locomotive rimaste in servizio cambiarono la numerazione di matricola, creando il gruppo 1401-1420 SFAI. La Numero 1400 bisogna ricordarsi che è la vecchia loco tender da cantiere che comunque venne inserita nel gruppo come “prima macchina”, appunto con numero di matricola 1400 SFAI.

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(Disegno del Mastodonte modificato a 3 assi da SFAI)

A causa del dissesto economico in cui versava la SFAI, con la legge N° 3048 del 27 aprile 1885 venne riscattata dal governo nazionale italiano passando sotto il controllo della Rete Mediterranea (RM) che reimmatricolò le locomotive modificate a 3 assi in 5201-5202-5203-5204 RM.

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(Locomotiva 5201 SFAI)

Fra il 1872 ed il 1875 vennero demoliti anche tutti i mastodonti già accantonati. Scamparono alla demolizione solo 4 mastodonti, N° 1053; 1057; 1061 e 1066, ovvero, (come riporta Cornolò) la 39 – 44 – 47 – 90.

N.d.A. Mentre Ulleri riporta che “scamparono” le locomotive della serie "90". Purtroppo quest’ultima “teoria” non quadra con tante altre cose, ma non è facile stabilire dov’è il vero. Su Wikipedia, ad esempio, si definisce "desunta" la numerazione.
L’errore sta nel fatto che SFAI non le numerò consecutivamente seguendo l’ordine d’immatricolazione SFSP, quindi 39-40-41.. etc.. che divennero 1067-1068-1069..etc..SFAI e poi di nuovo rinumerate 1401-1402-1403… etc SFAI, ragion per cui non risultano corretti i numeri di matricola delle locomotive ed è impossibile risalire a tutti i cambiamenti e relative corrispondenze.
Io non voglio dire niente di più o aggiungere altro. Solo… Fate voi le vostre conclusioni!
Mi limito solamente a trarre le mie, mettendo a confronto vari scritti.
Se volete potete scrivere il vostro libro, che riporterà la vostra storia con le vostre conclusioni. Scusate la lunghezza della nota ma c'era bisogno di scriverlo.


Questi quattro Mastodonti vennero privati delle “selle d’acqua” (serbatoi d’acqua) installate sopra la caldaia, separate fra loro e dotate di un gigantesco tender a 3 assi, probabilmente proveniente dalle 168-169 e 701-702 SFAI andate in demolizione. Così modificate le locomotive, ormai irriconoscibili, vennero immatricolate come 1404-1407 SFAI.

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(Unica immagine esistente di un Mastodonte con tender, purtroppo la locomotiva non è nemmeno visibile)

Nel 1885, a seguito del riscatto RM, vennero reimmatricolate 5102-5103-5104-5105 RM, ricordando che come 5101 RM fu immtaricolata la loco tender del Frejus… Ex 1400 SFAI.
Nel 1905, con il riscatto delle grandi reti ferroviarie da parte dello Stato e la conseguente fondazione delle “Ferrovie dello Stato” queste locomotive entrarono a far parte del parco FS, ma solo due di esse erano ancora funzionanti ed in servizio:
La locotender 5101 RM, reimmatricolata GR 8001 FS (Ovvero Gruppo 800-001 FS) e la 5103 RM, ancora operativa al porto di Savona, reimmatricolata GR 8002 FS (ovvero Gruppo 800-002 FS), ultima superstite (anche se ormai irriconoscibile) dei mitici Mastodonti dei Giovi.

Fine prima parte


Ciao. Roberto Alinovi - L'uomo non teme ciò che in lui non c'è. (Hermann Hesse)

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v200
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Re: Storia della locomotiva Gr 800 FS

#2 Messaggio da v200 »

Grazie Roberto per questo nuovo articolo :wink: :grin:
Roby - In ogni fermodellista in enne c'è un po di masochismo.

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MrPatato76
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Re: Storia della locomotiva Gr 800 FS

#3 Messaggio da MrPatato76 »

Dai dai voglio la parte II.. :grin: :grin:
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marione
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Re: Storia della locomotiva Gr 800 FS

#4 Messaggio da marione »

Ustia, Roby!
... ma è bellissimo !

Marione
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Re: Storia della locomotiva Gr 800 FS

#5 Messaggio da adobel55 »

Molto interessante.
Grazie Roy.
Ciao.
Adolfo

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matteob
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Re: Storia della locomotiva Gr 800 FS

#6 Messaggio da matteob »

Grazie Roy, da ignorante, vedo curiosa la composizione dei due mastodonti con il macchinista in mezzo! Povero/i Cristo a tenere d'occhio due vaporiere...
Matteo

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Re: Storia della locomotiva Gr 800 FS

#7 Messaggio da MrMassy86 »

Grazie Roy, mi piacciono molto questi tuoi post dove viene spiegata la storia di un gruppo di macchine FS, magari come queste poco conosciute, me sono letto con piacere ed aspetto il seguito :cool: Massimiliano :cool:
Massimiliano Paolinelli - il mio canale YouTubeViaggio in quel di Verni -Il Ponte dei Pescatori - C.L.A.F. Lucca

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Re: Storia della locomotiva Gr 800 FS

#8 Messaggio da Fabrizio »

Roberto, molto interessante :cool:
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Re: Storia della locomotiva Gr 800 FS

#9 Messaggio da Massimo Salvadori »

Roberto, hai fatto un lavoro storico di altissima importanza, non vedo l' ora di leggere il seguito! Grazie da tutti gli appassionati di storia come me:
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roy67
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Re: Storia della locomotiva Gr 800 FS

#10 Messaggio da roy67 »

Grazie a voi ragazzi. la mia è semplice passione, che aumenta e s'intensifica nel condividerla. Dovendo pubblicare mi vado a rileggere e confrontare tanti scritti, questo mi fa approfondire concetti o tecniche che ignoravo.

Comuque, come promesso ecco il proseguio:

Seconda parte

Eravamo rimasti al 1905, allorquando le FS immatricolarono la 8001 e la 8002, prime ed uniche locomotive del gruppo 800.

Nel 1906, l’anno successivo, con l’intento di ridurre i tempi di percorrenza di molti treni diretti e direttissimi, iniziò la corsa alla “corsa”, limitando le fermate alle sole stazioni di maggior importanza, ma le FS avevano ben chiaro che vi fosse anche altro a cui pensare: al piccolo e lento traffico locale, a quei piccoli convogli di provincia che dalla periferia portavano alle città.

L’ufficio Studi del Servizio Materiale FS pensò ad un carro automotore, di peso contenuto, per poter circolare sulle linee di provincia dotate di armamento molto leggero. Tale automotore doveva avere un peso massimo 30 tonnellate ed avere un passo totale non oltre i 5,5 metri, per essere girato sulle piattaforme più piccole, potendo avere al massimo una lunghezza totale di 8,5 metri.
Dagli uffici usci il progetto di un automotore a vapore, a rodiggio B 1 che, oltre avere la “zona macchina” era anche dotato di vano bagagli e vano postale.

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(foto della Gr 60-16)

Il compartimento bagagli ed il compartimento merci (per collettame di piccola entità) occupavano 5 metri in totale (2,5 metri ognuno) erano quindi ridotti al minimo necessario, rimanevano 3,5 metri entro cui costruire una cabina di guida ed una caldaia. Ovviamente una caldaia longitudinale, del tipo classico, non ci stava. Si optò per una caldaia verticale da 366 tubi di tipo piccolo: 38x35 mm, che sviluppava una pressione di 13 atmosfere.

Il motore era a due cilindri gemelli, a semplice espansione, con distribuzione a cassetti cilindrici sistema Walschaerts. Il biellismo trasmetteva il moto ai due assi anteriori, il terzo asse era solo di supporto, per sgravare il peso assiale. Per l’inversione di marcia venne utilizzato, per il comando della posizione del glifo, una leva diretta, anziché il tipico volantino.

Vennero provati sulla tratta Roma-Orte, con livellette del 10%, trainando un convoglio di 88 tonnellate alla velocità di 50 Km/h. Poi provati sulla tratta della faentina Firenze-Borgo S. Lorenzo, con livellette fra i 15 e 25 mm/m (1,5-2,5%) con un traino di 30 tonnellate a 32 Km/h.

Fu così che, nel 1907 ne vennero ordinati 85, costruiti da Maffei, Borsig, La Croyère, Lokomotivfabrik der StEG (Chiamata più comunemente “Fabbrica austro-ungarica di locomotive”), immatricolati dalle FS come Gr 60 e numerate, come d’uso all’epoca, Gr 601-685.

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(Foto della Gr 60-82)

Ci si accorse già da subito che nonostante i 180 Cv di potenza, questa era molto limitata, tanto che spesso dovevano venir sostituiti da una locomotiva ordinaria. Inoltre, non avendo la possibilità della marcia a ritroso (ma solo l’inversione per manovra) come molte altre locomotive, aveva necessità tassativa della giratura al capolinea. Insomma, si presentarono più problemi che altro, che in un primo momento si cercò di migliorare.

Nel 1909, su 14 automotori, venne sostituita la caldaia con una di tipo Komarek, che consentiva il surriscaldamento del vapore, anche se in maniera molto moderata e si modificò lo scappamento, passando da quello di tipo diretto a quello variabile, cosiddetto “a pera”, senza però aver aumentato, o comunque migliorato, la potenza trattiva della macchina.
Sulla Gr 677 venne installata una caldaia con fascio tubiero corto munita di tubi bollitori alettati internamente, tipo Serve, montata trasversalmente al telaio. Con una vaporizzazione più intensa questa macchina fu accreditata di una potenza continuativa di 220 Cv, solo 40 Cv in più.

Contemporaneamente, su un altro automotore (non è pervenuta la matricola), si fecero esperimenti adottando la caldaia di una GR 885, accorciando notevolmente la camera fumi ed eliminando i vani bagagli e postale a favore della caldaia orizzontale. Si riuscì a portare la potenza a 260 CV. Questo automotore in seguito verrà immatricolato come unico esemplare di GR 810², dopo la demolizione, nel 1913,delle due Gr 810¹

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(Disegno della Gr 81001)

Nel 1910 si arrivò alla inesorabile uscita dal servizio degli automotori Gr 60.
Contemporaneamente, a causa dei tanti anni di lavoro sulle spalle, venivano accantonate, in attesa di demolizione, le due GR 800 (la loco tender del Frejus ed il Mastodonte dei Giovi dotato di tender).
Nel 1911, nelle Officine FS di Firenze, sulla Gr 666 venne troncato il vano bagagli ed il vano postale, lasciando solo un piccolo spazio a favore del capotreno, venne asportato l’asse portante posteriore, accorciando il rotabile di 2 mt circa.

Essendo il gruppo 800 un gruppo di locomotive a rodiggio B, ed essendo ormai “libero” in quanto più nessuna locomotiva in servizio ne faceva parte, le FS pensarono di “riesumare” tale gruppo immatricolando con nuovo numero la Gr 60-66 ormai modificata. Rinacque così il gruppo 800, chiamato però Gr 800² per non confonderlo con le due locomotive precedenti..
Con il nuovo sistema di numerazione a 5 cifre che nel frattempo era stato adottato, la GR 666 divenne così la GR 80001 (ovvero la Gr 800-001).

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Si mandarono alla modifica altre 15 macchine, procedendo ancor più a fondo nella modifica, eliminando tutto ciò che non fosse legato alla parte motrice della locomotiva. Infatti venne ulteriormente accorciata, eliminando l’asse portante posteriore, arrivando ad una lunghezza totale di soli 5 mt, con un peso di sole 25,4 tonnellate. L’ulteriore modifica al fascio tubiero ed allo scappamento, innalzarono la potenza a 260 Cv.
La mancanza dell’asse portante posteriore, però, compromise molto la stabilità, con la conseguente riduzione della velocità massima ammessa a soli 45 Km/h.

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Le nuove 16 locomotive così ottenute dalla modifica delle Gr 60 vennero immatricolate Gr 80001-80016, ricordando che la 001 era leggermente diversa. Rimanevano ancora 69 automotori Gr 60 accantonati, dei quali una parte demoliti ed utilizzando le caldaie come generatori di vapore fissi, mentre altre 53 unità vennero modificate in carri riscaldo, ovvero come carri per il generatore calore alle carrozze passeggeri.

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Le 16 macchine ridotte a “cubo”, così vennero sopranominate dai ferrovieri a causa della loro forma cubica, mantennero comunque una limitata forza di trazione, anche al servizio di manovra agli scali merci in quanto questa veniva attuata sopra binari sporchi ed unti, con precarie condizioni di aderenza.
Tali condizioni non poterono far altro che accelerare il momento di accantonamento e conseguente alienazione da parte delle FS.

Prima però di sbarazzarsene le FS pensarono bene di noleggiarle o venderle a imprese di trasporti locali o complessi industriali con scalo merci privato, ragion per cui vennero noleggiate:
- La 001, nel 1941, alle Officine Casaralta, poi nel 1942 presso la Celdit di Chieti
- La 002, nel 1941, alla TBPM (Tramvia Bologna-Pieve di Cento-Malalbergo).
- La 003, nel 1940, alla ILVA
- La 006, nel 1941, allo Stabilimento Militare di Maddaloni (Caserta) e poi nel ’42, alla Celdit.
- La 007, nel 1941, Alla Soc. Anonima di Roma.
- La 009, nel 1941, alla Celdit di Chieti (prima dell’arrivo della 006)
- La 012, nel 1939, alla ILVA di Piombino, prima d’essere venduta all’Alfa Romeo nel 1941.
- La 014, nel 1951, alle acciaierie Bolzaneto di Genova, poi demolita nel 1952.
Fra le macchine vendute in maniera definitiva vi furono, oltre alla già citata 012 all’Alfa Romeo:
- La 011, nel 1925, alla ILVA
- La 013, nel 1936, ai Cantieri di Castellammare di Stabia.

Solo un esemplare rimase di proprietà delle FS, in servizio di manovra allo scalo di Torino Smistamento fino verso la fine degli anni '60: la Gr 800-008.
Dopo il suo accantonamernto venne restaurata per il museo di Pietrarsa, ove ancora è esposta

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Quindi, per concludere, quando andrete al museo Nazionale delle FS di Pietrarsa, potrete ammirare l’unico esemplare esistente di GR 800², la Gr 800-008.

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Ciao. Roberto Alinovi - L'uomo non teme ciò che in lui non c'è. (Hermann Hesse)

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MrPatato76
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Re: Storia della locomotiva Gr 800 FS

#11 Messaggio da MrPatato76 »

Qui Roy queste macchine, avendo il comando del glifo a scatto e non tramite vite, avevano un solo grado d'introduzione del vapore?
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roy67
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Re: Storia della locomotiva Gr 800 FS

#12 Messaggio da roy67 »

MrPatato76 ha scritto:

Qui Roy queste macchine, avendo il comando del glifo a scatto e non tramite vite, avevano un solo grado d'introduzione del vapore?


Il libro non lo riporta, ma penso, avendola vista di persona, che parzializzando, ovvero agendo con delicatezza sulla leva, si potesse regolare l'introduzione.
Ciao. Roberto Alinovi - L'uomo non teme ciò che in lui non c'è. (Hermann Hesse)

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