GR 480…029 scala 1 : 80
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GR 480…029 scala 1 : 80
L’ideale era trovare qualcosa di già congegnato, per rendere il tutto un… esercizio defatigante.
Mi sono messo a spulciare sul web per cercare un qualche kit ed… ho trovato la locomotiva.
E che locomotiva!
La Gr 480 009 è sul sito FIMF/GIB, sezione galleria corsi, dove il Maestro Di Modica l’ha inserita con tanto di sviluppo dei pezzi in lamiera già realizzati, pronti da stampare.
Il tutto dichiarato a disposizione di chiunque abbia voglia di realizzarsela per sé.
Una iniziativa encomiabile, che diventa una occasione irripetibile!
Con il cartamodello già pronto, restavano da recuperare i pezzi inderogabili ed il gioco... era quasi fatto.
Scusate la pessima qualità delle immagini, ma senza luce solare il risultato è devastante!
Pazientando un po’, sono riuscito a trovare gli assali ed il biellismo di una 740/940 RR vintage.
Per questo la scala di riduzione resta vincolata alla “storica” 1 : 80 dalle dimensioni dei pezzi rimediati.
L’unico vantaggio è che, per il 5° asse, approfittando dell’identico raggio di biella, ho usato un assale del calimero RR che avevo già, come le ruote del tender ed il motore.
Recuperati i pezzi inderogabili e stampato il cartamodello, ho “ponderato” la situazione ed ho deciso di realizzare una motorizzazione differente rispetto a quella prevista dal progetto originale.
Tutti i miei lavori in latta sono risultati piuttosto pesanti e necessitano di un motore… generoso.
Nel timore che una motorizzazione da caldaia finisca per lavorare in sovraccarico solo per il peso proprio della locomotiva, ho pensato di rinunciare al beneficio estetico ed installare il motore… nel tender.
Deciso ciò, ho iniziato con la locomotiva.
L’insieme è un ibrido, con carrozzeria, pancone e blocco cilindri ricavati dal cartamodello, mentre il telaio (con le fiancate semplificate) l’ho realizzato in lamierino di ferro da 7/10 usando, per posizionare i fori degli assi in accordo con i fori del biellismo, una mascherina ricavata dal telaio di una RR L740R.
L’asse motore principale è il 3° ed ho inserito nel telaio un ingranaggio di rinvio e la vite senza fine, con la riduzione primaria nel forno della locomotiva.
Per il carrello anteriore, cautelativamente, non ho azzardato lo Zara, ma ho realizzato un Bissel con la solita ruota autocostruita.
Le guide dei testa a croce le ho realizzate con filo armonico saldato.
Il sostegno dei glifi l’ho fatto ex novo, necessariamente semplificato, con il meccanismo di inversione posticcio e non collegato alla biella del corsoio.
Una volta congegnata la locomotiva, ho realizzato il moto-tender, la barra di accoppiamento e gli organi di trasmissione del moto.
La barra di accoppiamento ho dovuto posizionarla in basso, al livello del piano dei ganci.
Utilizzare le asole presenti sulle testate della loco e del tender (come al vero), avrebbe consentito di usare solo una barra corta, con un punto di fissaggio sulla loco troppo arretrato.
Per la trasmissione del moto, ho realizzato un albero telescopico con doppio giunto omocinetico.
La soluzione è un po’ laboriosa, ma non presenta problemi di funzionamento ed assorbe le differenze di lunghezza dovute alle curve ed alle variazioni di pendenza.
Collaudato anche il sistema di trazione e calibrate le molle degli assi accoppiati, ho completato il tutto con le minutaglie che sono riuscito a realizzare.
Grosso modo ho realizzato il 20% dei dettagli, molti dei quali semplificati (es: l’interno della cabina di guida), oppure con forme un po’ squadrate (es: il duomo), ed anche solo abbozzate (es: i rubinetti e gli attacchi delle tubazioni sulle testate).
Il carbone è … sale grosso da cucina, incollato su di un pezzo di cartoncino sagomato e pitturato a parte.
Mi sono dimenticato di incollare i finestrini frontali prima del montaggio finale.
Li metterò più avanti.
La livrea ha qualche imprecisione, tipo le scalette di estremità rosse e non nere (non ho azzardato col pennello) ed anche il leverismo di comando dei glifi, tutto nero e non metallico (per evitarne l’ossidazione).
Il lavoro di carrozzeria è proceduto in modo spedito, il cartamodello è perfetto.
Nel complesso, seppure privo delle chiodature e con molti particolari “richiamati nelle forme” ma non simili al reale, non è malaccio.
Circola sulle curve R430 (senza gli steli degli stantuffi) e la forza di trazione non gli manca.
Il peso complessivo del tutto è “contenuto” in un chilogrammo.
Per rispetto nei confronti del progetto e della macchina reale, ho dato un numero di matricola over-range: 480 029.
Io ne sono felicissimo, anche se il tanto agognato “esercizio defatigante” descritto all’inizio del testo… è durato poco.
Grazie a tutti.
Claudio
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Re: GR 480…029 scala 1 : 80
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Re: GR 480…029 scala 1 : 80

Vista la bravura e il risultato il lavoro meritava la perfetta scala

Massimiliano
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Re: GR 480…029 scala 1 : 80
Ciao
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Re: GR 480…029 scala 1 : 80
Il modellismo che piace a me... quello fatto a mano.
- claudio_62
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Re: GR 480…029 scala 1 : 80
Rispondo in ordine cronologico.
@ Matteo/Matteob
Ti chiedo scusa, ma in un punto del testo ho introdotto il concetto di “moto-tender” che ha generato un po’ di confusione.
La trazione è sui cinque assi accoppiati della locomotiva, con il motore nel tender (è un motore a 5 poli da automodello).
Allego tre foto che non ho inserito in precedenza (non volevo esagerare). Per il resto, le difficoltà sono solo apparenti.
Con lo sviluppo dei pezzi da ritagliare già su carta la quantità di lavoro e la tempistica non hanno valori insopportabili.
La preparazione dei pezzi richiede due o tre serate, per il resto la velocità di montaggio è paragonabile a quella dei lavori in fotoincisione.
Il biellismo non ha dato problemi, anche se è del tipo articolato, con gli assali molleggiati ed un’escursione verticale di 0,5 mm.
Realizzando un telaio con i dovuti interassi, l’onere di congegnare i giochi di funzionamento è restato a carico dei tecnici del costruttore.
Con una mascherina guida-fori clonata da un telaio associabile al biellismo il risultato vien da sé.
@ Massimilano/MrMassy86
Devo articolare un po’ la risposta per spiegare il tutto.
Per questa 480 la scala non standardizzata è dovuta alla mia scarsa pazienza, che mi obbliga a finire un lavoro, al massimo, in un paio di mesi, pena l’accantonamento.
La macchina l’ho attenzionata a metà settembre, mentre finivo di rimontare la 470 ma la volevo a tutti i costi sotto l’albero di Natale.
Spulciando sul web, avevo anche trovato, in negozi diversi, ruote e biellismo della 740 HR.
Metalliche con isolamento al mozzo son bellissime, ma il biellismo l’ho giudicato troppo fragile per affrontare un mio lavoro di prototipazione del telaio (ho le mani “pesanti”, poco adatte a lavori delicati).
La scelta l’ho intrapresa “al volo”, il 9 ottobre, quando ad un mercatino ho spuntato un “prezzaccio” per un po’ di pezzi usati di varie marche.
Evitando di usare le bielle “vintage” e rifacendone di nuove avrei potuto ridurre un po’ le dimensioni, ma il tempo iniziava a “stringere” ed ho deciso di usare le bielle acquistate per essere sicuro di non… rischiare di accantonare il lavoro.
A breve sceglierò se finire l’ultimo lavoro residuo (metallico, in H0, accantonato nel 2001) oppure far qualcosa di nuovo, ovviamente riferendomi agli standard di riduzione in scala.
Parallelamente devo migliorare la qualità del lavoro (in primis la pittura), aggiornando a dovere tutta l’attrezzatura (data la quantità di elementi necessari, dovrò procedere in modo progressivo, partendo dall’aerografo, la cui mancanza mi ha tenuto lontano dalle elaborazioni).
Sopra tutto devo prender confidenza con le tecniche del modellismo 3.0, sino ad ora ho solo realizzato qualche clone di pezzi piccoli e non ho mai provato con la fotoincisione.
Una volta migliorata la tecnica esecutiva, potrò “alzare l’asticella” e tentare di migliorare il tutto, ovviamente ricorrendo a rodiggi realistici e particolari aggiuntivi “ad hoc”.
@Roberto/robiravasi62
Ti ringrazio tantissimo, ma ti chiedo la cortesia di non sopravalutarmi.
In realtà sono un modellista mediocre, con poca cultura ferroviaria, pochissima documentazione ed un paio di lenti belle spesse.
Praticando il modellismo 1.0, riesco a realizzare forse il 10% di quanto erano capaci di fare i “Maghi” (così li definisco) che lavoravano negli anni ’60.
Metto una foto “emblematica”, per raccontare un episodio che spiega tutte le mie mancanze. Nel 1999 m’ero fatto una Gr 640 in latta che, pur essendo un simulacro, appagava l’occhio.
Stupidamente l’ho ceduta tre anni dopo ad un collezionista che, innamorato della MET, non era riuscito ad acquistarsela.
Nel realizzarla riuscii a sbagliare il tender.
Le fotocopie dei bozzetti erano mescolate ed avevo iniziato un 3T12 “piatto” al posto del 3T20.
Con un po’ di cultura mi sarei accorto subito ed avrei messo in ordine i bozzetti, scrivendo anche sui fogli le macchine corrispondenti.
La carrozzeria (non finita) del 3T12 “piatto” non l’ho mai utilizzata perché incoerente con altri lavori fatti in seguito.
Vent’anni fa non portavo ancora gli occhiali e potevo permettermi lavori più fini di quelli attuali, ma le chiodature molto marcate e tutte diverse tra di loro non erano certo un bel lavoro.
Di recente ho fatto una prova perché volevo piazzarle sull’E320 ma ho dovuto lasciar perdere per le troppe imprecisioni.
Perdonatemi la lunghezza dei testi.
Claudio
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