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Puccini e la canzonetta

Quando non sai dove mettere una discussione ovvero non è fermodellismo.

Moderatori: liftman, Fabrizio

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marione
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Iscritto il: lunedì 4 marzo 2013, 13:41
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Puccini e la canzonetta

#1 Messaggio da marione »

Ogni tanto appaiono sulle maggiori testate giornalistiche lettere di melomani che lamentano la decadenza della musica o la scomparsa dell'opera; a dire il vero, questa gente a volte fa confusione fra pezzi sinfonici e pezzi operistici, oppure scrive 'Teatro alla Scala di Milano' laddove i veri esperti dicono solo 'La Scala', il che fa venire parecchi dubbi sulla loro conoscenza, ma non inferiamo, e invece domandiamoci con loro come mai nel mondo di oggi l'opera lirica ha una posizione assai più defilata a favore della canzone; be' liberi di non crederci, ma uno dei 'colpevoli' di aver marginalizzato l'opera è Giacomo Puccini, di cui abbiamo appena commemorato il novantesimo anniversario della morte.
Non scandalizzatevi, e seguite il discorso:
Puccini per ragioni anagrafiche - era nato nel 1858 - non aveva potuto vivere il Risorgimento come Verdi, ma era figlio dell'Italia post-unitaria e del mondo delle esposizioni universali, ambedue segnati da un forte rapporto con la cultura francese che all'epoca dominava il mondo come sarebbe successo, un secolo dopo, con quella americana.
Nella musica francese dell'epoca, figlia di uno stato già unitario a differenza del nostro, la musica di 'consumo' e l'opera si caratterizzavano entrambe per un senso della melodia morbido, carezzevole, lontano dalla icasticità verdiana, e non credo servano esempi: importa notare che la musica di Puccini, derivando da questo mondo musicale ed artistico, presenta caratteri che la rendono subito memorizzabile e che permettono il travaso dal mondo dell'opera a quello della canzone, naturalmente a discapito della prima. Per non divagare ecco qualche esempio: nel 1927 la coppia Cherubini-Bixio pubblica la canzone 'Lucciole Vagabonde', di cui tutti conoscete il ritornello che inizia 'Noi siam come le lucciole / brilliamo nelle tenebre'; ora, provate a cantare un frammento da 'Nessun dorma' - come noto dalla 'Turandot' di tre anni prima - quello che dice 'Ma il mio mistero è chiuso in me/ il nome mio nessun aprà', e vedrete che le note iniziali sono le stesse, cambia solo il ritmo.
Altro esempio assai più noto, 'Tornerai' di Olivieri-Rastell, del 1937, che rielabora il 'Coro a bocca chiusa' della 'Madanma Butterfly' (1904), e che sarà un tale successo da essere tradotta in francese dal cantante Jean Sablon col titolo 'J'attendrai'', nel 1939; per concudere quando Charlie Chaplin componeva la colonna sonora del film 'Tempi moderni' disse al pianista suo collaboratore riguardo al finale 'Qui ci vuole un'aria di Puccini'- intendeva nel suo stile, ovvio - e nacque 'Smile', che tutti noi abbiamo amato alla follia nella splendente versione di Nat 'King' Cole.
Così Puccini - la cui opera 'Bohème' è la più rapppresentata in tutto il mondo, anche più delle opere verdiane - non è stato solo l'ultimo compositore italiano di opere popolari, ma ha fornito anche al mondo della 'canzonetta' le munizioni per l'assalto all'opera, che ha portato dove sappiamo.

Marione


Mario Mancastroppa

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Massimo Salvadori
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Re: Puccini e la canzonetta

#2 Messaggio da Massimo Salvadori »

Grazie Marione, hai il dono della divulgazione, continua così, abbiamo ( ho ) bisogno di queste cose.
Massimo Salvadori - la mia collezione in scala TT

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cararci
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Re: Puccini e la canzonetta

#3 Messaggio da cararci »

Le cose che dici, Mario(ne), sono vere, anche se da sole non possono spiegare il fenomeno del prevalere di un genere sull'altro. Occorre considerare la grande diffusione di nuovi modi di intrattenere il pubblico, basta pensare al cinema, che lo hanno distolto dalla tradizionale fruizione della musica in teatro. Occorre tener conto anche dell'affermarsi della cultura popolare proveniente dall'America, con i ritmi jazz di derivazione afroamericana.
Carlo - Il guizzo della trota - Teatro greco - Il Castellaccio

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