Molti di voi sanno che, per molti anni, mi sono occupato di modellismo navale. Incentrato sui vascelli del secolo XVII e XVIII. La maggior parte di questi vascelli parteciparono alla trementa battaglia di Trafalgar, al largo di Cadice, alle porte dello stretto di Gibilterra. Cedendo alle richieste di amici, scrissi, nel 1998 (per i 200 anni del varo), un libro ove venivano spiegate tante cose tecniche, ma soprattutto, la vita di bordo sui vascelli del periodo (per spiegare il realismo costruttivo del modello).
Per rendere scorrevole la lettura, pensai di inserire, nel racconto, alcuni fatti di fantasia, trasformando il racconto in un romanzo. Ove, fra le righe, si può "assaporare" la realtà che avvolgeva un vascello da guerra da 98 cannoni del 1798. Il vascello in questione, scenario del racconto, è la H.M.S. Téméraire.
Il manoscritto è di 175 pagine, con carattere "arial", in dimensione "8".
In questi giorni, volendolo trasformare e salvarlo in formato che... Non si sa mai... lo sto "risalvando", da "Word '98" a formato "word 2011".
Per chi volesse "assaporare" la vita di bordo, su un vascello da guerra di fine 1700...
Ripeto. Ovviamente sono state inserite situazioni di fantasia, personaggi fantastici. Ma ciò che successe nella battaglia... E' fatto realmente accaduto.
P.S. Il racconto è crudo. Non fa assolutamente sconti... Ma è ciò che successe e fa parte della normale (di allora) vita di bordo. Fra le righe si possono acquisire importanti nozioni modellistiche. Scopo primario del racconto.
P.P.S. il simbolo "...[...]..." sta a significare che il racconto è stato tagliato. D'altra parte... E' molto lungo e... sanguinario.
P.P.P.S. Se siete dotati di ottimo Q.I. troverete analogie "strane", relative al "tenente di vascello", interprete principale del racconto.

Buona lettura:
Capitolo 1°: L'imbarco.
14 Agosto 1805.
Quel giorno, per me, fu un giorno molto importante: Era il mio diciannovesimo compleanno e mi stavo recando all’Alto Ammiragliato della Royal Navy, di Bombay, per ricevere la promozione ufficiale a Tenente di Vascello.
La cerimonia cominciava alle 9:00, ma io, alle 7:30, ero già per strada e camminavo per le vie putride e puzzolenti che, dal porto, andavano nella zona residenziale della città.
Non avevo dormito quella notte, dall’euforia e dalla smania dell’avvenimento. Passai tutto il tempo a lucidare i bottoni e le fibbie della mia divisa, sentivo il cuore battere in ogni parte del mio corpo, finché decisi di uscire e farmi due passi per calmarmi...[...]...
...[...]... Arrivai davanti all’Ammiragliato alle 8:10 e vidi che il marinaio Spencer ed i Guardiamarina Murray e Collier erano già la che aspettavano. Mi fermai con loro per scambiare le ultime novità. Anche loro, come me, dovevano essere promossi ed erano quindi emozionati.
Eravamo imbarcati insieme sulla Fregata Calypso da quarantotto cannoni, addetta ai rifornimenti fra Madagascar e Città del Capo (Sud Africa)...[...]...
...[...]... Un mese prima, durante uno dei soliti viaggi di routine, venimmo attaccati, al largo delle Seicelle, da due brigantini pirata da venti cannoni. Ci presero di sorpresa, di notte, mentre l’equipaggio di guardia era ridotto al minimo. Prendemmo tante bordate da distruggere quasi tutti i nostri cannoni che non erano pronti al fuoco e chiusi dietro i portelli...[...]...
...[...]...Eravamo noi gli unici ufficiali a bordo ancora vivi e fummo proprio noi quattro a spostare i pochi cannoni ancora funzionanti di fronte agli squarci sulle fiancate e fare fuoco sui brigantini, affondandone uno ed indurre l’altro alla fuga...[...]...
...[...]...I pirati miravano all’alberatura per impadronirsi della nave e del suo carico. Noi, invece, mirammo agli scafi. Non ci interessava salvare nulla di loro.
Riuscimmo a portare la Calypso a Bombay, nonostante i danni subiti e l’equipaggio ridotto al dieci per cento, catturammo anche otto prigionieri, che consegnammo alle autorità portuali che li processò ed impiccò il giorno stesso.
Diventammo degli eroi. Avevamo salvato nave e carico.
Questa mattina ci aspettava la cerimonia ufficiale di promozione...[...]...
...[...]... Alle 8:30 arrivò una carrozza bianca decorata in oro, trainata da quattro cavalli bianchi. Si fermò davanti alla scalinata dell’Ammiragliato, scesero i cocchieri, montarono la scaletta e aprirono la portiera. Scese il Contrammiraglio Graham Mc Arthur che, con un sorriso di sbieco, toccandosi la punta del cappello a tricorno con la mano destra, ci salutò. Scesero anche due Comandanti di vascello con lui, salirono insieme la scalinata parlottando fra loro ed entrarono dal portone centrale del palazzo...[...]...
...[...]... La sala era gremita di Ufficiali, Capitani, Comandanti e quant’altro, non mi aspettavo ci fosse tanta gente. Camminammo uno al fianco dell’altro fino ad arrivare ad un’immensa scrivania piena di carte, sestanti, astrolabi e altri oggetti di bordo, il Contrammiraglio Mc Arthur si alzò in piedi e cominciò un lungo e noioso discorso finché, alle 10:00 circa, girò intorno alla scrivania e ci tolse i gradi di Guardiamarina e ci mise gli spallini frangiati da Tenente di vascello a me, Collier e Murray e mise i gradi di Guardiamarina a Spencer. Ci puntò sul petto anche una medaglia al valore militare. Ci fu un grande applauso. Poi, lentamente, la gente si avviò verso l’uscita...[...]...
...[...]... Ci avviammo anche noi, ma il Contrammiraglio ci fermò e ci chiese di attendere un istante. Seguì un breve silenzio, poi, facendo un cenno con la mano destra, chiamò i due Comandanti che erano arrivati con lui in carrozza, questi si avvicinarono e si misero al suo fianco. <<Vi presento il Comandante Harvey ed il Comandante Mc Pearson>> disse, indicandoli con la mano. Poi aggiunse <<Sono rispettivamente il Comandante della Her Majesty Ship Téméraire e della H.M.S. Constellation: avrebbero una proposta da farvi>>.
Ci guardammo ed acconsentimmo annuendo col capo.
Cominciò il Comandante Mc Pearson. << La Constellation è una nave da carico della Compagnia delle Indie Orientali che fra cinque giorni salperà, insieme ad altre sei, navi per trasportare sete pregiate, pietre preziose, gioielli e spezie in Inghilterra. E' un bottino, che potrebbe fare gola a molti, saremmo onorati se voi foste al nostro fianco...>> venne però interrotto dal Comandante Harvey <<Sarei onorato se accettaste l’incarico di imbarcarvi sulla Téméraire., Un vascello di primo rango con novantotto cannoni che, insieme al H.M.S. Orion, dovrà scortare e difendere il convoglio del Comandante Mc Pearson fino in Inghilterra. L’equipaggio purtroppo è stato decimato dallo scorbuto nell’ultimo viaggio e devo reintegrarlo entro quattro giorni>>. Intervenne a questo punto il Contrammiraglio Mc Arthur << L’H.M.S. Téméraire è una nave della flotta di sua maestà, ma è al soldo della Compagnia delle Indie Orientali per difendere i carichi che da qui partono alla volta dell’Inghilterra. Sapete quanto la Compagnia paghi bene ogni nave che arriva....... ed anche il suo equipaggio>>...[...]...
...[...]... Rimanemmo in silenzio senza fiatare, la Calypso era distrutta ed eravamo senza imbarco. Avrei voluto urlare <<Si !!!!>> ma non volevo far notare la mia felicità di fronte alle più alte autorità della Marina che avessi mai avuto l’onore d’incontrare, ma dopo un secondo risposi <<Si. Accetto con piacere>>. Non stavo nella pelle dovevo rispondere subito, anche perché la paga sarebbe raddoppiata...[...]...
...[...]... Il giorno dopo uscii di buon ora per andare ai magazzini generali del porto. C’era sempre un buon affare da combinare, gente che parte e vuole disfarsi di qualcosa o gente che arriva e vuole vendere ciò che non gli serve più.
Comprai un letto con supporto a cinghie, il venditore mi garantì che in caso di mare grosso non si sarebbero sentite le onde. Una lanterna ad olio, un orologio da parete, un baule nuovo ove riporre le mie cose personali ed un filtro per l’acqua. Il venditore mi garantì che avrebbe reso potabile anche la più lurida delle fogne...[...]...
...[...]...Quattro scialuppe, mosse da venti rematori ognuna, stavano tornando al pontile scariche. Avevano già fatto due viaggi, caricando sulla nave gli effetti degli altri membri dell’equipaggio.
Ogni pontile del porto era riservato ad una nave e sopra vi erano accatastate tutte le merci da caricare. Il nostro, e quello della H.M.S. Orion, erano i più sgombri. D’altra parte, non dovevamo caricare merci, ma solo generi di prima necessità, alimentari, acqua potabile, e attrezzature belliche...[...]...
...[...]... Le funi vennero slegate e subito recuperate, alcuni rematori allontanarono la scialuppa dal pontile usando i remi, ci girammo e cominciammo il nostro breve viaggio.
L’acqua era torbida, color cammello, ad ogni remata si formavano grosse bolle di schiuma grigia che faticava poi a diradarsi, si poteva vedere galleggiare ogni sorta di schifezza.
Passammo a lato di altre due navi dove l’equipaggio era intento a trasbordare, dalle loro scialuppe, aiutandosi con gli argani, casse di ogni forma e dimensione.
Nonostante ci allontanassimo dalla costa l’acqua rimaneva lercia, oleosa e putrida, come a riva. Arrivammo a lato della H.M.S.Téméraire. Un tanfo maleodorante mi avvolse. Un odore misto fra acqua stagnante, marcio, urina e muffa. Mi avvicinai la manica della giacca al naso e cominciai a respirare attraverso la stoffa. Era insopportabile.
Il Comandante mi vide, e ridendo, disse: <<Ci si abituerà Tenente. Ci si abituerà>>...[...]...
...[...]... La scialuppa si avvicinò all’enorme fiancata. Due marinai lanciarono da bordo delle cime che vennero presto legate e assicurate a prua e a poppa della scialuppa e ci accostammo alla scala verticale fissata alla fiancata.
Il primo a salire fu il Comandante seguito dal primo ufficiale di bordo, il Capitano Terence Cunningham, il tenente Collier ed il tenente Murray, poi toccò a me. Non era facile. Benché il mare fosse calmo, le piccole onde facevano saltare la scialuppa e s’infrangevano sullo scafo della nave come se fosse un gigantesco scoglio.
Bisognava prendere il ritmo e spiccare un salto, aggrappandosi con le mani. Ma i primi gradini erano molto scivolosi a causa dell’acqua che li bagnava costantemente. La salita era ripida, sopratutto la prima parte che, seguendo la forma dello scafo, sembrava andasse all’indietro...[...]...
...[...]... Il Comandante si avvicinò al primo Ufficiale di Bordo e gli disse << Accompagni i signori ai loro alloggi>>. Il Capitano Cunningham fece cenno di seguirlo, chiamando altri quattro membri dell‘equipaggio. Arrivammo a poppavia del ponte di coperta dove alcuni marinai stavano montando dei tramezzi di legno a mo di pareti per delimitare le nostre piccole cabine. <<Questa sarà la sua Tenente>>. Disse, indicandomela con una mano, poi aggiunse <<Sarà pronta fra un’ora circa, intanto il Maggiore Smith le farà visitare la nave>>...[...]...
...[...]... Senza fermarsi arrivò al timone. Le due gigantesche ruote, montate sullo stesso asse, ne facevano un monumento al centro del ponte. Pensai, immediatamente, al motivo di tale dimensione e lo chiesi al Maggiore. Lui rispose <<Ah! Già. Voi eravate sulla Calipso. Su una nave di queste dimensioni, per la normale navigazione, con mare calmo, per tenere ferma la barra del timone sono necessari quattro uomini..... Dodici se il mare è mosso>>. Poi aggiunse <<Dove li metterebbe dodici uomini se il timone fosse più piccolo?>> Sgranai gli occhi nel rendermi conto d’aver fatto una domanda tanto stupida...[...]...
Fine capitolo 1°
A presto con il 2° capitolo. "Il viaggio".