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E.428... quando i sogni prendono forma.

Quando non sai dove mettere una discussione ovvero non è fermodellismo.

Moderatori: liftman, Fabrizio

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carlo mercuri
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E.428... quando i sogni prendono forma.

#1 Messaggio da carlo mercuri »

Cari amici,
vi propongo un articolo apparso sul mitico Bollettino FIMF qualche anno fa.
Ve lo dedico, un po' per ringraziarvi per la solidarietà dimostrata nel periodo difficile che ho attraversato con il mio lavoro e un po' per tentare di farvi comprendere quale e quanta sia la passione che mi anima.
Spero vi piaccia.
Buona lettura.

____________________________

Involontariamente, schiaccio il tasto dei ricordi, lo faccio spesso, non per niente è quello con la scritta più consumata. Ce ne sono molti di ricordi, tutti collegati, più o meno, ad un evento che lo ha inchiodato nel cervello e che, quando meno te lo aspetti, nell’infinito random di pensieri che attraversano la mente, ti si visualizza in quella specie di schermo, con tanto di effetti speciali, surround 5.1, che abbiamo, situato chissà dove, dentro di noi.
Metto in ordine il banco di lavoro, c’è polvere di ottone un po’ dappertutto, limatura di stagno e di piombo, lime vicino al trapano, punte e cacciaviti, rimasugli di plastica, pezzi di filo elettrico, colle in tubetti aperti con i tappi dispersi, scatoline con minuterie varie e qualche piccola vite, insomma, un bel casino!
Metodicamente, cerco di rimettere ogni cosa al suo posto, il ricordo intanto continua a scorrermi dentro con immagini che erano state memorizzate, ma che non ricordavo più.
Finisco, dopo un bel po’ che armeggio con scatoline e cassetti, do una spolverata con un pennellino al trapano a colonna, alla morsa ed al banco stesso, metto via il tester e i suoi cavetti, lo stagno e la scatolina di pasta salda, tutte le pinzette del set chirurgico-modellistico.
Il mio stanzino/laboratorio, ora, è in ordine.
Lascio lo spezzone di binario per le prove dei modelli e mi trasferisco nel corridoio dove ha trovato posto il plastico, e lei è già lì. A proposito, lui o lei? Non mi ero mai posto il problema, ma mi piace immaginare che sia una lei.
Mi piaceva e me la sono fatta! Come dite? Sto scadendo nel volgare? Macchè. Ma che avete capito!
Si tratta di una locomotiva, ed il “me la sono fatta”, sottintende che me la sono costruita; la desideravo da tanto, ed ora, finalmente,è lì, sul secondo binario della stazione, con la sua figura di “primadonna” di altri tempi, quando i treni importanti e prestigiosi erano tutti suoi. Ed è pronta a partire.
Prendo il W.A.C. tra le mani e do tensione; il led rosso che segnala la direzione non è ancora acceso. Giro il morbidissimo potenziometro e, lentamente, la loco comincia a muoversi.
Perfetto, minimo a passo d’uomo; provo nell’altra direzione, stessa velocità, il motore gira bene, si sente. Non ci sono impuntamenti e l’avere evitato le linguette sulle facce interne delle ruote, ha dato i suoi frutti, non ci sono grosse resistenze e questo va a vantaggio della trazione di qualche carrozza in più e della scorrevolezza.
Aumento la tensione,la loco risponde ed aumenta di poco la velocità. La scena è molto realistica, e provo una sensazione di soddisfazione notevole; chi autocostruisce può capire.
Fermo la loco, e quel pensiero lontano, mentre aggancio sei carrozze tipo X, si fa più nitido, più chiaro, e la scena di me, davanti a un treno appena arrivato, nella stazione di Santa Maria Novella ormai sembra quasi realtà!
Sono con Paolo, il mio migliore amico di allora, bassista lui, batterista io, sempre insieme, a scuola, nel gioco, sul palco e ... alla stazione. E’ un pomeriggio di marzo.
Appassionati, oltre che di musica, di treni e modellismo, e siamo là, tra il binario 10 e l’11, quelli dove arrivano di solito, gli espressi. Stiamo lì, estasiati davanti ad un Caimano. E’ il ’79, ho 15 anni, e il 656 è praticamente una novità per noi che non possiamo andare spesso alla stazione.
Mentre osserviamo attenti i carrelli, sentiamo una voce che ci chiama. Alziamo gli occhi, un po’ preoccupati, e vediamo che il macchinista ci fa un cenno con la mano. In una frazione di secondo temiamo che ci voglia allontanare per qualche motivo, poi, incredibilmente, vediamo che la mano non sta compiendo un gesto di allontanamento, ma ci sta invitando; invitando a salire?!? Ci guardiamo negli occhi, ed un secondo dopo siamo già in cabina. L’emozione è grande, l’adrenalina è a mille. Osserviamo tutto; il macchinista ci spiega qualche comando, vede che siamo abbastanza preparati, ma io sono in estasi, e non sento nulla. Sento però l’odore dei motori; quel misto di grasso e ozono tipico dei locomotori elettrici e poi guardo dai finestrini frontali. Che spettacolo!!
E’ una vista che non mi capiterà più, nella vita, anche se allora non lo sapevo.
Ringraziamo il gentile macchinista e, appena scesi, vediamo che sul binario 10 è appena arrivato un treno con, alla testa, una E428 con cabine semi-aerodinamiche che conoscevamo per averlo visto sui cataloghi Rivarossi e, raramente, dal vero.
Un sogno per noi, e per me in particolare, che già a quell’età avevo, con i mezzi in castano-isabella, un feeling particolare.
Ci inchiodiamo di lato al locomotore che si allinea al Caimano, e vediamo che i due macchinisti si salutano amichevolmente. Con un cenno, quello del Caimano, fa capire al collega di farci salire un po’ in cabina, e l’altro acconsente di buon grado. Si guarda intorno per vedere che non ci sia qualche superiore in “agguato” e ci sollecita a salire in fretta. Non ce lo facciamo ripetere due volte, in un lampo siamo in cabina.
Qui l’odore del “mostro”, è ancora più forte, la cabina ha un aspetto consunto.
In tutte le leve, i pulsanti e le manopole si notano i segni del tempo; c’è meno luce all’interno, rispetto all’E656, ma qui c’è tutto un altro tipo di fascino, una sensazione difficile da descrivere.
Sento l’elettricità tutta intorno a me; avverto la potenza di quei motori che sono lì, qualche metro dietro di noi, anche se momentaneamente fermi. Li immagino enormi, come enormi sono le ruote che qualche istante prima stavamo osservando dal marciapiede. Enormi e strane, con tutti quegli intrighi metallici in vista, quei tamponi e quei dadi. Veramente affascinanti. Tanto affascinanti da lasciare un ricordo nitidissimo ancora oggi, a distanza di quasi trent’anni da quel giorno.
Ricordo benissimo, per esempio, di come mi sentivo, una volta sceso da quella cabina, e di come avessi l’impressione, dopo essere stato lassù, di sentirmi piccolo piccolo su quel marciapiede della stazione, in confronto a quel “bestione” di locomotore, con i suoi 135.000 chili.
Mi accorgo di stare fissando il muro bianco, poco più in alto del plastico, là dove dovrebbe esserci un fondale con il cielo che ancora non mi sono deciso a fare. Evidentemente mi ha fatto da schermo cinematografico; il ricordo sfuma, e lentamente ritorno alla realtà.
La situazione ora è ribaltata: sul secondo binario della mia stazione c’è un E428 di seconda serie, in scala 1:160, e il “bestione” adesso sono io.
Dopo questo fiume di parole vi chiederete: dove vuole arrivare questo? Avete ragione. Sono finalmente riuscito a rendere tridimensionale quel sogno che mi ha accompagnato per tutti questi anni e volevo condividere con voi questa mia elaborazione realizzata partendo da una cassa dell’E.428 della del Prado con un consiglio: cercate di realizzare sempre i vostri sogni, non importa quanto ci impiegherete; l’importante è concretizzarli e la soddisfazione, ve lo garantisco, sarà immensa.


Carlo Mercuri


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Marco
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Re: E.428... quando i sogni prendono forma.

#2 Messaggio da Marco »

Bel racconto, degno di una fotostoria! :wink:
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sergio giordano
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Re: E.428... quando i sogni prendono forma.

#3 Messaggio da sergio giordano »

grazie Carlo...mi hai fatto venire la pelle d'oca!
hai narrato questo racconto con la passione per i treni che unisce tutti noi, ma con parole che si sente che escono dal cuore...GRAZIE! :smile: :smile: :smile:
Giordano Sergio Jerry - Gi.Co.Model

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giuseppe_risso
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Re: E.428... quando i sogni prendono forma.

#4 Messaggio da giuseppe_risso »

Ricordo benissimo questo articolo.
Uno dei più belli del bollettino FIMF :cool: .

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Andrea
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Re: E.428... quando i sogni prendono forma.

#5 Messaggio da Andrea »

Bellissimo articolo Carlo!
Grazie per la condvisione.
Andrea - “I fermodellisti sono tanti e legati da un'amicizia sincera, che esplode in una cordialità ormai rara nel mondo rumoroso ed incerto di oggi”. La valle incantata

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liftman
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Re: E.428... quando i sogni prendono forma.

#6 Messaggio da liftman »

Tra i miei autori preferiti (Dean Koontz e Jeffery Deaver) dovrò inserire anche Carlo Mercuri"
Man mano che leggevo, mi scorrevo il "film", ti dirò... anche con una punta di invidia; io da ragazzo alla stazione Santa Maria Novella ci ho fatto il solco, ma un invito a salire su di una loco, non l'ho mai ricevuto :sad:
Ciao!
Rolando

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Re: E.428... quando i sogni prendono forma.

#7 Messaggio da marioscd »

bellissimo racconto Carlo! accidenti, leggendolo e ripensando quanto ho scritto qualche giorno fa proprio qua sopra, a proposito delle emozioni che ho provato sentendo per la prima volta il respiro metallico della "Regina" in arrivo con uno storico a Domodossola qualche anno fa, mi rendo conto quanto noi appassionati di questa meravigliose macchine "sentiamo" e "percepiamo" di esse, a differenza della moltitudine di persone per le quali una locomotiva è solo un ammasso di ferraglia che serve per muovere un puzzolente treno per pendolari... Per noi questi oggetti hanno una storia propria, una tecnologià meravigliosa, una poesia del "grasso e del metallo" che solo un naso appassionato riesce a sentire! ehehehe!!! a proposito... per me l'odore del creosoto delle traversine è un fantastico profumo di infanzia, quando da piccolo, in ferie, si doveva attraversare un passaggio a livello per arrivare al mare e mentre si camminava li in mezzo alle barriere si sentiva forte quell'odore di ferrovia meraviglioso!

ciao e grazie della condivisione, Carlo!
Mario Scuderi - C.M.P. Club Modellismo Pavese ...ciò che è piccolo a volte diventa grande...

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Re: E.428... quando i sogni prendono forma.

#8 Messaggio da Fabrizio »

Davvero un bel racconto Carlo.
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Re: E.428... quando i sogni prendono forma.

#9 Messaggio da Massimo Salvadori »

sei un Artista, grazie ! :geek:
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Re: E.428... quando i sogni prendono forma.

#10 Messaggio da massimiliano »

complimenti carlo sei un poeta :cool:

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Re: E.428... quando i sogni prendono forma.

#11 Messaggio da carlo mercuri »

Che dire.... Vi ringrazio tutti per i bellissimi interventi. :smile: :smile: :smile: :smile: :smile: :smile: :smile: :smile: :smile: :smile: :smile: :smile: :smile: :smile: :smile:
Sono felice di aver suscitato una qualche forma di emozione, è una delle cose più difficili quando si scrive.
Continuo a pensare che se in quello che si costruisce si riesce a trasferire le proprie emozioni ne verrà fuori quasi sempre una piccola opera d'arte.
Ho sempre utilizzato questo metodo, quando mi accingo alla costruzione di un nuovo modello mi lascio sempre guidare dai ricordi e dalle emozioni e non mi do mai una scadenza temporale
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Re: E.428... quando i sogni prendono forma.

#12 Messaggio da paoloberlin »

Bellissimo il racconto Carlo, nel leggere è come se mi fossi trovato io lì (peccato però non sia così :sad: :sad: ), il tuo modo di scrivere e raccontare fa proprio vivere in prima persona ciò che racconti. Complimenti ancora e ovviamente anche per il modello autocostruito
Paolo

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carlo mercuri
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Re: E.428... quando i sogni prendono forma.

#13 Messaggio da carlo mercuri »

Ti ringrazio molto Paolo, mi fa piacere che l'emozione sia arrivata anche in Germania!!! E' veramente un onore e una soddisfazione :grin: :grin:
Grazie mille!
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Re: E.428... quando i sogni prendono forma.

#14 Messaggio da sergio99 »

Qualche giorno fa ho scritto questo racconto per quello che mi faceva venire in mente a proposito dell'addio di Federico, peccato che non lo abbia letto nessuno mi sembrava un buon racconto, peccato.



Una E 626 per amica.


Non so mai perché ti dico sempre si
testardo io che ti sento più di così
e intanto porto i segni dentro me
per le tue strane follie per le mie gelosie.

Quella mattina si alzò con un presentimento, quel giorno gli sarebbe successo qualcosa di piacevole estremamente piacevole ed il suo umore era alle stelle, dopo aver portato a termine per l’ultima volta il convoglio Milano - Reggio Calabria trascinato da una vecchia E 656.
Ormai con le nuove macchine molto più veloci e convogli più confortevoli, queste ultime venivano destinate come tante altre al traffico merci o traffici ridotti, senz’altro il dipartimento gli avrebbe assegnato un convoglio di prestigio, magari un ETR 500 o qualcosa di simile visto che in vent’anni di servizio aveva dato prova di un ottimo rendimento.
Si lavò e si vestì velocemente, la curiosità di sapere qual era il suo nuovo destino lo fece arrivare in un baleno in ufficio, si sedette sulla sua scrivania, quella che il dipartimento metteva a disposizione ai macchinisti quando finivano il loro turno e dovevano compilare il rapporto del loro viaggio e mentre compilava i moduli qualcuno alle sue spalle gli consegnò una lettera.
Lui la guardò, l’intestazione era della direzione, immaginò subito che poteva essere quello che stava aspettando, aprì velocemente la busta e lesse, la preghiamo vivamente di presentarsi al più presto al dipartimento di smistamento per comunicazioni molto importanti.
Ecco perché quella mattina era contento, cominciò a fantasticare fino alla fine dell’orario di lavoro, ritornò a casa al più presto, questo gli metteva addosso un euforia che non aveva mai conosciuto, si aspettava un bel passo avanti per la sua carriera e così si preparò un lauto pranzetto e poi andò a dormire.
Quel pranzetto e l’eccitazione di quella lettera non gli permettevano di avere un sonno tranquillo si svegliò agitato, era tutto sudato, aveva la gola secca, si alzò e andò in cucina a prendersi un bicchiere d’acqua, il suo pensiero era sempre rivolto a quella lettera, si dissetò poi ritornò a letto e dopo un po’ di agitazione sfinito s’addormentò.
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Alla mattina si svegliò, aveva la testa pesante fece una doccia, si vestì, e bevve un caffè, poi uscì. Decise di non prendere l’ascensore e di scendere a piedi e quando arrivò in fondo alle scale il portiere lo chiamò;
- Senta, ieri hanno lasciato questa lettera per lei, non ho potuto consegnarvela perché non l’ho vista, il tizio che me l’ha data mi ha pregato di consegnarvela di persona. –
- Ma chi era, non può descrivermelo? –
- Ricordo solo che aveva la divisa delle ferrovie come la sua il resto non ricordo. –
Come sentì che quell’uomo era un suo collega mise la lettera in tasca, lo ringraziò ed usci in strada, la giornata era bellissima l’aria tiepida gli accarezzava il viso era contento i suoi sogni stavano per avverarsi che cosa voleva di più, s’incamminò lungo la via, decise di andare al lavoro a piedi, era tanto che non assaporava una giornata così bella. Quelli del dipartimento potevano aspettare, voleva prendersi un po’ di tempo per riflettere prima di prendere una decisione, le vetrine che gli scorrevano davanti erano molto invitanti, non si era mai accorto della bellezza di curiosare la qualità dei prodotti che esponevano e mettevano in mostra quei negozi. Si chiedeva come fosse passato veloce il tempo in cui questi stessi negozi erano vuoti e lui era ancora un bambino che portava i pantaloni corti, adesso era tutto cambiato e lui non si era mai accorto, intanto però il tempo trascorreva veloce. Dopo qualche isolato si trovò davanti ad un piccolo giardino pubblico dove qualche bambino giocava con la madre accanto, si fermò qualche istante a guardarli e voleva godersi quel piccolo quadretto famigliare e così decise di non andare al lavoro e prendersi tutta la giornata di riflessione, entrò nel giardino e si sedette su una panchina davanti a quei bambini e restò li a guardarli.
E proprio in quel momento si ricordò della lettera che aveva in tasca e così la prese l’aprì e la lesse:
- Carissimo amico, non so se ti ricordi di me ma io di te mi ricordo benissimo, ci siamo conosciuti di sfuggita a quel corso sui nuovi modelli di locomotori l’hanno scorso a Roma, ho saputo che ti stanno per proporre la guida di uno dei locomotori ultima generazione, io purtroppo mi ritrovo in brutte acque e sono ricoverato all’ospedale San Carlo di Milano nel reparto oncologico, vorrei se a te non dispiace, prima di decidere o fare una scelta, di venirmi a farmi visita vorrei fare due chiacchere, credo e ne sono sicuro, farà piacere anche a te. –
Frugò nella sua mente qualcosa che potesse collegarsi a quel nome e in che occasione era riconducibile a quel tizio, ma purtroppo non gli veniva in mente niente, solo un piccolo particolare ma era molto fumoso e così lasciò spazio alla curiosità che ormai si era impadronita di lui, guardò l’orologio, era ancora presto per il pranzo e così decise di fargli visita, l’ospedale non era lontano.
Entrò e si recò al reparto oncologico chiese del suo collega, lo portarono in una camera singola dove un uomo era disteso sul letto, quest’ultimo come lo vide l’accolse gentilmente.
- Entra, entra caro amico. –
- Come vedi sono venuto, ma non capisco il motivo. –
- Adesso te lo spiego un po’ di pazienza. – gli rispose.
- Sono entrato in ferrovia ad una certa età e mi hanno affidato una vecchia locomotiva, precisamente una E626 per il trasporto merci lungo tutte le linee d’Italia e la mia vita si è svolta tutta lì in quel metro quadro della cabina guida. Quando la vidi e mi accorsi del suo stato, veramente pietoso, mi sentii avvilito e deluso pensavo ad un treno passeggeri di lungo tragitto ed invece mi affidavano questa vecchia locomotiva e per giunta un convoglio di vagoni merci, ma con il passare del tempo, chi l’avrebbe mai detto che quell’ammasso di lamiere ed acciaio potesse farmi passare gli attimi più belli della mia vita. Più passavo il tempo con lei e più mi accorgevo che s’impadroniva della mia vita facendomela vivere meglio di come me l’aspettassi. Per questo dono che lei mi faceva io la ricambiai trattandola come un’amante una compagna che mi stava vicino fino alla fine dei miei giorni. Mio caro amico, lei mi ha fatto vivere i sogni degli altri io che di sogni non è ho fatti mai.
- Non puoi immaginare il piacere che mi dava quando dopo una nottata vedevo nascere l’alba oppure quando entravo in una radura innevata, la lanciavo a tutta velocità come se volessimo con un tacito accordo, sfidare la natura, soddisfatta e complice non mi tradì mai.
- Nelle sere d’estate quando c’era la luna piena e ci fermavamo davanti ad un semaforo rosso per aspettare il via libera avevi la possibilità di vedertela li davanti al finestrino. Non puoi immaginare come è bella la luna in piena notte è grande ed è talmente grande che ti sembra che puoi toccarla con una mano e allora tu allunghi le dita per toccarla ma il vetro del finestrino non te lo permette ed è lì in quel momento in quel preciso momento che lei comincia ha farti sognare è vero sono solo sogni degli altri ma è come se fossi davanti al telone di un cinematografo anche in quel momento si vivono i sogni degli altri e quando finisce il sogno tu rimani soddisfatto lo stesso perché è come se l’avessi vissuto tu, tu che di sogni non ne hai fatti mai. Ti dico questo perché quando ti ho conosciuto a Roma mi sembravi la persona più indicata per lasciarti questa mia eredità perciò quando ti presenterai al dipartimento, ti chiederanno di prendere il mio posto sulla stessa locomotiva, senz’altro ti arrabbierai e vorrai sapere chi ha fatto il tuo nome perché tu senz’altro ti aspetterai qualcosa di più importante, bene l’ho fatto io sapendo benissimo di farti un favore, perciò pensaci, adesso però vai via sono stanco, questa mia malattia mi sfinisce e quello che ti dovevo dirti te l’ho detto. –

La mia solitudine sei tu,
la mia rabbia vera sei sempre tu.
Ora non mi chiedere perché
se a testa bassa vado via per ripicca senza te.

- Quando uscì, aveva cambiato umore quel colloquio l’aveva messo a disagio le sue ambizioni erano diverse, lui puntava in alto molto più in alto, ma contemporaneamente le parole di quell’uomo facevano breccia nelle sua mente, “quella macchina mi ha fatto vivere i sogni degl’altri, io che di sogni non ne ho fatti mai“, e questo stranamente gli faceva passare il malumore chissà che intendeva dire quell’uomo, quelle parole continuavano a ripetersi fino al giorno che si presentò al dipartimento.
- Il capoufficio lo fece accomodare. –
- Senz’altro lei saprà il motivo di quest’incontro comunque sarò breve qualcuno che è molto apprezzato dai nostri superiori ha fatto il suo nome per affidarle la guida del suo locomotore, una vecchia E626 ma tenuta benissimo, so che vi siete parlati e perciò volevo sapere qual era la sua opinione. –
- Beh, io veramente pensavo a qualcosa di diverso, di più moderno e con linee più importanti.-
- Se ho capito bene vorrebbe la guida ETR500 ho qualcosa del genere, mi dispiace, purtroppo non sempre si può avere quello che si desidera i nostri superiori non la pensano come lei e le ordinano di prendere in affido il locomotore E626 050 che si trova nel deposito di Rogoredo controlli che sia efficiente e pronto al servizio, gli faremo sapere noi quale sarà la sua destinazione. –

Fine prima parte. La canzone è di Roberto Carlos e Iva Zanicchi
cattaneo sergio

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Re: E.428... quando i sogni prendono forma.

#15 Messaggio da carlo mercuri »

sergio99 ha scritto:


Qualche giorno fa ho scritto questo racconto per quello che mi faceva venire in mente a proposito dell'addio di Federico, peccato che non lo abbia letto nessuno mi sembrava un buon racconto, peccato.


Ciao Sergio,
io sinceramente l'ho letto e l'ho anche apprezzato...non capisco però perchè ripostarlo anche qui.

Carlo
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Re: E.428... quando i sogni prendono forma.

#16 Messaggio da sergio99 »

Chiedo scusa, ho pensato che quando si parla di sogni e bene trasferirli anche agli altri.
cattaneo sergio

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Re: E.428... quando i sogni prendono forma.

#17 Messaggio da carlo mercuri »

Comprendo benissimo, ma come sai da regolamento non si dovrebbe ripetere l'argomento.
Comunque nessun problema!

Carlo
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