Dopo aver modificato con ottimi risultati riguardo la captazione di corrente il locomotore E428 (http://www.scalatt.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=12631), lo stesso proprietario mi ha fatto pervenire le due locomotive oggetto della presente discussione, nella speranza di riuscire a farle funzionare; inutile dire che vista la struttura del modello non si possono realizzare miracoli e rimane molto poco da modificare.
Entrambe hanno mostrato da sempre una marcia irregolare ed erano state digitalizzate nella speranza di migliorare la situazione, nessun concetto è mai stato più sbagliato di questo!!
Le disconnessioni ed interruzioni dell’alimentazione, in DCC sono deleterie per decoder e centralina, oltre a provocare un funzionamento dei mezzi di trazione bizzoso e recalcitrante al pari di un mulo testardo.
Aperta la locomotiva possiamo notare che lo spazio disponibile è esiguo, tutto è molto compresso, la zavorra ed il motore fanno da corpo unico al centro del telaio in plastica; sarebbe stato meglio avere un telaio metallico (come nella 214 di Roco) al fine di avere una maggiore massa aderente.
Questo modello ha un curioso sistema di captazione, le lamelle di contatto fanno presa sulla vela interna di tutte le sei ruote, sono suddivise in due distinte serie di tre e realizzate in rame.
Solo tre di esse costituenti un polo, sono collegate al PCB tramite un filo, le altre fungono da collegamento equipotenziale tra le ruote ma il collegamento elettrico è tra il telaio e l’asse delle ruote.
Di seguito le foto che illustrano quanto detto.
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Nell’esemplare oggetto di cure, l’esiguità di tali lamelle prendi corrente e la spasmodica voglia del proprietario di far funzionare la locomotiva senza falsi contatti, ha creato i danni in foto e il maldestro tentativo di porvi rimedio incollando la serie di lamelle al carter di chiusura del carrello.
Decido di eliminare il collegamento elettrico al telaio e realizzare lo stesso collegamento esistente sull’altro lato degli assali, dato che comunque tale possibilità è prevista in origine. Per fare ciò basta staccare il filo dalla piastrina avvitata al telaio e girarlo al di sotto seguendo lo stesso percorso di quello già presente in modo da poterlo saldare all’altra serie di lamelle.
Prima di effettuare il collegamento del filo dovrò riparare le lamelle, come detto in precedenza sono state danneggiate, mi accorgo che la piazzola dove saldare il filo è piegata su se stessa; dato che dovrò lavorarci su, decido contestualmente di irrigidire alla base ogni singola lamella perché troppo flessibile.
L’irrigidimento lo eseguo riportando una micro goccia di stagno sul lato esterno della lamella, all’interno toccherebbe sul telaio metallico mandando tutto in corto circuito, l’apporto di stagno viene comunque ridotto al minimo lavorando il tutto con una piccola lima.
Naturalmente la stessa lavorazione viene eseguita sul gruppo di lamelle integro posto sull’altro lato del carter, qui l’operazione è più difficoltosa per il fatto che le lamelle sono installate e non voglio rompere i piccoli rivetti in plastica che le tengono in posizione, per evitare di deformarle e far del danno ulteriore.
Per rimettere in posizione e fissare definitivamente le lamelle che erano state divelte, decido di incollare il tutto con del collante ciano-acrilico, una piccolissima parte di tale colla viene posta anche all’interno di tutte le lamelle, nel punto dove è presente la piega con la base; dal lato opposto a quello dove ho effettuato il riporto in stagno.
Dopo aver effettuato un controllo sulla corretta sagomatura e posizione delle lamelle, possiamo saldare il filo che abbiamo passato al di sotto.
Nella chiusura del carter dobbiamo assicurarci che i fili siano posti entrambi dallo stesso lato, in modo da non interferire con il piccolo gancio di chiusura e passando al di sopra, che stiano in angolo con il PCB che ha un piccolo scasso idoneo al loro passaggio.
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Dopo qualche prova dinamica di assestamento il funzionamento è migliore, ma non essendo del tutto soddisfatto decido di apportare una modifica alla sede dell’asse centrale eliminando 1 mm per lato, l’asse centrale risulterà ammortizzato dall’elasticità della cinghia dentata di trasmissione; così facendo il funzionamento migliora notevolmente dato che il telaio poggia sempre sugli assali esterni indipendentemente dalla posa del binario.
Di questa operazione non ho delle foto scusatemi, spero di essermi spiegato chiaramente.
Entrambe le locomotive ricevono lo stesso trattamento, provate in analogico e poi in digitale adesso risultano con un funzionamento più fluido e costante (per quel che consente una meccanica siffatta).
Adesso mi tocca risolvere il problema dello spazio per il decoder, problema di difficile soluzione, quando me le hanno date le due locomotive avevano il decoder infilato in cabina nastrato con nastro adesivo bianco nella speranza di camuffarne la vista.
Dopo prove e riprove, decido di smontare la cabina per cercare di avere il tutto più chiaro.
Alla vista del rettangolino vuoto al centro della struttura del tetto, ecco l’illuminazione!!
Non resta che asportare la piccola porzione in plastica segnata in precedenza, per fortuna la plastica è morbida e si lascia incidere con facilità.
Verifichiamo sempre che non ci siano errori controllando gli ingombri
Adesso occorre asportare la parte trasparente, incidendo le estremità nel punto in cui la plastica è più sottile per consentire la piegatura dei vari pezzi, praticheremo due tagli.
Alla fine di questa operazione, otterremo i seguenti pezzi
Dal pezzo corrispondente ai vetri anteriori eliminiamo la sporgenza rimanente dal taglio precedente
Faremo la stessa cosa, con un minimo di difficoltà aggiuntiva, anche dal lato opposto, in modo da ottenere una sede per il nostro decoder.
Adesso abbiamo lo spazio sufficiente per inserire il decoder, con i componenti più grossi e sporgenti rivolti verso l’interno della cabina.
Con la solita “risoluta delicatezza” diamo una sistemata ai fili in uscita dal decoder, in modo che ordinatamente passino all’interno del vano che rappresenta lo scarico del motore, se abbiamo operato bene il vetro anteriore s’incastrerà agevolmente e terrà in sede fili e decoder.
Rimontando la cabina anche la parte in plastica che riproduce l’ingombro del banco contribuirà a mantenere in posizione il decoder.
Il decoder in questa posizione è praticamente invisibile dall’esterno, ecco qualche scatto attraverso i finestrini laterali.
Di seguito alcune immagini delle due locomotive a lavoro finito.
Per collegare il decoder basta coricare su di un fianco la carrozzeria e inserire lo spinotto
Mettiamo a suo posto il tetto negli incastri originali che abbiamo mantenuto durante il taglio della carrozzeria ed ecco il nostro gioiellino pronto a manovrare lungo il nostro plastico.
Sperando di aver fatto cosa utile per tuTTi i partecipanti a questo forum, lascio a voi i commenti e le domande del caso.
Saluti