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Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

Discussioni relative alla scala N 1:160

Moderatori: MrMassy86, adobel55, lorelay49

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Zio JO
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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#1 Messaggio da Zio JO »

Eccomi a scrivere di un mio progetto nato tanti anni fa quando ancora non si parlava di Trifase "industriale" neanche in H0.
Per esigenze di spazio barattai molto del mio materiale in H0 con poco materiale in scala N, in previsione di un plastico che doveva realizzarsi in ambiente piccolo e poi effettivamente mai creato.
Affascinato dalle macchine trifasi e, avendo potuto all'epoca salirci di persona quando ancora giacevano inanimate nei binari della stazione di Porta Milano della Torino-Ceres, per quello che era ancora il "Progetto Museo Ferroviario Piemontese" (prima di Savigliano), ho deciso di costruire questi locomotori.
Purtroppo la scala non permette granchè e costringe a compromessi e laboriosi aggiustamenti meccanici per modellisti "old-school" come me. La fotoincisione è una manna dal cielo e ha notevolmente semplificato la vita del modellista a patto di conoscere complicati programmi per computer e una notevole esperienza nel trasformare lamine di metallo in modellini.
Io sono tra quelli "lima e squadretta", il tutto lubrificato ad "olio di gomito".
La Santa Pazienza (protettrice dei Restauratori di mezzi d'epoca e dei Modellisti) la fa da padrona, ma i risultati appagano notevolmente degli sforzi spesi.
Detto questo, che è un po' la storia del macchina trifase che vi mostrerò aggiungo solo un cenno storico riguardo a questo modello.
Questo lavoro è il rimaneggiamento e miglioramento del primo fatto oltre 10 anni fa. In prima battuta elaborai una motorizzazione di derivazione Rivarossi in N, che prevedeva motore verticale, vite senza fine e trasmissione direttamente sull'asse centrale della E554, con successivo rimando del moto agli altri assi tramite accoppiamento a bielle. Nonostante funzionasse c'erano degli enormi problemi nell'iscrizione in curva e nei deviatoi, che richiedendo un notevole movimento traslante degli assi creava impuntamenti e svii. Il telaio era solidale con la cassa (praticamente completa), il motore si infilava dall'alto smontando il tetto.
Così un pomeriggio impugnai il dremel e separai la parte bassa del telaio dalla cassa. Sopraggiunti poi problemi di ogni genere tutto è finito in una scatola da trasloco e per ben 4 volte è stato spostato prima di giungere alla definitiva casa dove finalmente è stata nuovamente aperta per riprendere in mano il progetto.
Nel frattempo ho elaborato una nuova meccanica, e nel frattempo mi sono procurato rottami di locomotive dal quale andare a recuperare i preziosi ingranaggi ed assi per creare il nuovo telaio motorizzato delle E554.

E554! Come si fa?
calibro, punta da tracciare, punta da metallo 1mm e 1,5mm, profilato di ottone da 6x6mm, T1 Arnold (2 pezzi) Br 80 Fleischmann (2 pezzi) e... Santa Pazienza.
Si inizia con tracciare i fori sul telaio che per ovvie ragioni non potranno essere nella posizione corretta in scala 1/160. Riiportare i fori in corretta scala significa diminuire la circolabilità e sopratutto sovrapporre i notevoli bordini delle ruote tra il primo e secondo asse e tra il terzo e quinto. Bisogna subito capire che uso si vuole fare del mezzo: plastico comune o diorama con grandezze fedeli alla realtà. Plastico comune: la macchina deve essere versatile e potersi infilare in qualsiasi curva o scambio si trovi in commercio o su qualunque impianto. Quindi va concepita come DINAMICA e quindi richiede più di un compromesso.
Diorama o impianti fedeli alla realtà possono anche avere macchine più fedeli e ricercate a livello estetito/meccanico, con meno compromessi per la circolabilità. Però conoscendo lo spirito "dell'ENNISTA MEDIO" sono sicuro che questa soluzione sarebbe meno valida. In fondo se si vogliono dei mezzi fedeli all'originale è inutile complicarsi la vita con la N quando in H0 ormai i grandi costruttori si contendono i ferroamatori a suon di novità...

Tornando al nostro telaio, cioè il profilato di ottone 6x6. Va tracciato. Quindi misuriamo la lunghezza della loco intera (respingenti inclusi) e tracciamo questa misura sul profilato. Così abbiamo una certezza "visiva" dell'ingombro della macchina che ci aiuta nelle proporzioni (occhio perchè questo fattore è molto fondamentale, addirittura di più del rispetto matematico delle quote ridotte in scala).
Il profilato a misura della loco (che magari chiamiamo anche BARRA) va diviso in due metà identiche. Occhio perchè qui sta il segreto per fare qualcosa che stia nei binari e non diventi un ariete per traversine stile tedesco seconda guerra mondiale!
Le misure che da adesso andiamo a riportare vanno fatte in modo SIMMETRICO: quindi il CENTRO della macchina è il PUNTO DI PARTENZA per qualsiasi successiva misura. Quindi tracciamo con evidenza e profondità il centro macchina rendendolo evidente e utile per le successive misurazioni.
Perchè? Se per errore con il nostro calibro non azzecchiamo la misura al centesimo di millimetro riportando la misura prima da un lato e poi dall'altro creiamo una simmetria (sbagliata ma simmetrica!) che comunque non inficia il funzionamento del meccanismo.

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Per la tracciatura uso un calibro digitale che una volta aperto alla misura desiderata vado a "puntare" nel centro della barra e con l'altro becco faccio un segno che equivale alla misura desiderata.

Ciao. JO :grin:


Jonny - Zio JO

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Zio JO
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Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#2 Messaggio da Zio JO »

Altro consiglio: la fretta è nemica sia del restauratore che del modellista!
Quindi PAZIENZA: il nostro telaio NON va separato dalla barra per poter tenere in mano un oggetto minuto che ci dia la percezione di locomotiva pronta. Il nostro scopo è creare una meccanica affidabile e per farlo non si deve avere la sindrome da "COME VERRà?"
Lasciare il "telaio" della loco ancora attaccato alla barra ci serve per... la foratura!
Prima ci va una premessa: vogliamo lavorare con misure microscopiche senza fare casino con le distanze? Attrezziamoci prima!
1) il piano di lavoro del trapano prima della foratura deve essere in piano e perfettamente orizzontale.
2) anche TUTTO il trapano a colonna deve essere in perfetta ortogonalità col piano per ottenere fori che entrano in punto della barra ed escono nel medesimo punto dall'altro lato (per avere un parallellismo degli assi).

Quindi procuriamoci spessori di ogni genere e mettiamo in "bolla" il trapano sul piano, lo fissiamo e con una livella verifichiamo la verticalità della colonna di sostegno. Fatto questo, portiamo il piano di appoggio ad altezza punta e mettiamo in bolla anche il piano usando la regolazione angolare di cui quasi tutti i trapani a colonna sono dotati.

Adesso si può passare alla foratura. Ecco perchè non ho tagliato il telaio dalla barra: useremo la barra come sostegno tenendo ben saldo in mano il pezzo calando lentamente la punta affichè si possa centrare l'inizio del foro perfettamente dove deve stare.
In questi frangenti non faccio uso di morse che tengano i pezzi. Spesso le morse sono usurate e il loro serraggio manda fuori squadra il pezzo da forare. Se poi si mette qualche spessore sotto il telaio per fare fronte alla forza della punta si vanno a sommare tolleranze in decimi di millimetri: piano trapano-morsa, morsa-spessore, spessore-telaio... Uguale: assi non paralleli!

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In più avere manualmente il controllo del pezzo in foratura, consente di inclinare o correggere eventuali tentativi di deviazione della punta ripristinando la corretta posizione del foro.

La prima foratura si esegue SEMPRE con punta piccola, onde poter poi fare le verifiche di ortogonalità ed eventualmente correggerle mentre si allargano i fori a diametro assi/ingranaggi.
Quindi la prima sessione di foratura si fa con punta da 1mm.
Poi si toglie la punta da 1mm dal trapano e la si infila rispettivamente in ogni foro controllando con una squadretta metallica la corretta perpendicolarità del foro rispetto alla barra (altra ragione per cui il telaio va lasciato attaccato alla barra!).
Questo lavoro fa fatto da entrambi i lati.
Se ci si trovasse qualche foro un po' "sghembo", non fasciamoci la testa: se non è una cosa grave (fuori di 1mm) si può rimediare facendo una foratura accurata, mantenendo il pezzo spostato il tanto che la punta di maggior diametro (1,5mm) possa andare a "limare" la zona fuori squadra ripristinando l'ortogonalità del foro (e quindi dell'asse).
Come si vede in questa foto, i fori estremi (1° e 5° asse) sono leggermente più interni degli altri.

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Nel caso del foro di destra, va ancora dato un minimo di gioco verticale per l'iscrizione in curva, per quello di sinistra invece va prestata attenzione in fase di allargamento per evitare di trovarsi un asse... FUORIASSE!

A questo punto, sicuri di avere un telaio perfettamente forato ed ortogonale, passiamo a demolire le locomotive da cui recuperare le parti che servono. Abbiamo detto a T1 Arnold da cui recuperiamo assi ruota e rispettivi ingranaggi, incluso ingranaggio conduttore di accoppiamento assi. Le Br 80 Fleischmann dalle quali recuperiamo le ruote a razze da 7mm di diametro (in 1/160 preciso sarebbe 6,6mm).

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Per smantellare le ruote dagli assi io uso una tecnica semplice. Rimasuglio di una punta da ferro (dopo che si è spezzata) con testa resa piatta alla mola e.. pinza. Colpetto di martello usando il tronco di punta come cacciaspine e non si fanno danni!

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Recuperiamo assi ed ingranaggi che andremo a posizionare sul nostro telaio per darci immediatamente la percezione degli ingombri:

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Adesso qui ci va un po' di pazienza.
Dobbiamo accoppiare gli assi tra loro a mezzo di ingranaggi. Sarebbe semplice trovare il modo strumentale per capire le distanze che separano il centro degli ingranaggi degli assi da quelli di accoppiamento, ma non è il caso di bruciarsi neuroni per questo problema. Abbiamo gli assi al loro posto. Dobbiamo inserire fra loro gli ingranaggi di accoppiamento facendo la misura media della distanza e controllando che i denti accoppiano tra loro in giusta maniera. Non serve calibro e nessuna misura. Mettiamo il tutto in morsa (logicamente grazie al pezzo di barra!) e posizioniamo gli ingranaggi tra il secondo e terzo asse e tra terzo e quarto asse. Con un trapano ed una punta da 1,5mm andiamo a segnare la perfetta posizione del foro del centro dell'ingranaggio di accoppiamento. Questo sarà il punto in cui foreremo passante successivamente.
facciamo lo stesso discorso per gli ingranaggi di accoppiamento tra primo e secondo asse e tra quarto e quinto asse.
In questo caso l'ingranaggio di accoppiamento non sarà in mezzo ai due assi ma SOPRA i due assi in quanto l'interasse tra i due è ridotto rispetto agli alti.
Questa cosa ci gioca a favore perchè questi due ultimi ingranaggi, sporgendo dalla parte superiore diventeranno (uno dei due o entrambi) gli ingranaggi che prenderanno il moto dalla vite senza fine del motore.
Si passa alla foratura da 1mm, verifica ed allargamento da 1,5mm e poi si monta il cinematismo per verificare la corretta funzionalità del sistema.

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Fatto questo abbiamo tutti gli elementi di trazione al loro posto. Adesso è necessario renderli "interni" al telaio. Ma di questo ne parliamo la prossima volta.

Prima di chiudere vi lascio il link del video dove il telaio già completo di ingraggi viene spinto su un tracciato di fortuna da un altra loco. La facilità con cui passa negli scambi e si iscrive nelle curve è indice di una buona traslazione degli assi. TUTTI MOTORI!



Ciao. JO :grin:
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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#3 Messaggio da Zio JO »

Proseguiamo il viaggio nell'autocostruzione della E554.
Abbiamo ormai il telaio che ha la giusta ortogonalità dei fori di assi ed ingranaggi di accoppiamento, ma al momento tutti i componenti sono esterni al "telaio" della E554.
Bisogna che tutto il cinematismo sia interno al blocco.
Con la più barbara delle tecniche si impugna il minitrapano tipo dremel e si taglia il fondo e la parte superiore del telaio scatolato per creare l'alloggiamento per gli ingranaggi che sporgono da esso sia sopra che sotto.
Quindi si fanno due incisioni parallele per i 3/4 della larghezza dello scatolatino.
Allargare così tanto il telaio serve a permettere la traslazione degli assi che si devono poter spostare trasversalmente onde poter iscrivere la locomotiva nelle curve più strette e negli scambi.

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Finito il lavoro di taglio e sistemazione con un po' di lima si può vedere come la traslazione degli assi sia molto elevata.

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In questo però c'è un GROSSO effetto collaterale. Facendo uno "scasso" di questa entità nel telaio, TUTTI gli ingranaggi sono liberi di traslare sul proprio asse, inclusi quelli di accoppiamento degli assi.
Questo comporta che se un asse trasla completamente da un lato ed il suo ingranaggio di accoppiamento si sposta dal lato opposto, si arriva ad una condizione di FOLLE in quanto i denti non ingranano più tra loro. E può anche succedere che i denti si trovino vertice contro vertice provocando il bloccaggio del motoriduttore.
Le soluzioni sono due:
1) usare ingranaggi di accoppiamento di spessore maggiore (da 3,5mm di larghezza) che permettono la traslazione degli assi ruota senza che si perda mai il contatto tra i denti.
2) centrare rispetto al telaio con spessori SOLO gli ingranaggi di accoppiamento. Trovandosi nella mezzeria, ovunque si trova l'ingranaggio dell'asse ruota, i denti ingranano comunque.

Io ho optato per la seconda scelta: centrare gli ingranaggi di accoppiamento con rondelle forate da 1,5mm.

Il passo successivo è di costruire il "castelletto" che tiene il motore. Si prende la barra di ottone 6x6 e si taglia uno spezzone della lunghezza utile a montare il motore che si vuole utilizzare.
Lo si salda al telaio (logicamente dopo aver rimosso tutto quel che non va saldato..) ma non prima di avergli aperto da un lato uno scasso identico a quello del telaio.
Questo serve a farci passare attraverso la parte sporgente in alto degli ingranaggi ruota e accoppiamento.
Prima di saldare il tutto va prestata un po' di attenzione alla posizione degli assi degli ingranaggi di accoppiamento tra 1° e 2° asse e tra 4° e 5° asse. Questi ingranaggi trovandosi più in alto a causa della elevata vicinanza dei due assi hanno il fulcro proprio dove passa la parete superiore dello scatolato del telaio. Quindi per ospitare l'asse è necessario prevedere un taglio con lama di seghetto in cui una parte dell'asse si incastra nel telaio, l'altra parte invece va ad inscastrarsi nel castelletto motore ancora da saldare.
Quindi prima di passare a stagno e saldatore è bene verificare l'ortogonalità di questi fori e la precisione di ingranamento tra l'ingranaggio di accoppiamento ed i relativi assi.

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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#4 Messaggio da AXEL »

Tanti complimenti! :smile:
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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#5 Messaggio da MrMassy86 »

I miei complimenti, ottima autocostruzione :wink: Massimiliano :cool:
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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#6 Messaggio da carlo mercuri »

Ammazza, che esposizione accurata......mi piace!!!!![:0][:0][:0][:0][:0][:0][:0][:0][:0] Si sta un po perdendo, sui forum, questo modo
di rendere partecipi gli altri con spiegazioni così approfondite!!
Penso che proverò, appena mi si presenta l'occasione, il tuo metodo! Sarà anche old stile, ma lo trovo "possibile " più
di altri metodi troppo cervellotici! Ti ringrazio e ....aspetto il resto!!! :smile:
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Andrea
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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#7 Messaggio da Andrea »

Grazie JO per la condivisione e per l'ottimo lavoro.
BRAVO!
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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#8 Messaggio da Zio JO »

Detto da Carlo Mercuri che tutti sappiamo di cosa è capace è un GRAN bel complimento!
Ringrazio comunque tutti quanti per il sostegno.
Nei forum si entra, si chiede, ma si deve anche saper dare.

Ciao. JO :grin:
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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#9 Messaggio da Zio JO »

A questo punto è possibile montare il sistema ingranggi-ruote e mettere il tutto sulle rotaie. Prendiamo una loco che sappiamo funzionare bene, e agganciamo il nostro "truck" a quest'ultima e lo trainiamo in giro per un circuito di binari che abbiamo ricreato volutamente angusto per testare l'effettiva adattabilità del nostro carrello motore alle peggiori condizioni di binario.
Dobbiamo anche mandarlo in spinta, per verificare che in caso di discesa l'inerzia del convoglio trainato non forzi trasversalmente sul sistema facendolo sviare. Peridamo il tempo necessario a questa operazione, considerando magari una maggiore o minore tolleranza di distanza tra ele ruote (scartamento) se vediamo che impegnando gli aghi degli scambi si ha un effetto di "sollevamento" perchè il 1° e 5° asse puntano in ingresso scambio.
La prova va comunque fatta con TUTTO il cinematismo ad ingranaggi montato. Ci servirà a capire se durante la marcia qualche pezzo genera impuntamenti o bloccaggi.
Come dimostrato nel video più in alto (di qualità scadente perchè fatto col cellulare), il truck spinto da una loco a velocità sostenuta riesce a rimanere dentro i binari, nonostante si stia trascinando la catena di ingranaggi.

Per quanto riguarda il capitolo motore.. Qui sta a ciascuno di noi capire quale motore e come usarlo.
Io ho optato per il classico motore Fleishmann di recupero dalle loco demolende (non si butta nulla!) e mi sono avvantaggiato del fatto che è predisposto per essere fissato con due microviti nella zona posteriore.
Ho quindi fatto una dima di cartone dell'ingombro laterale del motore e l'ho posizionata sul telaio+castelletto (ormai saldati quindi blocco unico) per andare a creare una "idea" dell'ingombro del motore.
In questo caso si tratta di asportare delle grandi fette di materiale per fare posto al motore inclinato che deve andare a poggiare il suo asse con vite senza fine sopra uno degli ingranaggi più in alto (1°-2° asse o 4°-5° asse). Chi volesse utilizzare un motore a doppio asse che vada ad agire contemporaneamente su entrambi questi ingranaggi consiglio di trovarsi un motorino più sottile di 9mm perchè deve essere posizionato in ORIZZONTALE anzichè inclinato da un lato come la soluzione che ho scelto io.
La prima cosa da fare per creare l'alloggiamento del motore è tagliare col minitrapano la parte che sappiamo essere superflua. Poi quando ci avviciniamo all'ingombro reale del motore rettifichiamo la zona con la lima provando fino allo sfinimento il motore fintanto che si infilerà al suo posto con assoluta precisione.
Effettuati i lavori alla "culla" del motore è ora di studiare il fissaggio.
Sfruttiamo i due fori posteriori del motore con un profilato ad L di 5X3mm ci costruiamola staffa di fissaggio del motore. Sarà necessario effettuare in detta staffa una fresatura a lima (o dremel) per far spazio alla boccola posteriore del motore (dove passa l'asse dell'indotto).
Fatta la fresatura e presentata la staffa sul motore riportiamo le misure dei fori di fissaggio del motore sulla staffa (usando il calibro) e pratichiamo i fori.
Verifichiamo che la staffa si fissi ottimamente al motore e poi... cerchiamo un motore simile di risulta, guasto, bruciato, inutilizzabile! Ci serve come "manichino"!
Dobbiamo saldare la staffa al telaio/castelletto e quindi scladeremo la zona. Io consiglio saldatori istantanei (quelli a pistola) di potenza intorno a 60/80watt che scaldano velocemente e parecchio. Rendono immediatamente calda la zona in cui si poggia la punta ricurva (di rame) permettendo una saldatura veloce e consentendo anche di raffreddare velocemente.
Un cosniglio fondamentale. Durante le operazioni di saldatura su parti composte da più pezzi saldati tra loro è necessario creare una zona "rovente" in breve tempo e circoscritta in modo da poter depositare il prodotto saldante disciolto PRIMA che il tutto si surriscaldi vanificando il lavoro precedente e restituendoci in mano un prodotto simile alla nutella al sole... Quindi dotarsi di saldatori "da uomini veri" aiuta nel "toccata e fuga". Non sto a dilungarmi nelle tecniche di salsatura, dato che qui non credo di avere nulla di insegnare ai grandi maestri, ma le operaziondi di disossidazione sono fondamentali. Usare del disossidante in pasta è necessario per preparare le superfici a ricevere la saldatura, ma aiuta anche sotto un altro aspetto: quello termico! Il disossidante propaga il calore e fa da flussante per lo stagno che "accompagnato" dalla "Pasta Salda" va ad infilarsi nelle giunture delle parti da saldare. Quindi meglio un po' di pasta salda in più che in meno!
Tornando al nostro motore, gli fissiamo la sua staffa ad L e lo appoggiamo nella sua culla.
Lo fermiamo con del filo di rame attorcigliato attorno per mantenerlo in posizione durante la saldatura. Il motore deve già essere provvisto di vite senza fine per poter stabilire fin da subito la corretta posizione anche rispetto all'ingranaggio del telaio.
Si salda il tutto e si raffredda immediatamente dopo che la saldatura cambia da lucidissima a semiopaca. (prima è ancora "fresca"!).
A questo punto abbiamo il motore calettato al suo posto, per dare il giusto gioco tra vite senza fine e ingranaggio è sufficiente spessorare il motore in basso alla base del castelletto utilizzando un pezzetto di cartoncino, oppure forzando il motore verso l'alto andando a snervare leggermente la staffa per consentire il recupero della giusta tolleranza.

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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#10 Messaggio da carlo mercuri »

Davvero tutto molto interessante.....mi chiedevo se hai preso in considerazione anche la E. 550, di cui esiste una discreta riproduzione della Del Prado.
La cassa è accettabile. Io avevo intenzione di costruirmi il Vnx, ma non riesco a trovare delle Br80 Roco "fur bastler" :grin: :grin: :grin: :grin:
E' veramente ottimo il metodo da te adottato... si può anche zavorrare l'interno del profilato con piombo, nelle parti cave, per abbassare il baricentro e aumentare il peso aderente.
Ti seguo con molto interesse.

Carlo

PS: ma mi sbaglio o eri anche nel forum ASN??? Anche lì tempo fa mi sembrava si parlasse di un trifase della valtellina.
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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#11 Messaggio da Zio JO »

Si ero sia socio Asn che nel Forum Asn.
Ne avevamo parlato diverso tempo fa quando aprii la famosa scatola del trasloco pensando di poter riprendere in mano il progetto E554. Poi tutto è slittato per l'ennesimo trasloco che mi ha portato dove oggi (definitivamente) risiedo.

Per quanto riguarda la zavorra, sto studiando un metodo per fare un lavoro totale cercando di trasformare il nostro "scatolato-telaio" in un vero e proprio blocco di metallo in fusione.
Prima però vorrei fare degli esperimenti "in separata sede" ma state tranquilli che condivido tutto non appena ho (spero) conferma della teoria!

Ciao. JO :grin:
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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#12 Messaggio da carlo mercuri »

Zio JO ha scritto:

Si ero sia socio Asn che nel Forum Asn.
Ne avevamo parlato diverso tempo fa quando aprii la famosa scatola del trasloco pensando di poter riprendere in mano il progetto E554. Poi tutto è slittato per l'ennesimo trasloco che mi ha portato dove oggi (definitivamente) risiedo.

Per quanto riguarda la zavorra, sto studiando un metodo per fare un lavoro totale cercando di trasformare il nostro "scatolato-telaio" in un vero e proprio blocco di metallo in fusione.
Prima però vorrei fare degli esperimenti "in separata sede" ma state tranquilli che condivido tutto non appena ho (spero) conferma della teoria!

Ciao. JO :grin:



Attendiamo fiduciosi( e curiosi!!!) :smile: :smile: :smile: :smile: :smile:
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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#13 Messaggio da Zio JO »

Riprendiamo la costruzione della piccola E554 illustrando questa vola come creare il classico aggancio per i trenini in scala N.
Va detto subito che se c'è qualcosa di invasivo sui modelli in N questo è... il GANCIO!
Terribilmente fuori scala, grosso ed ingombrante è l'unico compromesso al quale bisogna arrivare per disporre di una macchina dinamica.
Tempo fa cercai di costruire degli alloggiamenti per il classico gancio di traino, riuscendo nell'intento solo parzialmente perchè questo non rimaneva mai in posizione giusta creando notevoli problemi di aggancio e di traino. Succedeva spesso che in discesa il peso in spinta del convoglio trainato tendesse a "scalzare" il gancio della loco creando poi nella fase di traino con loco in tiro la separazione della medesima dal resto del convoglio.
Deciso a risolvere definitivamente il problema mi sono messo a "studiare" i vari alloggiamenti dei ganci (fleischmann, Roco, Lima, Rivarossi, Mintrix, Arnold) per cercare di riprodurre un valido sistema dall'affidabilità e funzionalità assoluta.

Mentre trastullavo tra le mani il cadavere di una Br80 Fleischmann, rilevando le quote dell'alloggiamento mi è venuta la folgorazione. Tenevo in mano un pezzo di plastica praticamente inutile (avevo già recuperato tutto il recuperabile) che non era ancora finito nella spazzatura solo perchè mi ero ripromesso di rilevare le misure. Partendo dal presupposto che il pezzo non mi sarebbe servito ho ragionato che forse il pezzo aveva ancora MOLTO da dare.
Tralascio carta, penna e misurazioni a metà lavoro e mi concentro sulla larghezza del "telaio" di Br80. Successivamente prendo un pezzo di BARRA (quella famosa da cui si ricavano i telai delle E554 in N) e ne misuro la cavità interna allo scatolato di ottone: BINGO!
In un momento mi sono risparmiato ore di lavoro! Prendo il dremel, ed asporto da due telai di br80 entrambi i lembi di plastica che compongono il gancio.

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Preso in mano il moncone di telaio lo ripasso con il dremel al fine di ridurne la grandezza a livello tali che possa incastrarsi, con un minimo di interferenza, dentro lo scatolato del telaio. Il "portagancio" deve essere completo e ben sagomato nella sua forma interna di origine così da poter assolvere alla sua funzione di meccanismo di aggancio.
Quindi con la solita Santa Pazienza, si lavora il pezzo a tentativi cercando di rispettare la simmetria del pezzo in lavorazione.



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Con un rimasuglio di barra, recuperato dall'accorciamento del telaio della E554, ho un "calibro" per le misure. Con questo piccolo pezzo di ottone posso verificare anche dal retro l'effettivo ingombro e complanarità del nuovo portagancio.

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Fatti tutti i dovuti aggiustamenti si può iniziare la prova del portagancio direttamente sul locomotore.
Una piccola divagazione a carattere informativo. Se scrutate con attenzione le foto noterete il cinematismo di ingranaggi. Tra alcuni di essi (quelli di accoppiamento assi) ed il telaio ci sono delle "rondelle" di spessore che impediscono ai suddetti di traslare sul loro asse a causa dell'ampio scasso sul telaio operato per dare traslazione agli assi ruota.
Queste rondelle sono ricavate da cavo unipolare rigido di rame girato a spirale tipo molla intorno ad una punta da trapano del diametro degli assi ingranaggi. Di questo cavo di rame nudo si va a tagliare una spirale alla volta che viene chiusa e resa complanare diventando di fatto un distanziale. Può succedere come nel mio caso, che lo spessore del cavo sia eccessivo e l'interposizione di due rondelle con in centro l'ingranaggio producano parecchio attrito tanto da affaticare il motore. Per ovviare al problema e tenendo sempre presente che il rame è materiale relativamente morbido si può ridurre lo spessore delle rondelle con un lieve colpo di martello che ne "acciacca" la forma cilindrica della sezione rendendola più bassa e piatta. Ripristinando di fatto la scorrevolezza del meccanismo.

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A questo punto è possibile inserire la molla che fornisce il movimento elastico del gancio ed il relativo gancio di recupero (sempre Br80 Fleisc) e valutare con un qualsiasi vagone le altezze e la capacità di aggancio del sistema home made!

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Nel prossimo episodio di "E554 a Fascicoli" vi spiego come farsi i panconi coi respingenti... DI RECUPERO!

Ciao. JO :grin:
Jonny - Zio JO

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Massimo Salvadori
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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#14 Messaggio da Massimo Salvadori »

Bravissimo, e soprattutto un' esposizione come si legge raramente! Fai venire subito la voglia di muovere le dita! Aspetto le restanti pagine ...
Massimo Salvadori - la mia collezione in scala TT

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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#15 Messaggio da MrMassy86 »

Complimenti, ottimo lavoro :grin: Massimiliano :cool:
Massimiliano Paolinelli - il mio canale YouTubeViaggio in quel di Verni -Il Ponte dei Pescatori - C.L.A.F. Lucca

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liftman
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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#16 Messaggio da liftman »

noto che un altro alieno si è aggiunto agli altri già presenti.... i stanno invadendoooooooooo! :cool: :cool: :cool:
Ciao!
Rolando

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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#17 Messaggio da Zio JO »

Ed eccoci qua nuovamente a dar conto degli ultimi avanzamenti.
Ho iniziato a fare il pancone portarespingenti alla "vecchia maniera", cioè profilato di ottone ad "L" tagliato a misura della loco e saldato sul telaio. Prima però va operato lo scasso per il portagancio che purtoppo è discretamente ingombrante.
Fatto il pezzo di ottone e provato in posizione ho deciso di recuperari i piatti respingenti (in metallo) dalle Br80 in modo da poter operare con misure fatte su parti poi effettivamente utilizzate per il progetto.
Mentre toglievo i respingenti già ragionavo su come creare la carcassa del respingente (quella dentro cui scorre il piatto). Tubicino di rame, guainetta isolante recuperata da cavo elettrico... NO!
Basta tagliare di netto il pancone dal demolendo telaio delle Br80! Si dispone in un istante di un unico pezzo già a misura e che con minimo adattamento si presta a fare il suo lavoro!
Allora di nuovo dremel e ZAC! Due telai, due panconi!

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Recuperati i due panconi e dopo essersi liberati degli ormai inutili tranci di telaio di Br80 dopo straziante cerimonia funebre, si porcede alla lavorazione dei frontali asportando tutto il superfluo.
Giusto qualche indicazione per le operazioni di lavorazione (che risultano essere utili anche per il precedente lavoro di lavorazione del portagancio). Il telaio Br80 fleisch è fatto di plastica antiattrito/autolubrificante. Si tratta di quel tipo di composto plastico di uso industriale con la quale si fanno particolari che debbano resistere all'usura (come ad esempio lo scorrere di assi e/o ingranaggi al loro interno..) anche nelle più gravose delle condizioni. Se questa plastica dà come vantaggio il fatto di essere praticamente indistruttibile ed eterna restituisce come contropartita una intolleranza alle lavorazioni a mano. In pratica se dovete "limarla" con attrezzi a mano vi troverete una superficie sempre costantemente scivolosa e difficile da scalfire. Questo perchè la sua costituzione molecolare è fatta per non "consumarsi". Questo fattore rende le operazioni di lavorazione più difficili in quanto si deve operare o con cutter e bisturi, prestando attenzione a non dividere il pezzo oltre il dovuto o a non trovarsi il dito affettato in più parti.
Pertanto è necessario fare ricorso al dremel con disco da taglio per metallo (non usate quello seghettato sennò in men che non si dica vi trovate 9 dita e mezzo nelle mani!). Con il dischetto da taglio si riesce a consumare la plastica evitando di surriscaldarla a tal punto in cui il truciolo si fonde sul disco. Se questo dovesse capitarvi fermatevi immediatamente a pulire il disco facendolo ruotare contro qualcosa di metallico.. pena il fatto che il truciolo surriscaldato vada a fondere zone di plastica che non andavano toccate. Quindi non insistete!
In ultimo, per regolarizzare le parti lavorate dotatevi di un pezzo di carta vetro grana 120 e fatevi scorrere sopra i pezzi da rettificare.

Tornando al pancone si toglie il vecchio supporto ad "U" del motore e poi analizzando bene le foto si noterà come questo, essendo il supporto posteriore abbia già la sagoma del portagancio. Dal momento che noi il portagancio ce lo siamo appena fatto a nostra misura, dovremmo andare a consumare (con dremel) tutta la zona del portagancio del pancone per creare un alloggiamento ad incastro per il nostro portagancio.
Qualcuno si sarà chiesto perchè non limare direttamente un portagancio e relativo pancone recuperando intero dal telaio Br80. Semplice: la Br80 Fleisch ha due tipi di portagancio. Quello posteriore ha un movimento di ammortizzamento più elevato di quello anteriore ragione per cui la profondità dell'alloggiamento della molla di contrasto del gancio è più profondo. Il portagancio anteriore (il cui pancone però fa parte della sovrastruttura della loco e non del telaio) è meno profondo nella zona dell'alloggiamento molla.
Perchè tante storie per 1mm di profondità? Per stare all'incirca nelle dimensioni in scala della E554 è necessario che i portaganci siano più vicini possibile alle dimensioni del telaio e della sovrastruttura della macchina. Questo fattore diventa tanto importante quanto cervellotico al momento della realizzazione in quanto il portagancio e relativo alloggiamento molla deve infilarsi nel telaio. La profondità diventa determinante quando quest'ultimo si avvicina per profondità agli ingranaggi del 1° e 5° asse. Se avessi usato il pancone intero, completo di portagancio avrei avuto due scelte: o mandare tutto contro l'ingranaggio o allungare la loco il tanto da recuperare un minimo di zona franca in cui l'asse e relativo ingranaggio si muovesse liberamente.
Ho optato per il "piano C" utilizzando il portagancio anteriore della Br80 perchè meno profondo e che anzi, mi ha consentito di compattare ancora di più il gancio dentro il telaio riducendo la distanza E554/primo vagone di circa 1,5mm...
Sotto vi metto una foto per confrontare quanto appena descritto:

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Una volta effettuato lo scasso per il gancio il pancone si presenta così:

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Lo si prova sul portagancio e dipo una verifica con un pezzo di barra col cianoacrilico si incolla tutto insieme:

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Adesso non rimane altro che compiacersi dell'ottimo risultato raggiunto, calcolando che è ottenuto a COSTO ZERO, senza particolari micro-lavorazioni che avrebbero fatto perdere i capelli a chiunque (io in questo sono già abbastanza avvantaggiato!).

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Questa volta il telaio Br80 Fleischmann è veramente destinato alla spazzatura in quanto ha dato tutto il possibile. Di più non si poteva chiedergli!

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Infine prima di chiudere questa "puntata" vi spiego la ragione per cui ho operato in questo modo per il portagancio.
Avrei potuto asportare il solo pancone posteriore comprensivo di incavo per il gancio ed andare a ricreare nello scatolato del telaio l'appoggio opposto alla molla e la zona di movimento del gancio. Sarebbe stata una lavorazione fatta solo per questa loco.
Il mio intento è costruire una serie di particolari MODULARI da poter adattare a diverse autocostruzioni semplificando molto la costruzioni di parti noiose ma importanti come appunto i sistemi di aggancio.
Quindi con la tecnica della clonazione con gomma siliconica e resine varie ho intenzione di produrre una piccola serie di "ganci da scatolato d'ottone" utili per la successiva produzione in serie della E554. Anche immaginando un ipotetica "doppia trazione" non è necessario che le loco siano entrambe motorizzate ma ne basta una sola. Logicamente per ogni locomotiva costruita non posso mettermi lì a fare il gancio su misura.
Con questo accorgimento almeno un po' di lavoro e di pazienza la si risparmia. Energie utili da dedicare in modo più profiquo su altri progetti!

Ciao. JO :grin:
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dilan
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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#18 Messaggio da dilan »

Complimenti, stai facendo un ottimo lavoro.
Antonio

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carlo mercuri
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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#19 Messaggio da carlo mercuri »

Ottimo ed abbondante....però mi sa che la parte superiore della locomotiva, ovvero la cassa, sia ormai non più all'altezza
di cotanto telaio :smile: :smile: :smile: :smile:
Ti seguo con molto interesse!! :razz:
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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#20 Messaggio da Zio JO »

Prossimamente modifiche anche alla cassa!
Parleremo anche di... PRESE DI CORRENTE. (la croce dell'Ennista!)

Ciao. JO :grin:
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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#21 Messaggio da carlo mercuri »

Zio JO ha scritto:

Prossimamente modifiche anche alla cassa!
Parleremo anche di... PRESE DI CORRENTE. (la croce dell'Ennista!)

Ciao. JO :grin:


Mi sembra una scelta opportuna!! :grin: :grin: :grin: :grin:
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Re: Trifase e scala N: impossibile? Forse NO!

#22 Messaggio da Andreacaimano656 »

Complimenti, veramente un piccolo ma grande lavoro :wink: :wink:
Ciao
Andrea
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