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Pane, miseria e tanta fantasia

Quando non sai dove mettere una discussione ovvero non è fermodellismo.

Moderatori: liftman, Fabrizio

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marione
Socio GAS TT
Messaggi: 2359
Iscritto il: lunedì 4 marzo 2013, 13:41
Nome: Mario
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Pane, miseria e tanta fantasia

#1 Messaggio da marione »

Il pane, in passato, era un alimento dal costo modesto, compensava l'esiguità del 'secondo' che veniva servito a tavola. Nessuno poteva addentare un pezzo di carne o un boccone di affettato se non 'accompagnandolo' col pane. Non è azzardato sostenere che anche allora il cibo era 'di classe'. Filetto, prosciutto crudo, banane, i primi yogurt erano ad esclusivo appannaggio dei benestanti. Sul prosciutto si scatenava la corsa, fra le nostre mamme, a chi per prima arrivava al 'gambuccio' o all'osso che finiva nella pasta e fagioli prima per insaporirla poi per essere 'piluccato'. Non tanto e non solo la cultura gastronomica della bassa bergamasca, ma la scarsa disponibilità economica ci ha portato alla capacità di elaborare numerose ricette sfruttando ogni cosa commestibile, le erbe dei campi, le bucce dei piselli, il polmone, il fegato ... impedendoci o quanto meno ritardando l'approccio con il cibo industrializzato. Poveri e dignitosi erano gli anziani, soli, che cenavano nelle 'vecchie' 'Latterie'.
A noi bambini che, col gamello, acquistavamo la porzione giornaliera di latte, ci arrivava un senso di malinconia, quasi un malessere fisico perchè si captava che oltre la povertà, lì c'era un altro nemico: la solitudine, anzi, come ho capito poi, l'emarginazione. Si avvertiva, insomma, che per quanto male si possa vivere, c'è sempre qualcuno che sta peggio. La merenda, invece, era la vera nuova conquista alimentare. Il 'valore aggiunto' si direbbe oggi. Il segnale che dalla fame, si passava ad un uso razionale, ma saziante, del cibo.
Pane, un velo di burro e zucchero, pane ed un filo di olio, pane e fruttino ovvero un quadrettino di frutta pressata, un sorta di marmellata condensata.
Il pane arrivava in tavola puntualmente 'monco'. La parte tondeggiante della punta, veniva mangiato durante il tragitto, dalla bottega a casa. E già a descriverne la sorte si ha un'idea del 'peso' che il pane aveva sulla nostra tavola ... appena fresco accompagnava l'esigua porzione del ( non a caso così chiamato ) companatico: una fetta di mortadella o di frittata, un uovo strapazzato, due cubetti di carne ( lo spezzatino).
L'ultimo tocco di pane fresco, destinato al pranzo o alla cena, veniva passato e ripassato sul piatto, strisciando in senso rotatorio dal centro verso l'orlo, per raccolgiere ogni residuo. Divenuto raffermo, finiva stratificato, nella ciotola del latte della prima colazione dei bambini schiacciato per rendere più densa la zuppa ... o nel bicchiere di vino del papà o nella pasta e fagioli o nel piatto del brodo, grattuggiato impanava qualsiasi cosa. Ma il piacere si raggiungeva bagnando un pezzo di pane immerso nel tegamino del sugo che aveva già bollito per almeno due ore. L'odore del soffritto, che costituiva la base del sugo, scandiva, nelle nostre case, l'inizio della giornata. I 'grandi', per assicurarsi il più completo utilizzo ci intimorivano con la minaccia che a sprecare il pane soffriva 'Gesù'.
Anche le briciole, venivano religiosamente raccolte e mangiate. Tanto era tale il rispetto per il pane che a tavola, non doveva mai essere posizionato capovolto. I bambini poveri, per i quali non valeva il Metodo Montessori, non avevano mai voce in capitolo. Anche a tavola la prima porzione, era per il papà, la mamma invece sacrificava la sua parte ( oggi non ho fame) e aspettava i nostri scarti. La spesa era giornaliera, le quantità essenziali, la pasta, sfusa, sempre dello stesso formato per assicurarne il massimo utilizzo, l'olio nella bottiglina dell'aranciata San Pellegrino, chiusa col tappo di sughero. Sfusi anche il pepe, la conserva, il tonno, la farina e lo zucchero. Il vino si comprava all'osteria, un bottiglione da due litri. L'acqua si rendeva più gradevole e frizzante con le 'bustine' e d'estate, insieme alla frutta, veniva tenuta in fresco in una bacinella con un pezzo di ghiaccio venduto a stecche. Quando scarseggiavano i soldi, l'effetto frescura si otteneva lasciando scorrere a filo l'acqua del rubinetto. Il rubinetto, in ottone, era ( è il caso di dire) l'unica fonte erogatrice. Da lì si traeva l'acqua per cucinare, lavarsi, pulire la casa e lavare i panni quando la mamma non andava al fosso.
Era perennemente 'spallato' e motivo d'ispirazione delle arrabbiature serali del papà durante le fasi di riparazione con la stoppa e guarnizioni rimediate dai copertoni o dalle vecchie camere d'aria delle biciclette.
Ricordare le usanze di un tempo e scoprirne le ragioni serve, credo, non per rimpiangere il passato, ma per comprendere meglio la nostra identità. L'aver già vissuto abbastanza a lungo non toglie mai ragione all'imparare, possono essere un piccolo patrimonio di storia del costume da consegnare alle future generazioni.

Marione


Mario Mancastroppa

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MrPatato76
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Re: Pane, miseria e tanta fantasia

#2 Messaggio da MrPatato76 »

Quante volte ho visto mia nonna mettere in fresco il vino sotto il rubinetto appena aperto...
Piccoli ricordi che porto e porterò dentro per sempre !!!

Grazie Marione!
Roberto - Socio GasTT - Socio CMP

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Egidio
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Re: Pane, miseria e tanta fantasia

#3 Messaggio da Egidio »

Bellissimo racconto di una realta' ormai fuori dalla portata del ns. tempo....... Grazie per l'ottima condivisione
Marione. :wink: Saluti. Egidio. :cool:
Egidio Lofrano

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Marshall61
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Re: Pane, miseria e tanta fantasia

#4 Messaggio da Marshall61 »

Sono concorde con chi mi ha preceduto è un bellissimo racconto che fa rivivere i momenti dell'infanzia, ricordi della cascina dei miei nonni materni, io sono nato e cresciuto a Torino e certe realtà di alora, anni 60, in città le ho solamente in parte vissute....le bustine per l'acqua frizzante, gli yogurt naturali e non con la frutta....ma il tuo scritto fa anche riflettere....ora il rubinetto aperto non si tiene più, l'acqua costa più dell'elettricità, il ghiaccio è ormai superato dai frigoriferi (tanto è sempre acceso) etc., etc. ma in tutto questo una morale c'è, ora avremmo case con più servizi ma gli sprechi non si contano e si è perso oltre al senso della misura quello della qualità e della genuinità di ciò che si mangia e che si porta in tavola e con tanto sacrificio (forse più di allora).....non esiste più il cibo dei poveri (aringa affumicata, lardo, fegat, cuore, acciughe sotto sale..... etccc....) ho meglio esiste ma è divenuto costosissimo e così, anche per il "mangiare" siamo pilotati verso ciò che il mercato, la grande distribuzione e l'Europa vuole e soprattutto bisogna "digerire" le panzane sul cibo biologico (che esiste solamente nel nome) in quanto il terreno come l'aria e l'acqua sono ormai irrimediabilmente inquinati e noi con loro....mi raccomando solo 50 gr. di pane a pasto altrimenti si ingrassa...... :grin:



Ciao, Carlo
Carlo - Non esistono problemi, esistono solo le soluzioni. È lo spirito dell'uomo a creare il problema dopo. (Andrè Gide)

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Massimo Salvadori
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Re: Pane, miseria e tanta fantasia

#5 Messaggio da Massimo Salvadori »

Quello che racconti ogni volta non è certo pertinente al mondo delle ferrovie, ma i tuoi ricordi sono anche i miei, la merenda ... il fruttino Zuegg, la fetta di pane con olio sale e pepe, il pane poi ... in casa mia eravamo solo in tre ma alla domenica mattina andavo a prendere il pane ... 7 etti ! era previsto che avanzassero sempre due "micchette" per i caffellatte del mattino seguente, una per mio Papà l' altra per me e per mia Mamma. Adesso basta con i ricordi altrimenti mi viene il "magone", scherzi dell' età !
Grazie Marione !
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liftman
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Re: Pane, miseria e tanta fantasia

#6 Messaggio da liftman »

Io se non ho il pane, nemmeno mi siedo a tavola.... E l'odore del pane appena sfornato è una delle cose che più mi fanno venire l'acquolina, nemmeno l'odore di pasticceria [:o)]
Ciao!
Rolando

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Massimo Salvadori
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Re: Pane, miseria e tanta fantasia

#7 Messaggio da Massimo Salvadori »

liftman ha scritto:

Io se non ho il pane, nemmeno mi siedo a tavola.... E l'odore del pane appena sfornato è una delle cose che più mi fanno venire l'acquolina, nemmeno l'odore di pasticceria [:o)]

Il sapore del cantuccio del bastone francese ... il pane del giorno prima nel caffellatte, non c'è biscotto che tenga !
Massimo Salvadori - la mia collezione in scala TT

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claudio.co958
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Re: Pane, miseria e tanta fantasia

#8 Messaggio da claudio.co958 »

La condivisione con lo scritto di Marione è d'obbligo e vorrei fare alcune riflessioni.
quello di cui si parla, alimenta i ns ricordi e ci fa tornare alla ns fanciullezza, .... non badiamo che uno era nato in città o in campagna, certo le realtà erano diverse, ma il contesto temporale, era lo stesso, .... riflessione: queste cose una persona di 20-30-40 anni, non la conosce, non può fare un termine di paragone.
esempio: la merenda, ... a parte le varie merendine, che al tempo nostro si chiamavano: pane, burro e marmellata ( magari quella fatta dalla nonna ), oppure: pane e nutella o pane, sale e olio.
queste persone ti guardano con un sorrisino tra la pietà ed il sarcasmo e dentro di loro pensano, in quale era preistorica, noi, facevamo quelle cose, ..... e non sanno che cose si sono persi.
certo, .... tiriamo dei grandi sospiri, ripensando a tutto questo, ..... e rosicamo, .... l'unica nota positiva è, ..... noi ci siamo, felicemente, passati, ..... e voi ????

Claudio - Latina

p.s.: ho scritto poco e non avevo voglia di scrivere ancora, perchè esaurivo la pausa pranzo e tutto il server di questo forum, .... fatemi solo un piacere, ripensate a tutte queste cose, però con un sorriso e non con una lacrima, ...... l'ho già fatto io .....
Claudio

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