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Sito e forum dedicati al fermodellismo, il nostro hobby viene praticato in molte maniere diverse, tutte ugualmente valide: hai un plastico? oppure sei un collezionista? oppure un semplice appassionato? Non esitare a scrivere nel forum, tutti gli interventi sono benvenuti... Postate foto e video del vostro plastico e chiedete aiuto per ogni problema o curiosità inerente al nostro hobby.
Un ringraziamento di cuore a tutti voi, in particolare a Carlo Mercuri;
Il plastico iniziato per scherzo, si è dimostrato essere interessante anche al livello storico, e sono contento che è stato notato ed apprezzato da diverse persone ed io personalmente sono pienamente soddisfatto del risultato.
Doveva essere una rappresentazione generica di questo stabiliento, invece mi sono appassionato nello studiare ogni singola cosa, collocarla nel riferimento storico e capire il funzionamento.
Adesso però bisogna finirlo e spero di farlo entro Marzo...
Come già detto, la pera sarà funzionante e questa è la meccanica recuperata da un lettore cd ed adattata allo scopo:
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IL CIRCUITO GESTIONE MECCANICA PERA SPACCA GHISA
Il cuore del circuito è l'integrato ne555 in configurazione bistabile che pilota un relè. Esso genera le due fasi salita discesa e tramite due trimmer posso regolare la durata di ognuna.
Alle due uscite del relè : normalmente chiusa NC e normalmente aperta NA, ci sono i due microswhich di fine corsa collegati in NA, fissati agli estremi della meccanica.
Dopo i fine corsa, i due circuiti che regolano la velocità nelle due fasi: per la discesa un semplice 7805 che regola la tensione positiva a 5volt per una discesa in picchiata; e per la salita visto che volevo sfruttare la minima velocità possibile ho costruito un regolatore di tensione in pvm, basato su un secondo ne555 ed un transistor bd137.
tramite un trimmer posso regolare tale velocità in qualsiasi momento ed ottenere la minima possibile.
Tramite due diodi collego poi i due stabilizzatori al secondo relè questa volta doppio scambio che uso per invertire la fase del motorino.
Questo relè è pilotato dall'uscita normalmente aperta dell'altro relè.
Ho aggiunto anche un semplice timer di 60 secondi circa, così basta premere un pulsante e per un minuto abbiamo la pera funzionante. Dopo di che tutto si ferma in attesa di ulteriore pressione del pulsante
Quì ormai si sfornano edifici come niente, ma siamo guasi alla fine della storia...
Ecco quello contenente la falegnameria principale ed i laboratori dei modellisti, fresco fresco di patinatura:
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Siccome avevo terminato il thinner della Mig, per questa patinatura ho usato del semplice diluente sintetico; il risultato non è male, ma non paragonabile al mio prodotto abituale, soprattutto riguardo la fase di asciugatura.
Posso solo che continuare a farti i miei complimenti Massimo, il tuo lavoro va avanti ed è sempre più bello, ormai si puo dire che hai realizzato un vero capolavoro Massimiliano
Comunico a tutti gli amici del forum che: Il plastico dell'Ilva sarà presentato in pubblico presso il Museo del Magma di Follonica (Sito nello stabile del Forno San Ferdinando) domenica 17 maggio 2015.
Resterà esposto al museo sicuramente fino a fine estate.
Amici miei quest'oggi non vi parlo del plastico, ma della realtà:
la scorsa notte un terribile incendio ha distrutto in gran parte la vecchia centrale elettrica dell'ilva, stabile datato intorno agli anni dieci.
Da quando chiuse radio Follonica credo metà degli anni novanta, era abbandonato a se stesso, e tra vegetazione e vandali non vi dico lo stato in cui l'ho trovato l'anno scorso quando sono andato a vederlo internamente per poterlo riprodurlo.
Adesso il colpo di grazia... il bellissimo tetto in legno e tegole non esiste più e mi immagino il resto; io ancora non l'ho visto e domani credo di andare, ma sinceramente mi piange il cuore vedere come tasselli di storia se ne vanno senza motivo..
Visto che molte persone seguono questo lavoro, ho preferito renderli partecipi dell'accaduto..
Amici miei quest'oggi non vi parlo del plastico, ma della realtà:
la scorsa notte un terribile incendio ha distrutto in gran parte la vecchia centrale elettrica dell'ilva, stabile datato intorno agli anni dieci.
Da quando chiuse radio Follonica credo metà degli anni novanta, era abbandonato a se stesso, e tra vegetazione e vandali non vi dico lo stato in cui l'ho trovato l'anno scorso quando sono andato a vederlo internamente per poterlo riprodurlo.
Adesso il colpo di grazia... il bellissimo tetto in legno e tegole non esiste più e mi immagino il resto; io ancora non l'ho visto e domani credo di andare, ma sinceramente mi piange il cuore vedere come tasselli di storia se ne vanno senza motivo..
Visto che molte persone seguono questo lavoro, ho preferito renderli partecipi dell'accaduto..
Purtroppo ho sentito la notizia che ha dato anche il TGR regionale....chissà come è potuto accadere?!?!?!?
Fortunatamente la memoria del sito rimarrà indelebile grazie al tuo bellissimo e colossale capolavoro.
Luciano
Come potete vedere dalle foto (poco perchè fanno schifo) ho iniziato l'arredo interno della fonderia Leopolda, la numero 2
Ho costruito una serie di staffe (stampi pronti per essere colati di ghisa) e riprodotto una scena di colatura:
La paiola sorretta dal carroponte stà colando l getti nella staffa. Un operatore manovra il carroponte, un'altro ruota la manovella della paiola per farla rovesciare, un terzo ben distante regge quella specie di cucchiaio che impediva alla scoria di uscire dalla paiola ed un quarto guarda. Bè diciamo il quarto dirige.
Naturalmente questa staffa è cava ed al suo interno ci sono due led ad alta luminosità: rosso e bianco.
La colata è in plexiglass e tramite la centralina fliker che fà un gioco di luce tra i due colori simula i bagliori della ghisa fusa.
Naturalmente ho costruito e già collegato anche la cerntralina fliker (progetto open source di Giacomo Casano) che si basa su un semplice microchip 16f628A:
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Alla sinistra il mio programmatore di microchip, al centro il programmatore del fliker ed alla destra il piccolo circuito fliker che ho installato sotto il plastico; gestisce indipendentemente 15 canali. In alto quattro esemplari di 16f628A, perchè gia che c'ero li ho programmati tutti.
Per arrivare alla colatura della ghisa (getto) si doveva inanzitutto costruire il modello. Quì i maestri modellisti come l'amico Zacchini scolpivano e lavoravano il legno creando l'oggetto finito, tenendo presente e calcolando che questo doveva essere un poco più grande, perchè quando la ghisa si raffredda si ritira. c'era un metro preciso che utilizzavano per rapportare questa variazione tra caldo freddo e che utilizzavano apppunto per la costruzione del modello.
Si passava poi a preparare lo stampo (staffa). Le staffe erano in tre pezzi o più, quello di fondo con la parte sotto chiusa, quelli centrali che erano un solo perimetro e quella di cima ovviamente chiusa, ma con i fori di uscita e quello più grande di entrata della colata.
Al suo interno si metteva la terra da stampo che era una miscela di terra rossa della località Casone Scarlino, terra nera da stampi e catrame. Il tutto veniva compattato dopo aver messo al suo interno il modello.
Si riapriva lo stampo, si toglieva il modello con molta attenzione e si richiudeva.
Ma arriviamo al nocciolo del filetto:
Quando si gettava nello stampo non ci doveva essere nessuna traccia di umidità, altrimenti potevano esserci dei problemi o poteva anche esplodere per la creazione di gas.
Per ovviare questo problema, le staffe preparate in giornata passavano una notte nel forno essiccatore delle staffe.
Questo era una camera dove a tardo pomeriggio veniva acceso un fuoco, inserito il carrello con sopra le staffe, chiuse le due porte scorrevoli e murate a calce per evitare fuoriuscite di calore e far bruciare a fuoco morto.
L'amico zacchini mi ha raccontato, spiegato e disegnato il carrello per il forno di essiccazione delle staffe e presto posterò i disegni che mi ha fatto.
Vi ricordo che è una delle tre persone ancora in vita che lavoravano dentro l'Ilva, non vi dico l'età ma immaginatela.
Questo carrello veniva movimentato fuori e dentro dal forno tramite il carroponte principale ed un cavo d'acciaio. Due pulegge, una nel centro dello stabile e l'altra in fondo internamente al forno servivano da rinvio per le due operazioni.
Ma il problema principale erano le ruote! Naturalmente non potevano utilizzare boccole o cuscinetti ad olio o grasso, perchè una notte nel forno si sarebbero asciugati e subito grippati. Però le ruote ci volevano, e robuste, altrimenti con i quintali delle staffe il carrello non si sarebbe mosso...
Inventarono allora un sistema semplicissimo, due rotaie a V affogate nel pavimento, due rotaie gemelle sotto il carrello e una serie di sfere d'acciaio che via via mettevano dentro il V davanti al carrello come ruote. Un sistema semplice ed efficace; tenete presente i tempi in cui fù progettato.
Questo per dirvi che ci tengo a riprodurre questo particolare carrello e far vedere il sistema di movimentazione usato.
Ecco il carrello visto da sotto; ho modificato leggermente la forma rispetto al progetto:
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E mentre seccava la colla ho terminato il quadro sinottico, almeno per quello che riguarda il funzionamento manuale. Saranno previsti anche un paio di percorsi demo, ma li inserirò in futuro.