Dialetto al giorno d'oggi
- marione
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Dialetto al giorno d'oggi
I dialetti si nutrono quotidianamente delle parole che si inventano, dal vivere comune e dagli oggetti che si toccano tutti i giorni. Se una generazione non parla il dialetto vuol dire che dalla generazione successiva lo deve imparare come a scuola, e allora è morto ( ... ). Non puoi salvare una cosa morta. Nel momento in cui lanci l'allarme per 'salvare' un linguaggio, stai già attestando la sua scomparsa, e la sua inutilità. Non salvi il daletto obbligando i ragazzini a parlarlo e a quel punto è meglio che imparino "l'inglese".
Ho omesso alcune parti per invogliarvi a leggere il libro, ma in una di queste il Cirami citava Pier Paolo Pasolini, che fu suo professore alla scuola media e con cui poi collaborò: ebbene, proprio Pasolini, che pure era un difensore competente ed entusiasta del suo nativo idioma friulano, scelse poi di usare la lingua nazionale per arrivare al pubblico più vasto possibile, conservando però il mondo da cui proveniva come serbatoio di valori morali più che di vocaboli, in maniera molto simile, curiosamente, a quella di un suo altrettanto illustre conterraneo, il padre servita David Maria Turoldo.
Forse, ipotizziamo, può essere questa la via d'uscita, ossia lasciare al dialetto il posto che gli compete, quello della comunicazione quotidiana e della rappresentazione concreta del reale, utilizzando lo spirito che animava dialettofoni per miglorare il vivere civile. Oggi, per dirne una, si assite ad una evocazione alquanto mitizzata della civiltà contadina, anche attraverso le 'ricostruzioni storiche' sulla cui efficacia - e sulla cui opportunità in questi tempi grami - ci sarebbe da discutere a lungo: allora, invece di limitarsi ad indossare costumi d'epoca, non sarebbe meglio per tutti acquisire i valori morali e religiosi delle persone che indossavano quegli abiti, con ovvio e necessario adattamento al tempo nostro?
Potrebbe essere questo il modo per districarsi dalla situazione spinosa - a volte persino risibile, e gli esempi sono troppo noti per citarli qui - di cui si parlava all'inizio, ben consci che in una guerra fra poveri anche chi vince è sempre uno sconfitto .
Marione
- Fabrizio
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Re: Dialetto al giorno d'oggi
- cararci
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Re: Dialetto al giorno d'oggi
La citazione di Cerami è quanto mai utile per inquadrare il tema del recupero o della perdita dei dialetti. È vero, il dialetto si può considerare una "lingua" morta, se lo si considera il veicolo di una cultura del passato ed è patetico volerlo rinverdire e salvare facendone materia di studio obbligatorio o insistendo nel volerlo preservare dalle lingue ufficiali. L'unico modo per la conservazione dei dialetti sarebbe stata la conservazione dei modi di vivere che li hanno generati. Ma chi sarebbe disposto a tornare alle culture materiali e dunque alla vita del mondo contadino? Così, i dialetti sono andati trasformandosi, assimilando i modi della lingua ufficiale, allo stesso modo della lingua ufficiale che, più o meno velocemente, cede all'invasione di altre lingue.
Certo, il cedimento non dovunque è cieco e rapido come in Italia: basta far caso a come in Francia, per fare un esempio, sono chiamati con termini francesi anche elementi del vivere comune che pur vengono dalle culture anglosassoni; in Italia usiamo la parola inglese computer, in Francia ordinateur. Nel nostro paese, quello che altrove è un equilibrato uso di termini stranieri diventa invece una corsa idiota all'imitazione linguistica.
Non siamo disposti a preservare ragionevolmente la nostra lingua, figuriamoci i dialetti!
Le prostitute diventano escort, le residenze resort, la scansione temporale timing, ecc., ecc.
Mi piacerebbe che sia per i dialetti nei confronti dell'italiano, sia per l'italiano nei confronti dell'inglese ci fosse un atteggiamento di rispetto ed il rifiuto a farsi supinamente colonizzare.
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Re: Dialetto al giorno d'oggi
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Re: Dialetto al giorno d'oggi
Il dialetto cambia già in 5 Km di distanza. Prendendo ad esempio il termine "molto", partendo dal confine ovest della provincia di Parma, con la provincia di Piacenza, si dice "A bòta", a Parma città si dice "Bombè", al confine con la provincia di Reggio Emilia si dice "Di mondi"... Abbiamo percorso "solo" 30 Km.
Ora, a scuola, ove vi sono studenti provenienti da ogni dove (per svariati motivi le loro famiglie si sono trasferite), quale dialetto gli insegnamo?

Io ho imparato il dialetto in casa. Ancor oggi, con mio padre, parlo correntemente in dialetto. Ma non lo faccio con altri. Chi mi capirebbe?
- centu
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Re: Dialetto al giorno d'oggi
di sicuro qui il dialetto si è perso e parecchio..di ragazzi che lo parlano correntemente ne conosco pochissimi.
io stesso lo capisco benissimo ma lo parlo poco e male.
a militare invece, 13 anni fa, ricordo ragazzi veneti, bresciani e bergamaschi parlarlo di brutto quando si trovavano tra loro.
(intendo veneti tra loro e Bergamaschi/bresciani tra loro)
idem i ragazzi del sud che c'erano in caserma..pugliesi, siciliani ecc
forse in alcune regioni l'uso del dialetto è rimasto più radicato mentre in altre zone è sparito, vuoi per l'arrivo prima di migranti interni e poi di migranti dall'estero.
insegnarlo a scuola anche a me pare una "boiata" in quanto, come si diceva sopra, in molti casi varia e di molto, da paese a paese.
ciao
- roy67
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Re: Dialetto al giorno d'oggi
Fino a 10 anni fa (ma succede ancora oggi), l'esprimersi in dialetto, era considerato maleducazione, mancanza di rispetto, una sorta di volgarità nei confronti dell'interlocutore. Si considerava ed "etichettava" quindi "persona ignorante" chiunque si esprimesse in dialetto.
Quello che mi fa ridere, è che le stesse persone che anni fa divulgavano tali credenze, oggi si meraviglino se i dialetti sono diventati lingue morte.
Si osanna la canzone napoletana, riconosciuta in tutto il mondo, ma si denigra qualsiasi altra canzone in altri dialetti.
E' vero che ormai le nostre città sono formate da persone che provengono dalle più lontane e sconosciute località. Se ognuno parlasse il proprio dialetto diverrebbero (le città) delle gigantesce torri di Babele.
Tutto questo mi fa tornare alla mente un fatto accadutomi un paio d'anni fa.
Ero con mia moglie al centro commerciale, parlottando del più e del meno, mi scappò un esclamazione in dialetto.
Un signore li vicino, sentendomi, si avvicinò e, in dialetto parmigiano stretto, con tanto di "erre" pronunciata in gola (tipica del vero parmigiano del "sasso"), mi disse:
- << Sa dove sono finiti tutti i veri parmigiani?>> (detti in dialetto - Pramzànö - "parmigianoni")
- No!>> Risposi, sorridendo.
- << A là Vilèta>> (Alla Villetta - cimitero principale di Parma) Disse e proseguì <<Non ha idea di che piacere mi ha fatto sentire parlare ancora il parmigiano. Erano anni che non lo sentivo più parlare fuori da casa mia>>.
Ovviamente l'incontro finì davanti ad un buon bicchiere di lambrusco...

- Gigi
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Re: Dialetto al giorno d'oggi
cararci ha scritto:
Marione (mai nome fu più adatto, ne ho avuta conferma conoscendolo con vero piacere a Bologna) ancora una volta ci ha fornito un ampio spunto di riflessione.
La citazione di Cerami è quanto mai utile per inquadrare il tema del recupero o della perdita dei dialetti. È vero, il dialetto si può considerare una "lingua" morta, se lo si considera il veicolo di una cultura del passato ed è patetico volerlo rinverdire e salvare facendone materia di studio obbligatorio o insistendo nel volerlo preservare dalle lingue ufficiali. L'unico modo per la conservazione dei dialetti sarebbe stata la conservazione dei modi di vivere che li hanno generati. Ma chi sarebbe disposto a tornare alle culture materiali e dunque alla vita del mondo contadino? Così, i dialetti sono andati trasformandosi, assimilando i modi della lingua ufficiale, allo stesso modo della lingua ufficiale che, più o meno velocemente, cede all'invasione di altre lingue.
Certo, il cedimento non dovunque è cieco e rapido come in Italia: basta far caso a come in Francia, per fare un esempio, sono chiamati con termini francesi anche elementi del vivere comune che pur vengono dalle culture anglosassoni; in Italia usiamo la parola inglese computer, in Francia ordinateur. Nel nostro paese, quello che altrove è un equilibrato uso di termini stranieri diventa invece una corsa idiota all'imitazione linguistica.
Non siamo disposti a preservare ragionevolmente la nostra lingua, figuriamoci i dialetti!
Le prostitute diventano escort, le residenze resort, la scansione temporale timing, ecc., ecc.
Mi piacerebbe che sia per i dialetti nei confronti dell'italiano, sia per l'italiano nei confronti dell'inglese ci fosse un atteggiamento di rispetto ed il rifiuto a farsi supinamente colonizzare.
Quoto tutto cio' che hai detto. Siamo italiani e la nostra lingua e' l'italiano e non un misto di altre lingue.