Non mi azzardo a mettere foto (sto già rischiando con i disegni) per non infrangere il copyright della Kalmbach Publishing, ma il punto di forza di questo plastico non è ne la dimensione, ne la scenografia (comunque spettacolare, credetemi sulla parola): il motivo per cui va tenuto a mente è il CONCETTO.
"Se non puoi sconfiggere il nemico fattelo amico" recita una delle trentasei strategie di Sun Tzu, e non c'è dubbio che il "nemico" principale del fermodellista è lo spazio disponibile, che rende impossibile riprodurre in modo credibile una piena linea tra due stazioni, ancorchè secondarie (due chilometri di distanza minimo al vero, se non ricordo male: se sbaglio è comunque per difetto).
Anche nel plastico "megagalattico" di Tony Koester, se ci fate caso, la distanza tra le varie stazioni equivale alla lunghezza dei convogli (ed è già tanto, considerando che nella stragrande maggioranza dei casi si vede la locomotiva entrare in stazione con l'ultimo rotabile del treno ancora nella stazione precedente, ovvero si è costretti a far circolare treni Intercity di tre o quattro carrozze: per andare oltre si è costretti a circonvoluzioni di binario con curve che darebbero problemi ad un tram...).
Qual è stata invece la soluzione in questo plastico? ELIMINARE COMPLETAMENTE LA PIENA LINEA, riproducendo soltanto un raccordo industriale corredato da scalo smistamento locale da percorrere a velocità di manovra (20 miglia orarie, nel caso in questione), con una miriade di punti di carico/scarico per industrie di diverso tipo: lo stesso svincolo in ingresso non è stato riprodotto, ma sostituito dalla stazione nascosta (in vista, in effetti...) con un binario per ognuna delle compagnie ferroviarie che ci andavano ad interscambiare carri (svincolo che sarebbe stato comunque difficile riprodurre: ecco come appare oggi...
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L'esercizio (siamo in pieno "model railroader", non "railroad modeler") verte, ovviamente, sul solo traffico merci stazione nascosta/smistamento, smistamento/industrie e viceversa: carri merci di tutti i tipi.
La carrozze passeggeri? rimangono in bacheca in attesa di tempi migliori, ovvero verranno utilizzate se e quando sarà disponibile un plastico collettivo che riproduca la piena linea (e negli USA non mancano, anche se la quasi totalità della ferrovia americana è destinata al traffico merci).
Come si può tradurre un simile concetto nella realtà italiana, obnubilata da fermodellisti paranoici verso "la stazione di testa" e la "linea principale a doppio binario con linea aerea" anche se in genere hanno a disposizione spazi in cui si puo' riprodurre decentemente solo una linea tramviaria? sposando la filosofia del plastico suddetto (è dura lo so, ma "più del dolor"...), che non necessariamente richiede lo spazio usato da questo plastico: una zona portuale, un raccordo industriale, un'Officina Manutenzione Rotabili (non la riproduce nessuno, anche se è l'unica realtà che puo' giustificare il parcheggiare un ETR600 accanto ad una gr.740...), un'industria come la Cartiera (ci arrivano quasi tutti i tipi di carri merci: verificate...) sono realtà perfettamente compatibili con gli spazi che abbiamo, permettono di manovrare sul serio (ganci permettendo...) e quindi di "smanettare" senza il rischio di addormentarsi, ipnotizzati dalla vista del convoglio Intercity che sull'unico ovale a nostra disposizione gira, gira, gira...
Proporrò qui qualche altro schema, più piccoli di questo, sviluppati sullo stesso concetto: restate in ascolto...