Campi di grano: è il tempo della mietitura.
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Campi di grano: è il tempo della mietitura.
Estate, i campi di grano si fanno di un biondo dorato, l'ondeggiante spiga diventa sempre più piena perciò più pesante di chicchi maturi: un po' per giorno le spighe vengoo recise. Finita la mietitura di un campo, prima di iniziare l'altro, si portavano le cove al centro, dando inizio alla lunga fila di covoni, che davano la sensazione di piccole case nell'attesa di essere spostate. A fine giugno, i primi di luglio, 'sbuffando' arrivava la trebbiatrice. Tutte le trebbiatrici erano dello stesso colore, un giallo un po' marcato sul rossiccio... La trebbiatura era nei tempi andati, la festa più importante dell'annata, per taluni il raccolto era piccola cosa, ma giorno dopo giorno, tramite operai che tornavano dalla lunga giornata di sudore e polvere, si sapeva a quale podere la trebbiatrice del domani aveva accesso. Erano i poderi da 200, 250, 300 quintali di grano, ad ogni cento quintali la trebbiatrice suonava la sirena, perciò senza chiedere, si sapeva lo stato di quintali di quel contadino.
Erano fatiche gravi, ma pure grandi feste, il grano in quei tempi era il sostentamento della famiglia: i grossi contadini a mezzadria avevano a pranzo il padrone, il fattore, qualche aggiunto che si inseriva, il capo squadra e l'autista della grande macchina. Essere al comando di una grossa trebbiatrice non era la cosa più facile in quei giorni ormai lontani, che di tecnici neppure si parlava. La macchina si poteva guastare, poi i viottoli da un contadino all'altro erano difficili ... Erano i giorni dove tutto si faceva per pratica, nessuna scuola, nessun sapere di queste cose, perciò portare a termine la ' battaglia del grano' come si chiamava allora, non era uno dei lavori più facili. Nelle aie piccole o grandi, rimanevano, partita la trebbiatrice, prodonfi solchi nel terreno, la polvere copriva tutto il meglio, ma con un po' d'acqua tirata su dal pozzo col secchio, tanta pazienza, donne e uomini lavoravano sereni perchè il raccolto era al sicuro.
Fino agli anni '50, il contadino doveva dare la metà al padrone, in seguito fu agevolato abbastanza, i padroni incominciarono a capire che il lavoratore andava rispettato ( rappresentativa e divertente è la scenetta nel film l'Albero degli Zoccoli' nella quale un arguto mezzadro trucca il peso del biroccio con pietre messe sotto il pancone per appesantire la quota spettante al padrone).
Certo l'agosto con le giornate più calde, ma molto accorciate, rimane piuttosto 'ruvido', direi che il grande verde è quasi sparito, ancora ad ornare l'agosto sono le foglie verdi delle grandi vigne, rimanevano verdi i grandi campi di erba spagna, che ogni tanto si falciava e si essiccava diventando il fieno per il periodo invernale per le bestie ... Il Signore dava pure una mano se le cose più comode non si potevano avere, i soldi erano pochi e per questo neppure il bello si poteva desiderare, ma con i versi si poteva cantare:
Quant'è bella questa festa, qui c'è tanta atmosfera, c'è chi canta, c'è chi spera di trovar la donna vera./ La mia gola è sempre secca, se non bevo, fa cilecca/ Balla, balla amico mio, che tra poco arriva il fresco vino/ Adesso che si è disfatta la tempesta, il mio paese è vestito a festa./ Se incontri un carro di fieno, ogni desiderio si fa vero. Se incontri un carro di paglia, ogni desiderio si squaglia./Il lavoro di festa entra dalla porta per uscire dalla finestra./ Se ti specchi nella pozzanghera per terra, l'acqua diventa d'incanto più chiara di tanto./ Chi gioca e spera di vincere esce dagli stracci per entrare nei cenci./ Signore bendetto, la giacca il corpetto, il grano da vendere, i soldi da spendere, una bella moglie in questo mondo, il paradiso in quell'altro ... Sono un po' importuno, Signore, ma non cerco nient'altro ... Il lunedì van dalla morosa gli smemorati, il martedì gl'innamorati; il mercoledì gli sfonda panieri ( i rompiscatole); il giovedì gli uomini veri; il venerdì, gli stregoni; la domenica i più buoni .................
Marione
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Re: Campi di grano: è il tempo della mietitura.
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