La Nascita delle E 428 – I serie
Con le esperienze fatte sulla E 326, verso la fine del 1932, il progetto definitivo della nuova locomotiva era pronto. Fu aggiunto un altro asse motore che poté contenere il carico assiale a 19 t e gli 8 motori fornivano una potenza più che necessaria. Vennero inoltre introdotte soluzioni innovative. La cassa, benché rigida in un unico blocco che l’imparentava alla E 431, era sostenuta da 2 semicarri simmetrici articolati da uno snodo centrale, i 2 avancorpi erano solidali al corrispondente semicarro ed erano collegati alla cassa da mantici a soffietto. Soluzione adottata allo scopo di evitare eccessive traslazioni delle estremità del veicolo in curve a raggio stretto. Il ricorso ai 2 semicarri configurava di conseguenza il rodiggio come (2’Bo)(Bo2’).
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Nel 1934 uscivano, dagli stabilimenti Breda di Sesto S. Giovanni, le prime E 428. Furono prodotte in 122 esemplari (001-122) da Breda, Ansaldo, TIBB, Officine Reggiane e Fiat - Marelli.
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La potenza di tale macchina era di 2500 Kw a regime uniorario (potenza massima fornita in un ora senza surriscaldare i motori) e 2215 Kw a regime continuativo con una forza di spunto di 216 kN ed una forza di 137,5 kN a regime continuativo.
Tale forza le rendeva in grado di trainare 10/12 carrozze, di 40-42 t di massa ciascuna, formando un convoglio di circa 650 t, motrice compresa, sulle rampe del 1,2% che caratterizzano la linea Firenze - Bologna e ridotte a 360 t sulle rampe del 2,5% della Napoli - Reggio Calabria.
Sulle sezioni pianeggianti potevano correre a 120 Km/h (velocità max ammessa dall’armamento di allora) con composizioni da 500 t.
Questo portò le FS all’utilizzo di 2 differenti rapporti di trasmissione, anche perché i motori impiegati reggevano un indebolimento del campo del 45%. Un valore discreto per la tecnica dell’epoca (l’avvolgimento compensatore che permette uno shuntaggio più elevato al 65% venne introdotto solo nel 1946) ma che rendeva poco elastico il motore ed il conseguente ricorso a differenti rapporti.
I rapporti erano: quello corto 29/103, per locomotive che dovevano percorrere tratti acclivi, in salita, a tutto vantaggio di spunto e ripresa, e quello lungo, 31/101 che consentiva un minor spunto di trazione, tutto a vantaggio della velocità e minor sollecitazione degli organi meccanici. In entrambi i casi comunque la max velocità ammessa era di 130 Km/h (sempre a causa dell’armamento).
Gli 8 motori, gemellati a coppie, potevano essere collegati in “serie – serie/parallelo – parallelo”, e per ciascuna di queste combinazioni era possibile generare indebolimenti del campo del 30% arrivando anche al 45% per le prime 2, in compenso erano ottenibili 8 diverse ed economiche velocità di marcia.
Il moto veniva trasmesso dall’ultimo ingranaggio alla sala tramite albero cavo ed alla ruota tramite sistema Bianchi a foglie bloccate.
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La linea era molto sgraziata e ricordava in tutto e per tutto le altre locomotive trifasi che già percorrevano i binari dell’epoca ma le grandi ruote senza bielle e la lunga cassa le davano una certa grinta.
All’interno le 2 cabine non potevano certo giudicarsi spaziose (paragonandole a quelle odierne) erano collegate fra loro da un corridoio laterale al comparto elettrico.
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Il reostato, realizzato con piastre grigliate in ghisa, era posizionato nella parte superiore all’interno dell’abitacolo, ventilato mediante perse d’aria. I pantografi erano del tipo 32, una novità studiata interamente dalle FS.
Nel 1938 e successivi vennero introdotte migliorie, quali l’aumento della massa complessiva, portata a 135 t e quella aderente a 78 t. Venne introdotto il compressore aria a biellino, installato su uno degli assi estremi, a sussidio di quelli elettrici, e gli organi di shunt che vennero posizionati nei cofani alle 2 estremità. Questo determinò la creazione di 2 sottoserie all’interno del gruppo.
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Infatti dalla locomotiva 097 fino alla 122, oltre che alle modifiche sopra descritte, venne cambiata la disposizione delle prese d’aria laterali, più alte ed equidistanti rispetto a quelle d’origine formate da 4 gruppi da 6 feritoie ciascuna.
Tale disposizione delle prese d’aria non fu però una novità in quanto fu già adottata dalla Breda per le locomotive dalla 045 alla 069.
La modifica dei componenti all’interno degli avancorpi andò a creare ulteriori differenze estetiche alle prese d’aria su questi ultimi. In conclusione, come fosse un gioco enigmistico… “trova le differenze” furono poche le locomotive E428 di I serie che riportavano la stessa tipologia di prese d’aria, fra quelle laterali della cassa e quelle degli avancorpi. Diamogli uno sguardo:
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<font color="red">E428-012 Prese dì'aria laterali basse ed a gruppi - nessuna sul''avancorpo</font id="red">
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<font color="red">E 428-003: Prese d'aria basse laterali e 3 verticali laterali sull'avancorpo</font id="red">
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<font color="red">E 428-020: Prese d'aria basse e 4 verticali laterali sull'avancorpo</font id="red">
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<font color="red">E 428-028: prese d'aria basse e prese orizzontali laterali e frontali sull'avancorpo</font id="red">
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<font color="red">E 428-053: Prese d'aria alte e solo 2 laterali sull'avancorpo</font id="red">
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<font color="red">E 428-115: prese d'aria alte e prese orizzontali frontali e laterali sull'avancorpo</font id="red">
Probabilmente le prese d'aria sugli avancorpi subivano modifiche rispetto alle tecnologie insytallate all'interno e probabilmente (non ne ho trovato riscontri) gli avancorpi avevano prese d'aria diverse anche sulla stessa locomotiva.
Ovviamente tutte le modifiche tecnologiche che subiva il progetto venivano installate, oltre che sulle macchine in costruzione, anche sulle locomotive più vecchie, man mano che rientravano in revisione.
Fine II parte.