" C'erano una volta ... le F.S."
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" C'erano una volta ... le F.S."
Perchè parlarne? Perchè sopratutto i giovani, ma anche gli anziani, con la labilità della memoria che li contraddistingue, accedendo al sistema ferroviario odierno, non hanno idea di quello che le F.S. rappresentavano 50 o anche solo 30 anni fa, quando al parlare di funzione pubblica del trasporto non si doveva arrossire e, per fare circolare i treni, si mettevano senza vergogna le mani nelle tasche dei cittadini, così come per fare funzionare gli asili o tenere aperti gli ospedali, ... parliamo di una o due generazioni fa.
Proprio il riconoscimento di una funzione pubblica da svolgere meglio di quanto non facessero le tre reti private "Mediterranea", "Adriatica" e "Sicula" portò lo Stato ad intervenire direttamente nella costruzione e nell'esercizio delle ferrovie. Si pensò, infatti, che l'interesse pubblico a raggiungere con il treno il maggior numero posibile di località fosse prevalente rispetto al costo del servizio, da ripianare con una forzosa solidarietà sociale, mettendo sopratutto le mani nelle tasche dei più ricchi ( solitamente più riottosi verso il bene comune).
Lo Stato, e per esso l'Azienda Autonoma F.S. che rappresentava il più importante Organismo nella ripartizione organica del Ministero prima delle Comunicazioni e poi dei Trasporti, fu più tardi protagonista dellla ricostruzione dei danni causati dagli eventi bellici della prima e della seconda guerra modiale nonchè del progressivo miglioramento della rete, con i raddoppi e le elettrificazioni del primo e del secondo dopoguerra. Anche i primi "treni bandiera" - il "Settebello" Milano-Roma, l'"Arlecchino" Milano-Torino, i T.E.E. per le principali capitali europee videro protagonista l'Azienda Autonoma F.S. .
Ma, verso la metà degli anni '50 del secolo scorso, completata o quasi la ricostruzione, cominciò a prendere consistenza un movimento, sempre presente anche se latente dai tempi dell'Unità d'Italia, verso il decentramento agli enti Locali di funzioni fino ad allora esercitate dallo Stato, anche nel campo della mobilità pubblica.
Personalmente, ho sempre guardato con sospetto a questo movimento che, dietro la bandiera legittima dell'avvicinamento degli organi decidenti ai cittadini, racchiudeva la volontà dei partiti politici di raddoppiare o triplicare gli Organi istituzionali, con la creazione di nuove poltrone, di nuovi posti, di nuovi centri di potere. I fatti, purtroppo, nel corso dei passati decenni mi hanno dato ragione. Anche il trattamento variegato nelle diverse parti d'Italia di funzioni essenziali analoghe mi suscitava forte diffidenza. Ed anche in questo caso la realtà mi ha dato purtroppo ragione.
Comunque, inizialmente l'Azienda Autonoma F.S. rimase estranea al decentramento delle funzioni di trasporto agli Enti Locali, interessando il fenomeno prima i servizi urbani ( 1955), poi, con la creazione nel 1970delle Regioni a statuto ordinario, quelli concessi all'industria privata, le cosidette ferrovie secondarie, le tramvie, le autolinee e gli altri trasporti d'interesse locale ( 1972), ma non la rete F.S..
Per circa un trentennio - tra gli anni '50 e gli anni '80 - le F.S. continuarono a fare il loro mestiere, garantendo alla collettività servizi più o meno omogenei nelle diverse Regioni ( pur se allora le proteste non mancavano!) a parità di costo per gli utenti, capillari ed affidabili, come nella loro tradizione. Fior di direttori generali si avvicendarono ai vertici delle F.S. e la loro opera è tutt'ora ricordata dagli attuali 'anziani' del mestiere che allora costituivano le nuove leve.
Poi dalla metà degli anno '80, cominciò il processo involutivo, conclusosi nel tempo con lo smembramento delle gloriose F.S. in ante società private, corrispondenti più o meno agli antichi "Servizi", sotto spinte di segno opposto a quelle che nel 1905 avevano portato alla creazione dell'Azienda Autonoma per l'esercizio pubblico delle ferrovie. Il "la", in questo caso, non fu però dato dall'ansia di decentramento, ma dal sentimento molto più basso dell'egoismo, che ha pervaso la collettività negli ultimi decenni in tutte le sue manifestazioni.
Ci si cominciò a chiedere perchè l'industriale milanese si dovesse preoccupare del contadino di Scicli che doveva recarsi a Canicattì e si terminò col trasformare la funzione sociale di trasporto in quella commerciale di produttore di profitti.
La trasformazione richiese però taluni passaggi obbligati. Innanzitutto, si dovette separare l'esercente dalla responsabilità dell'effettuazione dei 'trasporti sociali', ovviamente passivi, quali quelli destinati a operai e studenti, che per il futuro avrebbero dovuto essere commessi e pagati al medesimo degli Organismi territoriali competenti, in base al decentramento e alle possibilità di bilancio degli stessi. Poi si fissarono dall'alto alla collettività degli obbiettivi ( vedi la "legge obbiettivo"), primo fa i quali l'"alta velocità", da non considerare più un'opzione ma un "must", imponendo -se del caso- la costruzione di nuove tratte ( vedi la Torino - Lione) pur nel chiaro dissenso di buona parte delle popolazioni interessate. I pochi che, come me, amavano "stare in treno" per apprezzare le qualità paesaggistiche del viaggio, andare da Milano a Roma con treni locali, magari via porrettana, facendosi vanto di impiegare non meno di 12 ore, vennero considerati dei "marziani". Sopratutto, si impose la trasformazione della rete, privilegiando, anche con la costruzione di tratte specializzate, itinerari in grado do operare concorrenzialmente rispetto all'aereo, disattivando impietosamente tratte della rete storica, costruita ed esercitata dai nostri predecessori in oltre un secolo e mezzo.
Certamente, l'evoluzione delle reti ferroviarie c'è stata, a cavallo del secolo, in tutta l'Europa, ma altrove essa e stata realizzata con minori brutalità di quanto avvenuto in Italia, dove le F.S. sono passate da regolatrici fondamentali della mobilità a modesto operatore commerciale, come un sarto, dal quale si va per commissionare un vestito.
E la trasformazione si è portata con sè molti corollari visibili, ad iniziare dall'abbandono del sistema tariffario unico su tutta la rete. Una volta si faceva un biglietto Treviglio - Roma via Milano utilizzando l'apposita deviazione ammessa ( dove sono andate a finire?).
Poi sarebbe occorso acquistare un biglietto locale per Milano e lì scegliere tra una gamma do offerte, come al supermercato.
Le cosidette "grandi stazioni" sarebbero diventate grandi bazar, dove si va "anche" per prendere il treno, ma sopratutto per bighellonare tra luccichii di esposizioni fatue e spesso volgari, giunte molto al di là delle anticipazioni illuminate di Federico Fellini nel film "Ginger e Fred" del 1985, in compenso , sarebbero spariti i servizi di primo confronto per gli utenti e, in primo luogo, le fontanelle dell'acqua potabile, ormai solo reperti storici, con la scusa che esse venivano impropriamente utilizzate (!), i pochi servizi igienici sarebbero stati a pagamento e impropriamente dislocati; spariti gli 'alberghi diurni', chiusi i principali sottopassaggi "per contrastare le attività abusive" ( leggi: si beve e si mangia solo da 'Cremonini' e soci); chiuse una parte delle 'piccole stazioni', una volta orgoglio del personale locale, che curava giardinetti e fontanelle.
Se poi si sale su un convoglio dell'alta velocità' le sorprese non migliorano; spariti gli scompartimenti e i corridoi laterali delle vetture, i passeggeri possono viaggiare solo seduti "allineati e coperti", come si diceva una volta dei militari, con scarso spazio per i bagagli a mano ed omologate in basso: "masse umane che si spostano".
Le sorprese peggiori si hanno però dalla consultazione dell'attuale orario generale difficilmente reperibile, solo in qualche edicola più fornita.
Da anni ne ero rimasto lontano, una volta spariti i fascicoli della 'Pozzo', che avevano arricchito la mia infanzia, la mia giovinezza e la mia maturità, un 'viatico alla buona notte', sempre sul mio comodino per qualche interessante lettura in attesa del sonno: la fantasia spaziava verso lontane mete, lontani treni, lontane stazioni.
Una notizia appresa tempo fa mi aveva però turbato: un viaggiatore evidenziava il suo problema di raggiungere Lubiana in treno; alla fine era ricorso alla soluzione di arrivare a Gorizia per ferrovia; di lì proseguire in autobus per Nova Goriza e, infine, raggiungere Lubiana sulla rete slovena su una vettura "con gli scompartimenti" dell'espresso Zurigo - Belgrado, che non attraversa più l'Italia.
L'acquisto dell'odierno fascicolo- orario mi ha messo al corrente di tante tristi recenti novità: chiusura non solo del valico di Villa Opicina ( con prove di riapertura in corso, nda...), ma di tante altre tratte ferroviarie magari anche di recente inaugurazione.
In alcune Regioni, poi, le F.S.si sono evidentemente ritirate, lasciando lo svolgimento del trasporto locale ad anatiche concessionarie private, anch'esse recentemente trasformatesi: G.T.T. in Piemonte, Trenor in Lombardia, TPER in Emilia, ecc.
Marione
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Re: " C'erano una volta ... le F.S."

- Massimo Salvadori
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Re: " C'erano una volta ... le F.S."
Ma tant' è , credo che non si possa fare altrimenti, forse siamo noi Italiani a non amare le nostre ferrovie. Grazie comunque Mario !
- Arrigo
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Re: " C'erano una volta ... le F.S."
Dal libro ferrovie italiane immagini di p.gardin.
Ferrovie nel 1885-1928
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- Arrigo
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Re: " C'erano una volta ... le F.S."
Specialisti nel tagliare i cosiddetti rami secchi .. Forse anni 70 ?
Comunque specialisti in littorine , elettrotreni .grandi inventori ....ecc ma ahimè poco inclini a fare del trasporto pubblico ferroviario un sistema vero , capillare , turistico , ed altro .
- marione
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Re: " C'erano una volta ... le F.S."
50 anni fa avrebbero fatto uscire gli spazzaneve e sgombrato i binari .... e l'unica cosa che funzionava erano le ferrovie ...
...
Lascio a voi ogni commento !
Marione
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Re: " C'erano una volta ... le F.S."
L'Inghilterra col suo liberismo sfrenato tatcheriano fu la prima, in Europa, ad importare il modello del privato nelle ferrovie e da allora cominciarono i guai. In Italia, poi, questi guai sono amplificati perchè, come sempre, le privatizzazioni di comparti che precedentemente erano dei monopoli statali, le riusciamo a fare come peggio non si può. E' stato il caso delle telecomunicazioni, del gas, dell'elettricità, dei trasporti e dell'acqua potabile. A distanza di anni ora siamo tutti qui a dire che si stava meglio quando si stava peggio...
ciao e scusatemi la polemica... ma su questi argomenti ho davvero il dente avvelenato verso questo modello di società che ci siamo scelti.
- Massimo Salvadori
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Re: " C'erano una volta ... le F.S."
marioscd ha scritto:
caro Mario... stanno sopprimendo anche i ferry tra Sicilia e continente, se è per questo! Io non ho problemi a dichiararmi pubblicamente anti-liberista ed a pensare, altrettanto pubblicamente, che sanità, trasporti essenziali (e le ferrovie, perlomeno buona parte di esse lo sono), acqua potabile e istruzione (perlomeno quella base) dovrebbero essere SEMPRE a carico dello stato e le privatizzazioni in questi comparti dovrebbero essere avversate con tutti i mezzi. Non si deve creare profitto su questi settori a le spese non devono essere viste come tali ma come "servizi al cittadino" pagati equamente quando se ne fruisce e altrettanto equamente sovvenzionati dal contribuente fino ad arrivare alla parità di bilancio proprio in virtù del fatto che sono servizi primari.
L'Inghilterra col suo liberismo sfrenato tatcheriano fu la prima, in Europa, ad importare il modello del privato nelle ferrovie e da allora cominciarono i guai. In Italia, poi, questi guai sono amplificati perchè, come sempre, le privatizzazioni di comparti che precedentemente erano dei monopoli statali, le riusciamo a fare come peggio non si può. E' stato il caso delle telecomunicazioni, del gas, dell'elettricità, dei trasporti e dell'acqua potabile. A distanza di anni ora siamo tutti qui a dire che si stava meglio quando si stava peggio...
ciao e scusatemi la polemica... ma su questi argomenti ho davvero il dente avvelenato verso questo modello di società che ci siamo scelti.
Anch' io sono inc...mo per questa situazione, gli investimenti li fa il contribuente, la cattiva gestione affossa il tutto, i gruppi privati si prendono tutto per quattro soldi. I governi fanno credere che questo sia razionalizzare, invece è svendere i capitali pagati dai contribuenti con decenni di tassazioni. E' una storia già vista altre volte e che si ripete ciclicamente. Posso fare esempi illuminanti ma non è il luogo nè c'è il tempo.