Il pane di ieri, buono domani.
- marione
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Il pane di ieri, buono domani.
Difficile operazione ricordare, rileggere e raccontare il proprio passato, il mondi di ieri nel quale abbiamo vissuto. Operazione in cui si ricorre non solo e non tanto il rischio della nostalgia, quanto di rendere idilliaco ciò che in realtà non lo era affatto: rischio ancor più facile se il nostro passato si situa in un mondo un po' perduto, come quello della cultura contadina, e se i ricordi risalgono ad un'età precedente quella della maturità. Eppure resto convinto della verità di un detto...'al pa de ièr l'é bu po' a 'ndumà'. Come sempre nella saggezza contadina e popolare, il proverbio affonda le radici in un dato concreto, oggettivo - le grosse pagnotte che erano conservate per più tempo, non si prestavano ad essere mangiate fresche, ma davano il meglio del loro gusto un paio di giorni dopo essere uscite dal forno - per poi fornire un insegnamento più vasto: il nutrimento solido che ci viene dal passato è buono anche per il futuro e i principi sostanziali che hanno alimentato l'esistenza di chi ci ha preceduto sono in grado di sostenere anche noi e di darci vita, gioia, serena condivisione nel nostro stare al mondo accanto a quanti amiamo. Ma per non cedere alla facile e sterile mitizzazione di eventi ed abitudini del ' tempo che fu ' preferisco scrutare la realtà attraverso il filtro dei rapporti tra le persone, della concretezza delle loro esistenze, fatte di solitudine e di amicizie, di sofferenze e di gioie, un passato meno mitico, quindi, ma proprio per questo più aderente alla realtà. Oggi che i nostri pasti abbondano di un superfluo che vorrebbe illuderci di un'imperitura abbondanza, puà essere utile soffermarci a contemplare il pane, alimento così quotidiano sulle nostre tavole eppure rispetto al quale siamo invitati a chiederci se sappiamo davvero cosa mangiamo: abituati come siamo a consumare cibo in fretta, un po' ovunque, anche in assenza di una tavola, possiamo dire che ingoiamo alimenti come carburanti. Eppure il pane nella sua quotidianità , nel suo essere sempre presente sulla tavola, dovrebbe ricordarci che mangiando noi compiamo un'azione che è molto di più che un semplice nutrirci. Forse perchè si è perso il senso del pane, oggi quest'alimento viene così sostituito con tanti prodotti alternativi la cui unica positività consiste in una negatività, quella di non farci ingrassare. Nella vecchia vita contadina, il pane sulla tavola richiamava immediatamente i campi di grano che si alternavano alle vigne: il loro giallo che si stagliava nel cielo. E in mezzo a tanto bagliore, l'occhieggiare dei papaveri e dei fiordalisi, allora al riparo da diserbanti, così efficaci e spietati verso la bellezza che 'non serve'. Il pane in tavola: un tempo era un vero e proprio rito, sopratutto quando era costuituito da un'unica, grande pagnotta per tutti i commensali. Doveva essere posta al centro o accanto al capotavola, ne andava spezzato o tagliato solo quel tanto che si sarebbe mangiato, poi veniva distribuito, facendo attenzione che non cadesse a terra, e le stesse briciole venivano raccolte alla fine del pasto e sparse sul davanzale della finestra a nutrire gli uccelli, sopratutto d'inverno, quando la neve toglieva al passero, al pettirosso, la possibilità di trovare semi. E la vecchia civiltà contadina ha sempre accostato al pane un altro frutto della terra e del lavoro umano: il vino. Anche qui, il gratuito accanto all'essenziale: il pane fa vivere, il vino dà gusto alla vita: il pane ritempra le forze, il vino rallegra il cuore. Pane e vino sulla tavola sono lì a ricordarci la grandezza dell'uomo e a interpellare la nostra sensibilità: quanta fatica e quanta speranza sono raccolti in quei due semplici alimenti, quanti volti appaiono dietro di loro!
E ... chi ricorda più il caro, vecchio 'Fiasco', spazzato dalla modernità ?
Il contadino e il mugnaio, il fornaio e il vignaiolo, e poi il bottaio e il mercante, le loro famiglie e i loro bambini, le ansie e le speranze di un anno, le grida della vendemmia e i canti della mietitura, il silenzio delle cantine e dei granai, il rumore della mola e il pigiare dei tini ... E ora sono lì, raccolti sulla nostra tavola, a narrarci le qualità della nostra umanizzazione, a interpellarci si chi siamo e su come desideriamo che sia il nostro mondo.
Marione
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Re: Il pane di ieri, buono domani.
Grazie Marione.
Roby
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Re: Il pane di ieri, buono domani.
Mi sembra strano Marione, che tu non abbia scritto anche del profumo del pane, una cosa che ancora oggi, quando vado al forno a prendere il pane mi fa venire l'acquolina. Purtroppo oggi il pane per la maggior parte delle famiglie è diventato un accessorio superfluo, basta vedere quanto pane confezionato viene smerciato dai supermercati...
Rolando
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Re: Il pane di ieri, buono domani.
Oggi dobbiamo fare i conti con le calorie, il colesterolo e quant'altro, ma concordo con Rolando, io senza pane e vino non mi siedo nemmeno a tavola.
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Re: Il pane di ieri, buono domani.
Grazie Marione !
- dany023
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Re: Il pane di ieri, buono domani.
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Re: Il pane di ieri, buono domani.
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Re: Il pane di ieri, buono domani.
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Re: Il pane di ieri, buono domani.
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Re: Il pane di ieri, buono domani.
dany023 ha scritto:
una quarantina di anni fa, quando si stava peggio, ricordo che i nonni preparavano il pane cotto spezzettando del pane raffermo e cuocendolo con pomodoro, olio, sale e spezie. ma quanto era buono. e poi le fette di pane passate nelluovo e fritte che preparava mio padre. scusate ma mi è venuta fame.
se questo è stare peggio....
Rolando
- dany023
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Re: Il pane di ieri, buono domani.
- dany023
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