
"Trenistoria
piemontese" - Roberto - Piemonte
C'era una volta….
Così iniziano le storie e di conseguenza le… "fotostorie".
Un bambino di nome Roberto, vivace e felice, viveva nel quartiere
di San Salvario a Torino.
Chi conosce la città sa benissimo che la zona è vicina alla
centralissima
stazione di Porta Nuova. Al sopraggiungere della bella stagione
venivo spesso accompagnato da mia nonna sul cavalcavia di C.so Sommeiller,
strada che sovrasta l’immenso scalo che conduce al terminal della stazione.
Ancora oggi c’è la piccola panchina in marmo dove mi sedevo per osservare i
convogli.
Erano gli anni
1970/71.
Ore, ed a volte interi pomeriggi, ad osservare il lento transito in entrata ed
uscita dalla stazione.
Le manovre, il rumore del lento movimento degli scambi,
le vaporiere ancora vivaci, le 740 e le 625 che inondavano il cavalcavia con i
loro fumi e vapori…figurarsi l’emozione!
Ma allora questo
plastico?
Direte voi, ci stiamo annoiando!!!
Avrete certamente capito, che la passione e l’interesse che nutro ancor oggi
dopo diversi anni, e che mi ha portato ad iniziare nel Gennaio
2006
il lavoro, tutt’ora in fase di costruzione, nasce proprio in quegli anni.
Ma così tanto, vi domanderete, è dovuto trascorrere per produrre
qualcosa?
Calma ragazzi, dai cinque ai sei anni mio papà, con l’ausilio di
mia mamma, assecondarono questa mia piccola passione riproducendo un piccolo
plastico che ancora oggi custodisco.
Purtroppo per ragioni di spazio, di tempo, di studio e di lavoro,
negli anni non ebbi mai l’opportunità di crearne uno nuovo, anche se nella mia
fervida fantasia, ho sempre mantenuto un’idea…. quella attuale!
Ma come si è formata quest’idea ?
Sin da piccolo e successivamente da adolescente, frequentavo
alcuni amici che abitavano a Milano, per cui quale mezzo più conveniente per
raggiungere la “madunina” se non il treno?
Durante questi viaggi osservavo tutto ciò che mi offriva il
percorso: le campagne, la natura, i campi coltivati, gli immensi cascinali
operosi. Traendo spunto da questi ricordi ho cercato di riprodurre un plastico
sicuramente di fantasia ma che comunque mi facesse rivivere questi ricordi e
quelle emozioni quali ad esempio un I.C. che sfreccia in mezzo alla natura.
Che pattume, che noia, niente ponti od elicoidali, niente
stazioni nascoste; nulla di tutto questo. L’emozione e il ricordo di quei tempi spensierati hanno avuto il
sopravvento.

Certo la tecnologia digitale alla quale mi sono affacciato è stata
una bella sorpresa, ho acquistato alcune
macchine nuove HHRR, la E402 A, E444R,
D245, E633 ed alcune carrozze sempre HR ed ACME. Mi sono affidato per i comandi
ad una centralina digitale Arnold mod.86202.

L’armamento è Roco senza massicciata: quest’ultima, con molta
pazienza, l’ho riprodotta manualmente seguendo i classici consigli: vinavil,
acqua e qualche goccia di sapone liquido per lavastoviglie.

Purtroppo i lavori procedono a rilento, le esigenze di famiglia
hanno la
precedenza, ma ritagli di tempo c’è ne sono sempre. Durante questi anni nei
quali mi sono affacciato nuovamente a questo fantastico hobby, qualcuno mi ha
suggerito:
non importa
quanto impiegherai a finirlo l’importante e che non finisca mai…
Sarà proprio così?
Un saluto a tutti gli appassionati. Roberto.
Foto 1:
La rimessa immortale. |
Foto 2:
il plastico agli inizi. |
Foto 3:
La stazione centrale. |
Foto 4: manovre allo scalo merci. |
Foto 5-6:
IC in
campagna
a settembre e l'arrivo in stazione. |
Foto 7:
IC in arrivo
in stazione. |
(cliccare sulle foto per ingrandirle) |
attesa in
stazione |
l'edicola |
la cascina
operosa |
il piccolo scalo |
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