
"Il
plastico di Valbruna" - Andrea e Michele - Lombardia
La passione per il fermodellismo è più
diffusa di quanto si possa immaginare.
Parlando con Michele, un collega di lavoro conosciuto alcuni anni
prima, vengo a sapere della sua smisurata passione per il modellismo ferroviario
e che il suo parco rotabili è da decenni segregato in una antica cassapanca in
legno. E’ proprio dalla comune passione che nasce l’idea di questo plastico che
ha permesso all’amico Michele di realizzare il suo sogno e di ridare vita alle
sue vecchie locomotive impolverate e consentire a svariati carri merci e vagoni
passeggeri, da troppo tempo desolatamente statici, di poter nuovamente
correre....
La spaziosa mansarda di Michele ci ha consentito di realizzare un
plastico di medie dimensioni e l’impianto ad angolo è stato così progettato per
sfruttare le due pareti del locale. Abbiamo infatti optato per la forma ad “L”
oltretutto più originale della classica forma rettangolare.
(cliccare sulle foto per ingrandirle).
  Abbiamo progettato l’opera su più livelli e ci siamo avvalsi di
un programma di progettazione plastici per calcolare con estrema precisione le
pendenze (massimo 3%) e verificare i “punti critici”.
Il basamento è costituito da diversi listelli di abete 40mm x
40mm, rinforzati in più punti e "rivestiti" con pannello MDF 6mm per rendere il
tutto più stabile e robusto. Il materiale d’armamento impiegato è del tipo
Rocoline senza massicciata. I binari sono posati con molta cura su una base di
sughero 5mm e successivamente riempiti con massicciata di vario colore mediante
una siringa monouso utilizzando la consueta mescola acqua – vinavil - detersivo
per piatti.
 Per dare un’impronta vissuta, le rotaie sono state “arrugginite”
con colore acrilico “terra d’ombra bruciata” mentre le traversine in alcuni
punti sporcate di nero per simulare le chiazze di grasso ed olio lasciate dalle
bielle delle locomotive. Anche la sede stradale è stata realizzata con una base
di sughero opportunamente ricoperta da un leggero strato di gesso scagliola
allungato con acqua e vinavil. Per renderla simile al vero, abbiamo inserito la
segnaletica orizzontale e verticale arricchendo il tutto con cartelli
pubblicitari che si riferiscono all’epoca di ambientazione del plastico, i
mitici anni ottanta. Il comando dei treni è ottenuto tramite il sistema digitale
Roco Lokmaus 2 mentre il controllo degli scambi mediante due pulsantiere con
interruttori a due posizioni con segnalazione di ritorno.
Il plastico è composto da quattro pannelli Quello centrale, "la
stazione di Valbruna", è il più grande (135 x 167cm).   
Il più piccolo,
"il
deposito di Lerino" (70 x 125cm), è relativo alla parte terminale destra.
   

Gli
altri due, "località laghetto" e "la rocca" hanno analoghe dimensioni ovvero 135
x 125cm.
    
Su tutto svetta proprio la rocca inserita nel terzo pannello, dalla
quale si domina l’intera vallata mentre una parte della stazione principale ed
il laghetto montano compongono il primo pannello. Il fulcro dell’impianto è
comunque la stazione di transito di Valbruna caratterizzata da un intenso
traffico di viaggiatori e che consente un buon movimento di treni che si possono
alternare a più riprese.
I convogli possono entrare in stazione da due portali differenti.
Il primo consente l’accesso ai binari 1, 2 e 3 mediante uno scambio triplo, dal
secondo si transita sui binari 4 e 5. Viene di certo privilegiato l’andamento
del tratto “di parata” (binario 5) sul quale si può ammirare il transito dei
treni più lunghi nel massimo del realismo. Transitando sullo stesso binario si
accede alla carbonaia con rifornimento dell’acqua ed alla rispettiva sabbiera.
 All’ingresso di Valbruna c’e anche una cabina di manovra e poco distante una
baracchetta in tipico stile italiano. Le banchine sono tre e tutte dotate delle
rispettive tettoie, la prima (binario 1) di provenienza industriale, le altre
autocostruite con cartoncino e stuzzicadenti. Lampioni, panchine,
cartellonistica ferroviaria, e personaggi Praiser dipinti a mano, rendono più
ricco il tutto. Alle spalle del fabbricato viaggiatori il traffico è intenso
infatti la strada statale è proprio a ridosso della ferrovia.
   
In uscita da "Valbruna" partono due percorsi. Uno è completamente
in piano e solo per una piccola parte visibile attraverso i muri con arcate che
costeggiano la zona del parcheggio situato a ridosso di un distributore di
carburante (e relativo autolavaggio). Caratteristica l’area di cantiere,
segnalata da apposito cartello a vela, nella quale si sta provvedendo alla
rimozione di un binario ormai in disuso. L’altro percorso, che da vita al primo
pannello,
sale con una linea a semplice binario piuttosto sinuosa ed a ridosso
di una zona montana nella quale viene anche segnalato il pericolo di "caduta
massi". Questo tracciato è ricco di ponti e gallerie per cui non abbiamo
ecceduto col numero di edifici. Le due villette, più la terza in costruzione, si
incontrano dopo aver superato il lungo ponte che fa da sfondo al secondo
pannello e che conduce, dopo un doppio elicoidale, nuovamente in stazione. Il
terzo pannello è però caratterizzato dalle rovine di un vecchio castello che
svetta prepotente ad alta quota e che domina l’intera zona, caratterizzata da
rocce e dirupi e dalla vegetazione ricca e lussureggiante. In quota, abbiamo
costruito un tracciato autonomo che percorre tutti e quattro i pannelli. Nel
primo la linea costeggia il laghetto (realizzato con resina bicomponente), nel
secondo percorre il lungo ponte con falso doppio binario
per poi imboccare nel
terzo la galleria sottostante la montagna sulla quale sorge la rocca. Infine la
linea transita dalla piccola fermata di Lerino, dove è presente un deposito
locomotive a due vie. E’ un elemento talmente caratteristico della ferrovia che
in un plastico come questo non poteva assolutamente mancare. Si tratta di un
edificio di provenienza commerciale ma anche in questo caso, con un po’ di
creatività e fantasia abbiamo reso il tutto più reale. Il tracciato, a binario
semplice è funzionante anche in analogico, consente una minima varietà di
percorso ed in questa linea privilegiamo la circolazione di modesti di convogli
viaggiatori e merci.
La
zona scelta è in Italia e siamo a Valbruna (nome di fantasia che trae spunto
dall’edificio Faller "Waldbrunn"), una cittadina di provincia, ai piedi di una
collina.. Vale sempre la regola che è il paesaggio che si adatta alla linea
anche se deve apparire il contrario ed è per questo che abbiamo inserito
trincee, terrapieni, il laghetto ed alcune opere d’arte. Ci sono ben tredici
portali, alcuni autocostruiti, altri di provenienza commerciale ed
opportunamente sporcati con differenti colorazioni. I ponti sono quattro e tutti autocostruiti. In particolare il ponte che fa da sfondo alla stazione ha un
forte impatto visivo sul plastico ma caratteristico è anche quello in pietra a
due archi. Lo abbiamo realizzato in compensato e rivestito con gesso scagliola e
vinavil, poi abbiamo ricavato con una punta di compasso alcune mattonelle che
sono visibili nei punti in cui la parete si sta crepando. Il buon aspetto finale
dell’opera architettonica è poi dipeso, come sempre, dalla verniciatura e dal
suo invecchiamento. Il pendio è generalmente dolce tranne la zona della rocca il
cui fianco è scosceso e a strapiombo. Il metodo utilizzato per realizzare lo
scheletro dei rilievi
è quello tradizionale (polistirolo ad alta densità,
cartone e cartapesta) con una variante rispetto al mio precedente lavoro. Per
velocizzare i tempi e rendere la struttura più rigida abbiamo utilizzato “bende
gessate” (poi rivestite con uno strato di carta igienica per rendere il tutto
più uniforme) acquistate ad un prezzo modico presso una nota catena di negozi di
giocattoli. Ad essiccazione avvenuta abbiamo dipinto la struttura con un colore
acrilico di fondo, prevalentemente “terra d’ombra bruciata” per simulare il
terreno e grigio chiaro per le zone rocciose. Le rocce sono anch’esse in
cartapesta, polistirene ma anche realizzate in gesso mediante uno stampo in
silicone. Il laghetto era la cosa che ci destava più preoccupazione
perché non ne avevamo mai realizzato uno prima. Alle fine, crediamo di aver fatto un buon lavoro.
Come prima cosa abbiamo creato la base dove alloggiare l’acqua ed il rispettivo
avvallamento (circa 1,5 cm), lo abbiamo ricoperto con le bende gessate e
lasciato asciugare per un paio di giorni. Quindi lo abbiamo colorato con un blu
verdastro, la parte più “profonda” con una tonalità più scura, e via via,
procedendo in modo concentrico, con una tonalità più chiara. Una volta compiuta
questa operazione abbiamo riempito il laghetto con la resina lasciando poi
asciugare il tutto per circa ventiquattrore. E
finalmente, dopo sei mesi di appassionante lavoro, la nostra
ferrovia ha preso vita ed i rotabili, per troppo tempo segregati nella
cassapanca di Michele (dopo opportuna pulizia e digitalizzazione) hanno ripreso
vita.
Era ora! |