I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
Scherzi a parte ho un po' di confusione in merito alla descrizione della migrazione degli elettroni tra N e P, ma vista l'ora è meglio che mi rilegga tutto domani con calma.
Stai introducendo questo concetto per parlare del funzionamento di diodi e transistor e la chimica è un argomento altrettanto impotante e che non tutti conoscono bene, me compreso.
Forse l'ho già detto, ma è encomiabile lo sforzo che stai facendo con i tutorial.
Ciao
Edgardo
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
Per capire bene il concetto di movimento degli elettroni e dei buchi nei semiconduttori, bisogna sempre ricordarsi che il moto degli elettroni è contrario a quello della corrente elettrica, quindi, per gli elettroni che entrano nel polo positivo della batteria bisogna considerare un moto identico delle cariche elettriche in uscita.
Mi fermo un attimo, raccolgo le idee e faccio un paio di schemi, come quelli sopra, che spiegano in parallelo in moto degli elettroni e delle cariche elettriche sui semiconduttori. Era mia intenzione non addentrarmi troppo sul concetto di "portatori di maggioranza e minoranza", ma temo che, per essere più chiaro, dovrò spiegarlo.
Ti ringrazio per i complimenti. Non è per me un grande sforzo spiegare ciò che da anni conosco. Il problema è spiegarlo con termini semplici, evitando il "tecnichese", che sia comprensibile a tutti, senza dover far studiare anche chimica e fisica.
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
I due neuroni non gliela fanno a starti dietro!!!
Maurizio
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
Mi sono ragionato bene come spiegare il concetto dei semiconduttori. A voi, fondamentalmente non serve capire a fondo perché avviene il "senso unico". L'importante è capire come usarlo e, soprattutto, come non usarlo.
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
Abbiamo visto che un semiconduttore P continene un numero di buchi atomici superiore al numero degli elettroni. Lo si può quindi considerare un "portatore di maggioranza di buchi", ovvero un volgare portatore di buchi.
Un semiconduttore N contiene una maggioranza di elettroni liberi, non legati necessariamente al proprio atomo. Lo possiamo considerare un "portatore di maggioranza di elettroni".
Quando applichiamo una corrente elettrica come nello schema seguente, ovvero, applichiamo una polarità negativa al semiconduttore P (di conseguenza positiva al semiconduttore N) Accade che:
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I pochi elettroni presenti nel semiconduttore N si muoveranno verso il polo positivo della batteria, ma essendo pochi, dopo breve tempo, in moto cesserà. La corrente elettrica, che uscirà dal polo positivo della batteria, che segue un moto inverso, troverà un grande ostacolo sulla giunzione, in quanto, dall'altro lato, sul semiconduttore P, vi saranno solo buchi che si "mangeranno" quei pochi elettroni e non vi sarà transito di ritorno degli elettroni alla batteria. La giunzione diverrà un ostacolo.
Se invertiamo la polarità, ovvero, colleghiamo il polo positivo alla semiconduttore P, avremo un transito continuo di elettroni sulla giunzione. Elettroni che andrano a chiudere i buchi che si formano sul semiconduttore P. La corrente elettrica, in uscita dalla batteria, trovando i buchi chiusi sulla giunzione, riuscirà a transitare, attraversando il semiconduttore N.
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- marioscd
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
ciao!
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
@ Mario: E' verissimo. Tant'è che alcune teorie coplottistiche vogliono che la reazione chimico-fisica di alcuni cristalli venne studiata dopo l'incidente del "fantomatico" disco volante a Roswell (New Mexico), proprio nel 1947. Sarà un caso, sarà vero.... Fortunatamente ci sono prove che "qualcuno" li studiava già da più di vent'anni.
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
Oppure il cristallo di Kriptonite....
Ma noi siamo scienza, non fantascenza. Atteniamoci a fatti concreti dimostrabili.
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
Il diodo
Il diodo è il primo componente che s'incontra nella vasta gamma di componenti con giunzione P-N, sia che la giunzione sia in cristalli di germanio che di silicio.
Il simbolo del diodo è il seguente:
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Il simbolo schematico del diodo sottolinea la posizione dei semiconduttori interni.
Da un lato abbiamo una freccia, che sta ad indicare il lato del semiconduttore P, mentre dall'altro lato abbiamo una barra, che indica il semiconduttore N.
La freccia e la barra ci aiutano anche a capire il lato in cui la corrente elettrica può passare, lato freccia, ed il lato in cui la corrente elettrica viene bloccata, lato barra.
Esistono vari tipi di diodi, in base all'utilizzo che se ne deve fare ed alla potenza cui sono sottoposti.
Infatti, quando applichiamo un diodo, dobbiamo tenere conto delle caratteristiche della giunzione e quanta corrente dovrà attraversarla, oppure quanta corrente opposta dovrà bloccare. Vi sono dei limiti di sopportazione, limiti che, se superati, compromettono irrimediabilmente la giunzione.
Ora, per approfondire bisognerebbe studiare i vari tipi di giunzioni per poter calcolare la corrente dritta e la corrente inversa massima applicabile, oggi è più comodo e semplice verificare il datasheet del componente.
Cos'è un datasheet?
E' l'elenco delle caratteristiche tecniche del costruttore del componente.
Il diodo è un semplice tubetto di materiale plastico con due reofori che escono dai lati. I reofori, essendo polarizzati, hanno il nome di anodo e catodo. Il componente riporta sempre sul tubetto una riga che segnala la parte del catodo, ovvero, il lato del semiconduttore N e, rispetto al simbolo schematico, vuole considerato come da schema seguente:
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- liftman
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
Se non ne avete mai sentiti.. Non ve lo immaginate nemmeno. [xx(]
I LED
Un altro interessante componente, formato da una giunzione di semiconduttori P-N, è il Led.
Il led altro non è che un diodo luminoso, infatti il nome è proprio l'acronimo dall'inglese "Light Emittig Diode", ovvero, diodo ad emissione luminosa.
Il suo funzionamento è identico al semplice diodo ed anche la sua costituzione è "quasi" identica.
Quasi in quanto la giunzione, ovvero il semiconduttore P ed il semiconduttore N, sono formati da altro materiale e non cristalli di germanio o silicio.
Quando il diodo viene attraversato dalla corrente elettrica, sulla giunzione, nel punto d'incontro fra le maggioranze atomiche, viene rilasciata energia sottoforma di fotoni. Questi fotoni liberi generano vera e propria luce. Il colore della luce emessa dipende dalla frequenza del materiale dei semiconduttori che formano giunzione.
Possiamo trovare infatti arseniuro di gallio, fosfuro di gallio, carburo di silicio, nitruro di gallio, etc...
Come ho spesso spiegato, un led, non è una lampadina, non c'è alcun filamento che diviene incandescente, ma è una reazione atomica di materiali compositi sul punto di giunzione dei semiconduttori.
Per ottenere la luminosità è necessario che la corrente in transito sia nei parametri richiesti. Se è troppo bassa non si genererà il fronte di valenza (buchi vs elettroni) sulla giunzione, se è troppo alta, la giunzione brucerà per l'eccessiva temperatura raggiunta. E' quindi un grave errore mettere una resistenza grande per ridurre la luminosità, comprometteremmo l'efficienza e lo stato fisico della giunzione.
(Quando acquistiamo i led in rete, verifichiamo il datasheet, ed alla voce "luminous intensity" andiamo a verificare che abbia un emissione luminosa che si confaccia alle nostre esigenze. In questo modo faremo "lavorare" la giunzione sempre in condizioni ottimali).
Un led è fatto come nello schema seguente, che ricalca la tipologia più utilizzata, ma ne esistono centinaia di tipi diversi, per forma e colore.
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Negli schemi elettrici, il led, ha lo stesso simbolo del diodo (in quanto è un diodo) con alcune frecce che indicano l'emissione luminosa.
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N.d.A.: Quando, nei lontani anni '80, studiavo elettronica, esistevano solo quattro tipi di led, verde, giallo, rosso e bicolor (rosso-verde). I calcoli della resistenza da applicare, per portare a condizioni ottimali la giunzione ed avere efficienza luminosa, erano molto semplici. Tutti i led richiedevano circa 0,015 ampere, +/- 20%. Oggi esistono centinaia di tipi di led. Ed ognuno, in base alla dimensione, tensione di alimentazione, luminosità emessa, colore emesso (quindi tipologia dei semiconduttori), richiedono tensioni ed correnti diverse.
E' bene verificare il datasheet del componente prima di calcolare la resistenza. Mai fare calcoli... dandoli per scontati.
P.S. In molte "partite" cinesi di led, molto spesso, l'anodo ed il catodo sono invertiti. Oppure sono invertiti i semiconduttori interni. E' sempre bene provare un led prima di applicarlo al circuito, per verificare la corretta polarizzazione..
- marioscd
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
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- roy67
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
- La massima tensione dritta applicabile
- La massima corrente dritta
- Massima corrente di picco dritta non ripetitiva
- Massima corrente di picco dritta ripetitiva (cioè regolarmente ciclica)
- Massima tensione inversa applicabile
- Massima corrente inversa di picco
Quando utilizziamo un diodo dobbiamo tenere conto di queste cose perché altrimenti, se solo uno dei parametri sopra citati viene superato, il diodo brucia.
Tutti questi dati sono riportati sul datasheet del componente e, quando costruiamo un circuito, dobbiamo valutrare le caratteristiche che questo avrà per inserire il diodo adeguato.
Un altro componente della famiglia dei diodi è:
Il diodo Zener
Abbiamo visto che, sulla giunzione dei semiconduttori, quando polarizziamo il diodo inversamente, si ha una rottura dei legami tra gli atomi del semiconduttore, provocata dalla vibrazione stessa degli atomi, quindi non abbiamo il fronte di valenza dei portatori di maggioranza (elettroni vs buchi). La corrente elettrica non transita.
Ma se aumentiamo la corrente inversa, la differenza di potenziale ai lati della giunzione, raggiunge un valore tale da determinare una forza sufficiente da allontanare dalle loro orbite un gran numero di elettroni periferici dagli atomi che si trovano nelle vicinanze della giunzione, producendo un considerevole aumento dei portatori di minoranza, facendo aumentare molto intensamente la corrente inversa.
Contemporaneamente si verifica anche un altro effetto, ovvero, i portatori di minoranza in prossimità della giunzione, vengono accelerati in modo tale da urtare gli elettroni periferici, staccandoli dalle loro orbite.
Queste cariche libere producono, sempre per urto, altre cariche libere, che a loro volta ne producono altre, e così via. Questo effetto viene chiamato "effetto valanga".
Questa caratteristica del diodo zener fa si che, pur variando la corrente in transito, anche ad ampi limiti, la tensione che attraversa la giunzione rimanga sempre costante, un buon stabilizzatore di tensione.
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I diodi Zener, oltre che ad aver riportato, sul componente, la linea di marcatura del catodo, riportano anche la tensione costante che emettrono.
Lo so! Questa farà venire il mal di testa davvero. Ma più semplice di così.. Non sono stato capace di spiegarlo... [:I][:I][:I][:I][:I]
- roy67
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
Pensare che, nonostante tutto, ancor'pggi, se parli di emissione fotonica, qualcuno pensa ai "raggi fotonici" di Goldrake, e ride. Inconsapevole che il laser di taglio, oggi molto spesso usato, è proprio un raggio fotonico. Una concentrazione di quanti di luce.... appunto... Fotoni, talmente concentrati che sono in grado di tagliare svariati materiali, dal legno ai metalli.
A concentarzioni molto più basse abbiamo i led RGB, in grado di emettre l'intera scala cromatica dell'arcobaleno, più il bianco. Sono il led utilizzati nei monitor ad alta risoluzione.
Bene. Facciamo una piccola pausa.
Raccolgo le idee, e proseguiamo. Abbiamo già "valicato" il picco. Ci saranno ancora alcuni piccoli "strappi", ma, tutto sommato, ormai siamo in discesa. Iniziamo a vedere cosa accade mettendo insieme i componenti studiati fin'ora. Perché è assiemandoli che otteniamo qualcosa di concreto.
Abbiamo visto la resistenza. Componente in grado di "abbassare" la corrente elettrica.
Il condensatore. Componente in grado di accumulare capacità elettrica.
Il diodo, componente in grado di creare sensi unici alla corrente elettrica.
Il led, componente in grado di illuminarsi se attraversato in senso corretto dalla corrente elettrica.
Faremo un piccolo passo indietro. Parleremo un po' del trasformatore di corrente e poi inizieremo a studiare cosa fare con tutti questi componenti.
Inizieremo ad analizzare il primo schema elettrico vero e proprio.
- Edimau
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
Un attimo di pausa, non guasterebbe, anche perchè questo è il periodo delle vacanze estive!!!
Maurizio
P.S.
Scherzi a parte, effettivamente ci vuole un po per assimilare ( per chi come me parte da zero) soprattutto per "collegare" fra di loro i vari argomenti.
Vanno letti e poi riletti più volte!!!
- Edgardo_Rosatti
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
Ovviamente sto scherzando Roberto. Una trattazione così ben fatta e con parole semplici per descrivere il mondo dell'elettronica non è facile trovarla. Anche se, lo ammetto, mi sono un po' perso con gli elettroni che migrano. Ma va bene, mi fido sulla parola [:I] è un problema mio.
Poi quando hai citato Star Trek quasi mi veniva un coccolone, in quanto sono un fan (non lo nego e ne vado orgoglioso) sfegatato di questa saga.
Il Rodenberry doveva per forza trovare la quadra per gustificare la possibilità di viaggiare a velocità superluminari e si è inventato il dilitio con la reazione materia/antimateria.
Ma il massimo secondo me si è avuto con la serie NG (Next Generation) dove si mette veramente in discussione tutta la fisica, anche con una punta di fatascienza.
Ringrazio anche Rolando e Mario per i loro puntuali e competenti interventi.
Ciao
Edgardo
- roy67
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
Però a Gene Roddemberry bisogna dare ragione. Aveva una visione del futuro molto realistica. Comunicazione con pseudo cellulari a guscio (fra l'altro, oggi, già passati di moda). Chi non ricorda.. "Kirk a Enterprise.... Energia!"
Oppure il tenente Uhura con l'auricolare blue thoot. La velocità di curvatura spazio temporale.. Non è poi una panzana. Il problema è avere propulsori adatti.. Ma era, lo ricordo, il 1966.
Dovevo ancora nascere....
P.S. Allo Smithsonian museum di Washington DC è esposta la "vera" NCC 1701 Enterprise, quella usata per le riprese dei film.
http://airandspace.si.edu/collections/a ... myCarousel
- Edgardo_Rosatti
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
roy67 ha scritto:
P.S. Allo Smithsonian museum di Washington DC è esposta la "vera" NCC 1701 Enterprise, quella usata per le riprese dei film.
http://airandspace.si.edu/collections/a ... myCarousel
Grande!
Ti lascio con questo, con tutti i led che monta sembra un camion volante:
..ecco perchè la gente vede gli ufo
- roy67
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
Anche se vola... Troppi led....Per quanto sia inapproppriato parlare di realismo.. (L'Enterprise esiste solo nella fantasia), E' molto più realistica questa NCC 1701-A, seconda versione dell'astronave, adottata verso la metà degli anni '70.
Vabbè.. mettiamo anche quella originale....
- Edgardo_Rosatti
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
Una riproduzione statica consente di avere sicuramente particolari più fedeli.
Qui la prima versione:
La cosa originale è che il disco dell'astronave fa da ala portante con alettoni ed il supporto delle gondole di curvatura fanno da timone e da elevatore.
ciao e grazie per i video
- roy67
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
Trovare il baricentro e generare portanza, anche a bassissime velocità (come si può vedere) non è sicuramente stato facile, considerando che non ha ali piane.
- roy67
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
Ricrazione finita. Torniamo in classe.
Visto che se n'è accennato, ma non se n'è parlato.
Considerato che potrebbe essere importante, ai fini di capire meglio l'emissione luminosa dei led. Parliamo un po' del..
Sistema colori RGB - InfraRed - U.V.A
Il sistema colori RGB è un sistema di emissione luminosa colorata basata su 3 colori fondamentali.
Ma partiamo dall'inizio.
Sappiamo che l'occhio umano percepisce i colori (se non è daltonico) all'interno dello spettro elettromagnetico fra il viola ed il rosso.
Ovvero, partendo dalla lunghezza d'onda di 380 nanometri per il viola, ai 750 nm circa del rosso.
La scala, con il variare progressivo della frequenza, <font color="red">dovuta alla differente lunghezza d'onda</font id="red">, cambia colore, passando dal viola, blu, verde, giallo, arancio, rosso.
Al di fuori della scala dei colori visibili, abbiamo le cosiddette frequenze invisibili, quindi, prima del viola, abbiamo i raggi ultravioletti, mentre oltre il rosso abbiamo gli infrarossi.
Per ottenere la scala di colori su carta stampata abbiamo necessità di tre colori base quali il giallo, il blu ed il rosso (giallo, ciano, magenta - colori base delle comuni stampati), miscelandoli, otteniamo le altre tonalità, in quanto sono colori di tipo "sottrattivo", cioè, un colore, miscelandosi all'altro, oltre che a donare la sua tonalità, ne toglie all'altro.
I colori emessi da radiazione fotonica (luce dei led) sono invece di tipo "additivo", cioè si sommano soltanto. I colori base sono Rosso, Verde, Blu, .
Da questi colori è stato definito l'acronimo RGB, dall'inglese Red-Green-Blue.
Questi colori sono la base di colore di tutti i led, calcolata la frequenza che il semiconduttore deve emettere, il costrutttore ha il led del colore voluto.
I primi led erano solo rossi e verdi, colori base dell'RGB, sommando il rosso ed il verde si ottiene il giallo.
Infatti i led gialli hanno semiconduttori che emanano entrambe le frequenze. Lo si può verificare da un led bicolore, che emana luce rossa o verde, ma se alimentiamo entrambi gli anodi, otteniamo luce gialla.
I led blu sono comparsi molto più tardi, perchè chi li inventò e produsse tenne per se il brevetto esclusivo. Dagli anni '70 (circa) entrarono in commercio solo dopo la scadenza del brevetto.
Con l'entrata in commercio del led blu si potè ottenere finalmente l'intera gamma di colori da un solo led.
Miscelando quindi i tre colori, in proporzioni diverse otteniamo tutta la scala, dal viola al rosso.
Ma direte... Il led bianco?
La luce bianca la si ottiene miscelando tutti i tre colori contemporaneamente.
Il sistema RGB è utilizzato come scala di taratura colori dei monitor, televisori, etc.
Come mai il vostro TV a led emette tutti i colori?
Perché il monitor è costituito da centinaia di migliaia di micro led RGB, che hanno la possibilità, ognuno, di emettre tutti i colori percepibili dall'occhio umano.
Ma.....
Se abbassiamo la<font color="red"> lunghezza d'onda</font id="red"> dell'emissione fotonica del semiconduttore, usciamo dal campo della luce percepita, la frequenza è talmente <font color="red">alta</font id="red"> da essere invisibile all'occhio umano. Ma non significa che non ci sia. Una luce tanto scura da chiamarsi "ultravioletto". ovvero, oltre la luce viola.
Se invece <font color="red">allunghiamo la lunghezza d'onda</font id="red">, oltre il rosso?
Otteniamo una luce di frequenza talmente <font color="red">bassa</font id="red"> da uscire dalla nostra capacità percettiva. L'infrarosso.
- Handyman
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Re: I circuiti digitali, partendo dall'ABC.
La frequenza a cui mi sono riferito è quella elettromagnetica, espressa in nanometri, la scala è inversa.
Ho considerato tale scala per fare un comparativo con i colori percepiti dalla cose fisiche, per fare l'esempio della miscelazione dei colori.
Già è complesso l'ergomento. Se faccio un comparativo su scale differenti diviene ancor più incomprensibile.
Per rifare l'esempio, se misceliamo le tempere gialla e blu otteniamo il verde.
Ma nella scala RGB il verde è un colore base ed è il giallo ottenuto da miscelazione di rosso e verde.
E' corretto però dire che la luce viene considerata in frequenza di lunghezza d'onda e non in frequenza elettromagnetica come i colori emessi di riflesso dalle "cose".
Ecco un esempio da Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Spettro_visibile
Come si può notare, lo spettro visibile elettromagnetico, ha una scala in nm che parte dal viola (400 nm) ed arriva al rosso (700 nm)
Inverso discorso se usiamo, come unità di misura, la frequenza espressa in radiazioni a lunghezza d'onda.
Il viola corrisponde a 790 THz, fino al rosso, che corrisponde a 400 THz.