Quando la bottega era il riferimento
- marione
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Quando la bottega era il riferimento
Mercerie, osterie ed alimentari un mondo fatto di vecchie macchine da caffè, vecchie affettatrici, scaffali antichi che ospitavano vasi pieni di spezie, botteghe antiche ormai scomparse definitivamente dai nostri territori. La grossa macina che spreme le olive sempre lì pronta ad entrare in azione. Dall'altra parte della bottega, nel frattempo il pizzicagnolo gira la ruota che serve ad adagiare il prosciutto sul pane appena uscito dal forno, mentre sull'uscio vecchiette col fazzoletto in testa discutono del più e del meno nella penombra di una tiepida primavera. Immagini sbiadite di un tempo andato, quando la piccola bottega del centro o del quartiere rappresentava un universo unico: luogo dove fare la spesa acquistando dal pane alla stoffa, oppure cibi preconfezionati presentati secondo la convenienza e abitudini, intenerito col lardo ed aglio, nei tegami o in padella. Quando d'inverno c'era la calda bollente 'torta' fatta col sangue di maiale, vigorosa di pepe e di sale e il venerdì entro vasche piene d'acqua, il canonico baccalà. Quando spesso fare la spesa per alcune famiglie, si faceva di solito a credito su un grosso quadernetto tutto consunto, i fogli anch'essi ormai neri e fuori uso, zeppi di segni e di cancellature e quando il bottegaio lo tirava fuori per segnare, sospirava e lo chiamava 'il libro dei sospiri', dove molti, forse troppi, segnavano e pochi pagavano, e quando ciò avveniva altri davano acconti così che il debito veniva ritoccato cotinuamente, ma mai riscattato. Al di fuori delle eccezioni, la realtà quotidiana, nella bottega, era anche un luogo dove incontrarsi, o più semplicemente trascorrere qualche ora prima di fare ritorno a casa. E' stato un graduale declino protrattosi negli anni del boom economico, e conclusosi rapidamente in questi ultimi anni. E' dunque cambiato qualcosa nei nostri territori fermi da secoli su basi immutate, così com'è stata sconvolta la tradizionale fisionomia del territorio che ne ha distrutto anche i segni. Vi sono ragioni economiche validissime, che hanno fatto cambiare i criteri d'assegnazione della mappa commerciale, difficoltà che le piccole realtà hanno in questi ultimi anni dovuto competere con la grande distrubuzione dei super o iper mercati. Così quel vecchio tessuto fatto di botteghe antiche, mercerie, osterie ed alimentari in genere, quasi di soppiatto, ad una ad una sono scomparse, senza far scena, senza chiasso, senza polemiche. Ieri pareva ci fossero ancora tutte. Oggi, se si vanno a cercare di proposito, nei luoghi consueti, a metà della contrada, dietro la piazza grande, o nell'angolo più remoto della piazzetta, non se ne trova più una. L'evolversi dei costumi e delle mode, l'avanzare delle tecnologie, non possono però farci dimenticare quelle gustose e geniali testimonianze di vita quotidiana. Certi paesaggi sono confusi ormai nell'urbanistica odierna, ma basta un nonnula per far scattare la molla dei ricordi per chi non conosce le rughe del tempo e non invecchia mai. Così ciascuno di noi si ferma su ciò che la memoria gli suggerisce, su quello che riesce a ripescare dentro la grande rete dei ricordi.
Marione
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Re: Quando la bottega era il riferimento
Rolando
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Re: Quando la bottega era il riferimento
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Re: Quando la bottega era il riferimento
Il peggio come qui a Torino che alla chiusura di queste botteghe aprono solo più locali per bere solo di notte, abito a 300 m da Piazza Vittorio la più grande piazza europea ora regno della movida dove questi locali stanno colonizzando il mio quartiere portando solo fastidio e confusione, in pratica dal giovedì alla domenica non si può dormire, oltre alle frotte di ubriachi abbiamo il piacere dello spaccio,prostituzione, danneggiamenti alle auto o cose senza che non vi siano controlli ovviamente.
Ma ai comuni va bene così visto che hanno fatto cassa vendendo le licenze per i bar.
Sono deluso per non dire altro[:(!][:(!]