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Un mestiere indimenticato nelle nostre città

Quando non sai dove mettere una discussione ovvero non è fermodellismo.

Moderatori: liftman, Fabrizio

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marione
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Iscritto il: lunedì 4 marzo 2013, 13:41
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Un mestiere indimenticato nelle nostre città

#1 Messaggio da marione »

Dal "ciclista" a riparare le bici ripercorrendo tante botteghe.

"Una volta che hai imparato ad andare in bicicletta non lo dimentichi più..". Così diceva un adagio popolare. Oggi, forse, la bicicletta è il mezzo più diffuso in Europa e nel mondo in generale. Il primo grande boom, in Italia, lo ebbe nel secondo dopoguerra (1950/1960) per ovvi motivi. Poi, nel '70 e nel '72 quando si affermò la moda della corsa, su lunga distanza anche per i 'ciclisti della domenica'. Alla fine negli anni '80 conquistarono il mercato e le simpatie del pubblico, le mountain bike che consentivano un più diretto contatto con la natura. Nel 2012 si ebbe l'incredibile sorpasso con 1.750.000 bici vendute contro 1.748.045 auto immatricolate. Il sorpasso è confermato anche per il 2014 ed il 2015. Tutto ciò grazie sopratutto alla recessione economica per cui la bici ha costi di mantenimento limitati, non paga, almeno per ora, tasse, trova parcheggio gratuito, consente veloci spostamenti nelle aree urbane a traffico limitato ( ovviamente autobus, automobili, scooter e talvolta pedoni, permettendo). Siamo sempre un paese su due ruote. E, non ultimo, la bici è anche una grande metafora della vita ( la fatica, il rischio caduta, il piacere di arrivare... ) oltre che un modo rispettoso e pacifico di rapportarsi col mondo. Per non dimenticare il suo contributo alla salvaguardia dell'ambiente e della salute di chi ha voglia di pedalare. Fortunatamente le statistiche europee parlano a nostro favore e c'è anche per noi italiani una nota positiva per le ricerche dell'ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo-Motociclo e Accessoria) che considera il nostro territorio all'avanguardia grazie allo sviluppo della piste ciclabili.
Ricostruendo i contorni di ricordi ormai lontani, mi appaiono, aggricciate nel gelo della memoria, le vecchie botteghe dei meccanici di biciclette, che nel misero ordito di una 'mia' Treviglio attonita ed intimidita, nei poveri ma generosi anni 50/60, si aprivano modicamente illuminate, sulle popolose vie della mia città. Sì, in quelle botteghe artigiane "correva" la Treviglio dei ciclisti. Oggi la cosa può far sorridere, ma in questi anni di scarsissime risorse, il ciclismo era lo sport nazionale, i nomi, dei corridori, penetravano nel cuore della gente e di corse e di biciclette si parlava ovunque.
L'Italia era un Paese che vedeva nascere e morire le stagioni davanti alle ruote di Coppi, Bartali, Magni. In una dissolvenza nostalgica, mi appaiono i volti dei 'trevigliesi' meccanici di biciclette e le loro 'botteghe'. Merce stipata fino al soffitto, traboccanti di enormi scansie lignee, accatastate sui trespoli, o sul nudo pavimento, caratterizzavano i loro locali. Li rivedo ancora tutti, incerti nell'incedere, dialogando con se stessi, nella febbricità dei loro giorni trascorsi a tirar raggi, a montare sterzi, sostituire fili dei freni, a comporre ruote che avevano la perfezione della O di Giotto, tra tubolari afflosciati, pedivelle scompagnate, mentre, raccontatori abituali, rievocavano i tempi passati ( le corse, sempre le corse ), rovesciandosi addosso un diluvio di aneddoti e di arguzie. In vetrina fosforeggiavano le biciclette nuove, le 'Legnano' caratterizzate dalla verniciatura verde oliva. Le preziosissime 'Ganna', le 'Maino', le 'Gloria', le 'Dei', le 'Bianchi', imponenti nella loro austera eleganza e sfavillanti di insuperabili cromature. Si vendevano biciclette 'Freyus' e ' Torpado' ( il nome deriva dall'unione delle iniziali di Torresini, proprietario della fabbrica di Padova, città nella quale le biciclette erano costruite) che era una bicicletta innovativa e moderna. Nella versione da corsa utilizzava telaio realizzato con tubi 'Columbus', 'SL', i freni erano 'Universal', i mozzi erano gli insuperabili F.B., la sella era la classica 'Brooks' in cuoio, le guarniture e lo sterzo ed il movimento centrale era 'Magistroni', il cambio e deragliatore 'Simpley', i cerchi 'Marzorati', il manubrio era 'Cinelli', catena e ruote 'Regina Extra'. Fu su una simile bicicletta che m'ingeniavo - con scarso successo, sia chiaro- a emulare le gesta dei miei tanto amati campioni, seguendo il miraggio dei sogni e prendendo famigliarità con i percorsi che da sempre fanno parte della mia personale geografia esistenziale. Perfezionisti nella tecnica, questo lavoro era considerato una vera arte manuale, per cui riparare una bici, richiede sì competenza, ma sopratutto sensibilità, perchè come recita una vecchio adagio 'una bici è per tutti, ma una bici non è uguale per tutti'.
'Così la bicicletta dovrebbe essere come un vestito di sartoria fatto su misura, perchè il fisico di ogni utente ha sue particolari caratterstiche ed esigenza e quando l'acquirente monta sulla bici appena comprata la deve sentire da subito sua'. Ma il cerchio si restringe. Mi accorgo che parlare degli altri è come scrivere un diario di se stessi. Provo tenerezza per quel mondo relativamente vicino ma inesorabilmente perduto ... Molti se ne sono andati e la Treviglio e la cara Italia tutta dei ciclisti rischia, un giorno dopo l'altro di perdersi nelle cianfrusaglie del tempo ( oggi le bici e gli accessori, si acquistano negli ipermercati). Mi trovo a pensare che tutti questi artigiani (peraltro bravissimi nella propria professione) abbiano rappresentato una sorta di allegoria dell'intraprendenza, delle nostre città, che giammai ristagna, ma corre, cullandosi nell'illusione che mai possa perdersi. Tutti costoro, piccoli o grandi, cui va la nostra riconoscenza, non si sono rassegnati nemmeno per un attimo, ad essere spettatori, ma con coraggio, hanno calcato le tavole del palcoscenico, cercando di correggere, attraverso il fare, il claudicante cammino dela vita. Storie minime, si dirà, ma certamente degne di essere ricordate.

Marione


Mario Mancastroppa

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Andrea
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Re: Un mestiere indimenticato nelle nostre città

#2 Messaggio da Andrea »

Grande Marione!
E' sempre un piacere leggere le tue perle di saggezza. :grin:
Andrea - “I fermodellisti sono tanti e legati da un'amicizia sincera, che esplode in una cordialità ormai rara nel mondo rumoroso ed incerto di oggi”. La valle incantata

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