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Quando i mulini erano ... bianchi

Quando non sai dove mettere una discussione ovvero non è fermodellismo.

Moderatori: liftman, Fabrizio

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marione
Socio GAS TT
Messaggi: 2359
Iscritto il: lunedì 4 marzo 2013, 13:41
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Quando i mulini erano ... bianchi

#1 Messaggio da marione »

Così intonava una vecchia pubblicità, ma chi ha qualche primavera sulle spalle ed ha conosciuto i numerosi mulini sparsi lungo i vari canali che, al nord, attraversano la Pianura Padana, sa che mai affermazione è stata così falsa. I mulini di una volta, quelli che macinavano a pietra, tanto per intenderci, di bianco avevano ben poco. Il grano macinato, usciva dalla macina come miscela di farina e crusca, dal colore nocciola-biancastro. Neppure il successivo setacciamento, permetteva una perfetta separazione fra farina e crusca, per cui il pane di una volta cotto, acquistava un colore brunastro simile all'attuale pane integrale e non certamente a quello bianco che normalmente oggi siamo abituati a mangiare.
Il pane bianco è sempre stato un alimento desiderato e bramato, ma che molti, nei secoli passati, non hanno mai assaggiato. Il mugnaio, fra i tanti disperati, era sicuramente uno di quelli che se la spassava meglio, poteva sempre contare su un pizzico di farina e su qualche animale da cortile, visto che difficilmente gli mancavano le granaglie. Raramente i mulini erano di proprietà dei mugnai, quasi sempre appartenevano a potenti famiglie di città vicine, essendo il mulino un opificio sicuramente produttivo.
Infatti i mulini, solitamente, si concedevano in affitto ( in genere per tre anni ) per un quantitativo fisso di denaro o granaglie, che comunque doveva essere pagato dal mugnaio, anche in caso di scarso raccolto, che si traduceva in mancato lavoro. I clienti del mulino appartenevano a tutti gli strati sociali e pagavano in natura con una parte del prodotto macinato. Per ottenere forme ottimali, c'erano mole adatte per il grano e altre per il granoturco. Queste differivano nelle scanalature che erano tracciate su di esse, rendendole più adatte per un tipo di grano che di un altro.
Questi solchi che si trovavano tracciati come tanti raggi radiali su di un lato della pietra, erano ottenuti per battitura, operazione che periodicamente i mugnai dovevano fare con un particolare martello, per avere una perfetta funzionalità della macina, in modo da ottenere un prodotto farinoso costantemente omogeneo. Compito del mugnaio era anche quello di regolare la portata lungo il canale di captazione, per il tramite di portelli che permettevano un costante affusso costante di acqua al battaccio e da qui al rotecio o palmento. Stessa attenzione il mugnaio doveva porre alla chiusa, che sbarrava il corso della roggia, o torrente, e dalla quale partiva la captazione dell'acqua .
Questa doveva essere costantemente manutenzionata e privata di ogni elemento che potesse danneggiarla o comunque costituire un pericolo della sua integrità. Il danneggiamento o peggio il cedimento della chiusa significava la chiusura del mulino fino alla sua completa riparazione. Ma ciò che per secoli fece 'dannare' questa categoria di lavoratori sono stati gli agenti delle tasse.
La tassa sul macinato è stato forse uno dei balzelli più odiosi che si potesse trovare e si è sempre fatto di tutto per poterla evadere. Era una tassa che affamava gli affamati. Una tassa che portò ad uccsioni, ribellioni, vendette e disperazione. Gli archivi dei Tribunali sono pieni di carte al riguardo ed aprono uno squarcio su di un mondo per noi inimmaginabile, fatto di miserie, arroganze e prepotenze.
Il mugnaio si doveva districare in questo mondo e contemporaneamente difendersi dagli assalti di ladri, più o meno disperati. Non è di rado trovare piccole aperture sopra le porte dei mulini dove all'occorrenza, i molinari, dal piano superiore, spianavano le canne dei fucili per dissuadere i malintenzionati avventori notturni. L'apice delle tensioni si sfiorò dopo l'unità d'Italia, quando con un sistema che contava il numero di giri della mola divenne impossibile poter evadere la tassa sul macinato.
Molti mugnai cercarono di manomettere il contatore in tutte le maniere ed altri sfidarono la legge rompendolo sistematicamente. Era certamente un atteggiamento di rivolta, di ribellione per una legge che ritenevano ingiusta, anche se non grava su di loro.
Infatti a pagare erano i clienti e il mugnaio era il tramite con cui veniva riscossa la tassa. Al di là della tassa, l'avversione al contatore era data dal fatto che segnando questo il numero dei giri e corrispondendo il numero di giri a una determinata quantità di farina, non era più possibile evadere, cioè non c'era più la possibilità di farla franca, cosa che prima era evidentemente possibile.
Ma il mulino era pure un crocevia di persone, di incontri di pettegolezzi e spesso il mugnaio orchestratore di tanti discorsi. Il tramonto di questo mondo appena descritto appare così lontano da sembrare quasi una leggenda !

Marione


Mario Mancastroppa

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MrPatato76
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Re: Quando i mulini erano ... bianchi

#2 Messaggio da MrPatato76 »

Marione leggerti e' sempre un piacere!!!
Un mulino..... Potrebbe essere un ottimo spunto per un nuovo modulo!!
Roberto - Socio GasTT - Socio CMP

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