Fotostoria della vecchia linea della riviera di levante, tra Levanto e Framura.
Sin da quando i liguri cominciarono a sviluppare i loro commerci si resero subito conto che le difficoltà orografiche del territorio erano
difficili da sormontare con semplici strade dritte e veloci.
Queste difficoltà si resero ancora più evidenti con lo sviluppo delle reti ferroviarie nella vicina pianura padana.
Oltre appennino le ferrovie crescevano come funghi e in Liguria si arrancava.
A questo punto (1860) la SFAI (Società Ferrovie Alta Italia) decide che si DEVE costruire una linea ferroviaria Pisa – Ventimiglia e subito
iniziano i lavori, ma una volta giunti da una parte a La Spezia e dall'altra a Sestri levante, gli ingegneri ferroviari della SFAI si trovano
davanti a un serio, anzi serissimo problema: tra queste due stazioni distanti circa 40 km in linea d'aria, si frapponeva il tratto di costa più
aspro dell'intera Liguria!
Infatti siamo nel 1865/70 e fare gallerie lunghe chilometri non era una cosa tanto comune e tanto meno da poter fare in tempi brevi e soprattutto
senza particolari sforzi.
Questo tratto di linea lungo 40 km fu un vero e proprio capolavoro di ingegneria ferroviaria dell'800, per non dire di sempre.
Infatti la linea, costruita a semplice binario per i quasi insormontabili problemi di costruzione, alterna lunghissime gallerie (la galleria Valle
grande, del tratto Framura-Sestri Levante che pubblicherò a breve, è lunga ben 2.550 metri!!!) a brevi tratti su rilevato, specialmente nei paesi
ove si incontrano sterminati ponti - terrapieni.
Ci sono dei tratti con passaggi che definire suggestivi è poco e che solo la Liguria può offrire, passaggi che mettevano la linea quasi a diretto
contatto con il mare…
Da qui nasce il nome "il sale sui binari", proprio perché molto spesso il sale sui binari vi era davvero!
Tracciato in prossimità di Levanto, si evidenzia la tecnica costruttiva della linea a mezza costa.
Esempio di rivestimento della galleria Vallesanta II, m 86
A partire dagli anni 30 fu raddoppiata nel suo tratto più complicato ossia da La Spezia a Sestri Levante con l'apertura del raddoppio
Framura-Sestri Levante ed in seguito, nel 1971, questi lavori si conclusero con l'apertura del tratto Framura-Monterosso (tutto in galleria tranne
le stazioni e più interno rispetto all'originale).
Il recupero della linea è avvenuto solo in parte con la costruzione (tra Sestri e Deiva Marina) della strada delle gallerie che unisce i due paesi
con un senso unico alternato da semafori (viabilità stradale), poi la linea cade in abbandono fino a Framura, dove fino alla stazione è ripresa
integralmente e dove poi continua ad essere abbandonata fino a Levanto.
Poco tempo dopo la pubblicazione del mio racconto su un forum e di un video sul mio canale youtube, proprio grazie a esso, usato dal sito del
Comune per presentare il lavoro, venni a conoscenza del fatto che la linea tra Levanto e Bonassola verrà trasformata in pista ciclabile prima
della fine dell'attuale legislatura regionale, intorno al 2010 e a breve scriverò al comune di Levanto per sapere dettagli e orari per poter
partecipare a questa cerimonia, assai rara.
Ma adesso, dopo le dilungazioni storiche, iniziamo il nostro viaggio tra Levanto e Framura a bordo del nostro treno che inizialmente sarà a vapore,
poi trifase, a 3000v cc ed infine pedestre!!
Levanto in una bella foto a colori degli anni 60, si può ben vedere l'impianto della stazione a 3 binari passanti.
Questo natale (2008/9) era ancora integro e si potevano ancora ammirare i binari di accesso.
L'imbocco della galleria Monterosso - Levanto lato Levanto: galleria Mesco
Procedendo, dopo una piccola curva si arriva in stazione dove, oltre al fv (oggi riservato per metà ad una associazione di pronto soccorso e per
l'altra alla Proloco), si possono incontrare una piccola rimessa per mezzi per l'esplorazione della linea ed un piccolo scalo merci, entrambi
ancora perfettamente conservati.
Si prosegue poi sul ponte (oggi un immenso parcheggio auto) fino alla prima galleria per Bonassola.
A 38 anni dalla chiusura i reggipali della 3000 v cc sono ancora lì
Sempre questo tratto di ferrovia è impegnato da una 428 di prima serie
Quest'estate, ma era ancora agibile, perciò per passare oltre, bisogna fare una piccola arrampicata dalla spiaggia, ma vi assicuro che ne vale
la pena.
La piccola arrampicata è quella subito sotto la galleria.
Infatti in questo tratto di ferrovia si possono trovare alcuni tra i più significativi imbocchi di gallerie ferroviarie che io abbia mai visto.
Nell' 800, quando si realizzava un'infrastruttura, assai spesso si tendeva a darle un aspetto esteriore piuttosto ricercato, usando però materiale
locale, magari riciclando i materiali di scavo, abitudine che oggi si è praticamente persa.
Nel caso particolare di questa linea che attraversava zone con rocce granitiche multicolori, il gioco era realmente semplice e qui gli architetti
sfai, o più semplicemente i capimastri, superarono se stessi realizzando dei portali unici forse in Italia per livello di decorazione fatto con
pietre multicolore in rilievo a mo di bugnato.
Un perfetto esempio sono le gallerie Vallesanta II e I (in ordine di percorrenza andando verso Genova), però forse è meglio che vediate le foto,
così potrete capire…
Portale lato Levanto della galleria Vallesanta II, m 87
Nella foto seguente potete osservare l'interno della seconda breve galleria tra Levanto e Bonassola nella direzione in cui proseguiamo il nostro
viaggio.
Notate la linea bianca per la distanza tra le nicchie ancora esistente e perfettamente visibile e si intravede anche un segnale.
Tale segnale altro non è che una tabella di orientamento per qualche segnale di protezione.
All'epoca, infatti, vista la sagoma ridottissima delle gallerie, si usava dipingerle sulle pareti delle stesse o ricavarle tramite piastrellatura.
Imbocco di questa galleria lato Bonassola
Io e mio padre, che mi ha accompagnato durante l'esplorazione, abbiamo subito capito che era certa l'apertura della pista ciclabile.
Dopo l'imbocco si può vedere un casello e quindi una lieve curva a destra che finisce nella galleria Mazzinara.
Imbocco interno del finestrone
Già nel periodo dell'esercizio si era la galleria si era "dislocata" (ovvero l'arco aveva perso alcuni pezzi dalla volta) a causa della vicinanza
al mare e dell'acqua che aveva impregnato pesantemente la roccia.
Si provvedette alla "centinatura esterna": ovvero la volta fu rinforzata esternamente con binari piegati e travesine utilizzate come spessori.
Al momento sono in corso imponenti lavori di restauro e consolidamento.
Nel primo tratto è già stato realizzato l'arco rovescio sotto il piano di calpestio e nel tratto crollato sono in corso lavori di consolidamento.
Il passaggio è pertanto molto pericoloso, oltre che ostacolato dal solito lago spesso un palmo.
Il vicino villaggio turistico viene comunque in aiuto all'appassionato.
Infatti, tornando indietro, prima dell'imbocco della galleria La Francesca, vi è un sentiero a destra che porta a questo villaggio.
Arrivati ivi, c'è una rampa sul mare in cemento che prima di un tornante presenta un sentiero sulla destra che ci porta a Bonassola, proprio di
fronte all'imbocco lato Bonassola della galleria La Francesca.
Girando quindi a destra si può proseguire in direzione Framura attraversando il ponte e arrivando all'imbocco della galleria Bonassola (991 m) dove
continueremo la nostra narrazione nel tempo.
Il poco confortante stato della volta della galleria al suo interno
Questa stazione il 16 maggio 1965 fu teatro di una tremenda esplosione in cui perirono tre ferrovieri e altrettanti viaggiatori.
L'incidente fu causato dall'esplosione di alcune casse di dinamite (che sarebbero servite per lo scavo della variante attuale) durante le
operazioni di scarico del materiale da un treno in stazione.
Dopo lo spiazzo che era crollato, si prosegue con la successiva galleria Marmi e Salici - m1470 e pochi metri dopo si arriva al punto più
suggestivo della linea ossia un finestrone composto da tre archi consecutivi che potrebbero essere replicati in uno dei nostri plastici con un
effetto scenico e prospettico veramente magnifico.
Imbocco galleria Bonassola lato Framura
Poco dopo si arriva a un altro finestrone, ma molto meno spettacolare.
Il tratto con le stalattiti
Si può comunque proseguire, infatti poco prima del cancello sulla destra vi è un tunnel di servizio che dopo 10 metri ci porta fuori dalla
galleria nel luogo in cui erano stati scaricati i materiali di scavo.
Il tunnel di servizio
Ma ora vi starete chiedendo: "e dal tunnel di servizio alla stazione Framura, cosa c'era e cosa c'è adesso?"
Beh io me lo sono chiesto e grazie a mio padre abbiamo trovato la soluzione al problema.
Infatti sulla strada asfaltata che abbiamo percorso a Framura Alta, sotto una specie di faro, vi è un sentiero che scende al mare che fa molto a
caso nostro.
Infatti ci porta sopra la galleria che non abbiamo potuto percorrere a causa del cancello (galleria Vanderecca - m 315) e proseguendo si arriva
all'imbocco della galleria con la cancellata, ove si trova un casello (oggi abitazione privata).
Dopo le foto ci ritroveremo in stazione a Framura per continuare il nostro viaggio.
Il casello tra le gallerie Marmi e Salici e Vanderecca
Qui la nostra variante si riallaccia per un breve tratto alla linea attuale in cui questa, dopo aver superato la stazione, si immette nelle
gallerie Framura I (m293) e II (m123).
Sono entrambe brevi e divise in due gallerie: quella vecchia a semplice binario e quella nuova (anni 30) a due.
Qui negli anni 30 si concledeva la prima parte dei cantieri per la variante, ossia il lotto Sestri Levante Framura (comprendente le nuove stazioni
di Moneglia e Deiva Marina); questo ampliamento però, dopo la stazione di Framura, ritornava sulla vecchia linea che abbiamo fino ad ora
attraversato.
Oggi, dopo la conclusione dell'ampliamento della linea, fino a Monterosso si può ancora vedere la vecchia galleria che conduceva alla stazione di
Framura (andando verso Sestri), seguita dal vecchio ponte.
L'imbocco della galleria Vanderecca - m315, semi sepolto da moderne costruzioni, ma ancora esistente
Questa foto è posteriore al raddoppio, però permette di vedere bene il vecchio tracciato (a destra)
Qui la linea passava sul mare per un breve tratto al di fuori dalle gallerie per poi rientrare in una breve galleria con funzione di para-frane
(gall Rocchetti m.147) seguita da un breve tratto fuori e da un'altra lunga galleria (galleria Porticciolo I - Picchi m 1340).
Oggi questo tratto è messo piuttosto male: il primo tratto è invaso da arbusti, poi vi è una galleria che è perfetta e infine la galleria lunga
che nel tratto iniziale faceva da parasassi e che è crollata sotto il peso di una grossa frana che l'ha completamente sfondata.
Per quanto riguarda le indicazioni su come arrivarci, bisogna percorrere interamente il sentiero - strada di Framura che attraversa il centro
storico che ci porta direttamente lì.
Ecco le foto.
L'allaccio tra le due linee
Questo interrogativo è ancora aperto in quanto tutta quell'acqua della galleria Maxinara ha impedito a me e a mio padre, di superare Framura in
una mattinata.
Purtroppo quindi, non siamo riusciti a procedere oltre.
Ho comunque l'intenzione di proseguire questa esplorazione.
A piedi mancano poco più di 2 km fino a Deiva Marina, mentre da lì a Sestri la questione è banale in quanto e sufficiente prendere l'auto e fare
la strada delle gallerie.
Consiglio, a chi volesse avventurarsi in questa passeggiata, di munirsi di una potente torcia (io ho usato quella a 3 led della pesca subacquea di
mio padre che illuminava la galleria quasi a giorno), di acqua da bere, di macchina fotografica ed eventualmente (più per precauzione che altro),
di un elmetto da bicicletta o da operaio.
Un ultimo particolare interessante di questo pezzo di vecchia linea tirrenica, sono le piastrelle usate per i segnali che si trovano nelle
gallerie.
I numeri azzurri incorniciati con filetto dello stesso colore non sono, come potrebbero apparire all'apparenza "progressive", bensì il numero
della sospensione elettrica: venivano fatti in azzurro per non essere confusi coi numeri neri delle nicchie di di ricovero.
Davvero interessante l'utilizzo di piastrelle murate a tale scopo.
Per le progressive chilometriche esistevano invece i picchetti, quasi uguali a quelli odierni, realizzati con una traversa posta in verticale e
addossata al piedritto della galleria.
Tavola d'orientamento
Mentre con mio padre si camminava per la galleria Bonsassola, ne abbiamo notato un frammento per terra e l'abbiamo raccolto.
Non abbiamo resistito a cercarne altri pezzi… ed ecco cosa siamo riusciti a ricomporre…
Sopra le piastrelle vi sono alcuni chiodi della massicciata trovati sempre all'interno della galleria Bonassola.
Dopo questa lunga fotostoria, spero di non avervi annoiato e se non è proprio tutto chiaro… allora guardatevi anche… la
"video-fotostoria" di quanto esposto sopra.
LINK YOUTUBE
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