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Il sale sui binari

(a cura di Matteo Nebiacolombo - Liguria)
Ottobre 2009

Fotostoria della vecchia linea della riviera di levante, tra Levanto e Framura.
Sin da quando i liguri cominciarono a sviluppare i loro commerci si resero subito conto che le difficoltà orografiche del territorio erano difficili da sormontare con semplici strade dritte e veloci.
Queste difficoltà si resero ancora più evidenti con lo sviluppo delle reti ferroviarie nella vicina pianura padana.
Oltre appennino le ferrovie crescevano come funghi e in Liguria si arrancava.
A questo punto (1860) la SFAI (Società Ferrovie Alta Italia) decide che si DEVE costruire una linea ferroviaria Pisa – Ventimiglia e subito iniziano i lavori, ma una volta giunti da una parte a La Spezia e dall'altra a Sestri levante, gli ingegneri ferroviari della SFAI si trovano davanti a un serio, anzi serissimo problema: tra queste due stazioni distanti circa 40 km in linea d'aria, si frapponeva il tratto di costa più aspro dell'intera Liguria!
Infatti siamo nel 1865/70 e fare gallerie lunghe chilometri non era una cosa tanto comune e tanto meno da poter fare in tempi brevi e soprattutto senza particolari sforzi.

Il sale sui binari
Il sale sui binari
Nonostante le immense difficoltà che s'interponevano tra le due città, finalmente il 22 luglio 1874 la tratta è aperta e finalmente la riviera di levante ha la sua infrastruttura moderna e efficiente.
Questo tratto di linea lungo 40 km fu un vero e proprio capolavoro di ingegneria ferroviaria dell'800, per non dire di sempre.
Infatti la linea, costruita a semplice binario per i quasi insormontabili problemi di costruzione, alterna lunghissime gallerie (la galleria Valle grande, del tratto Framura-Sestri Levante che pubblicherò a breve, è lunga ben 2.550 metri!!!) a brevi tratti su rilevato, specialmente nei paesi ove si incontrano sterminati ponti - terrapieni.
Ci sono dei tratti con passaggi che definire suggestivi è poco e che solo la Liguria può offrire, passaggi che mettevano la linea quasi a diretto contatto con il mare…
Da qui nasce il nome "il sale sui binari", proprio perché molto spesso il sale sui binari vi era davvero!
Tracciato in prossimità di Levanto, si evidenzia la tecnica costruttiva della linea a mezza costa.
Il sale sui binari
Il sale sui binari
Vista dal mare tra Bonassola e Framura.
Il sale sui binari
Il sale sui binari
Le gallerie vennero scavate con mezzi semplicissimi come i picconi o le mine, poi venero rivestite in due fasi: piedritto in pietra e volta in mattoni, che nelle gallerie più lunghe vengono sostituiti con pietre, probabilmente per ridurre i costi di trasporto dei mattoni nelle profonde gallerie e sempre per lo stesso motivo alcuni tratti non furono proprio rivestiti; questi metodi costruttivi semplicissimi hanno permesso a questa ferrovia di raggiungere praticamente intera il III millennio.
Esempio di rivestimento della galleria Vallesanta II, m 86
Il sale sui binari
Il sale sui binari
Altro esempio di rivestimento nella lunga galleria Bonassola, m 990
Il sale sui binari
Il sale sui binari
Dentro la galleria Marmi e Salici, m 1470, tra Bonassola e Framura il rivestimento non lo hanno proprio fatto!!
Il sale sui binari
Il sale sui binari
La linea fu elettrificata con sistema trifase (date le lunghe gallerie) per la fine del 1926 e in seguito passata a 3000 v c.c. (1948).
A partire dagli anni 30 fu raddoppiata nel suo tratto più complicato ossia da La Spezia a Sestri Levante con l'apertura del raddoppio Framura-Sestri Levante ed in seguito, nel 1971, questi lavori si conclusero con l'apertura del tratto Framura-Monterosso (tutto in galleria tranne le stazioni e più interno rispetto all'originale).
Il recupero della linea è avvenuto solo in parte con la costruzione (tra Sestri e Deiva Marina) della strada delle gallerie che unisce i due paesi con un senso unico alternato da semafori (viabilità stradale), poi la linea cade in abbandono fino a Framura, dove fino alla stazione è ripresa integralmente e dove poi continua ad essere abbandonata fino a Levanto.
Poco tempo dopo la pubblicazione del mio racconto su un forum e di un video sul mio canale youtube, proprio grazie a esso, usato dal sito del Comune per presentare il lavoro, venni a conoscenza del fatto che la linea tra Levanto e Bonassola verrà trasformata in pista ciclabile prima della fine dell'attuale legislatura regionale, intorno al 2010 e a breve scriverò al comune di Levanto per sapere dettagli e orari per poter partecipare a questa cerimonia, assai rara.
Ma adesso, dopo le dilungazioni storiche, iniziamo il nostro viaggio tra Levanto e Framura a bordo del nostro treno che inizialmente sarà a vapore, poi trifase, a 3000v cc ed infine pedestre!!
Levanto in una bella foto a colori degli anni 60, si può ben vedere l'impianto della stazione a 3 binari passanti.
Il sale sui binari
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Fin da quando fu costruita la linea arrivava (fino al 1971) da Monterosso (lato La Spezia, verso Genova) tramite la galleria mesco oggi chiusa perchè parzialmente ripresa dalla nuova linea e subito li si può vedere il deposito locomotive di Levanto, oggi demolito per la costruzione di 3 complessi residenziali.
Questo natale (2008/9) era ancora integro e si potevano ancora ammirare i binari di accesso.
L'imbocco della galleria Monterosso - Levanto lato Levanto: galleria Mesco
Il sale sui binari
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Il deposito locomotive è il fabbricato a sinistra, oggi demolito
Il sale sui binari
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I binari ancora esistenti all'ingresso del deposito
Il sale sui binari
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Poi la linea prosegue, andando verso il lungomare dove inizia li ponte della stazione, demolito in un tratto di circa 100 m per render più vivibile la città.
Procedendo, dopo una piccola curva si arriva in stazione dove, oltre al fv (oggi riservato per metà ad una associazione di pronto soccorso e per l'altra alla Proloco), si possono incontrare una piccola rimessa per mezzi per l'esplorazione della linea ed un piccolo scalo merci, entrambi ancora perfettamente conservati.
Si prosegue poi sul ponte (oggi un immenso parcheggio auto) fino alla prima galleria per Bonassola.
A 38 anni dalla chiusura i reggipali della 3000 v cc sono ancora lì
Il sale sui binari
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Il ponte in ingresso alla stazione oggi …
Il sale sui binari
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… e lo stesso con sopra ben due ETR 200, probabilmente espletanti il rapido per Roma circa negli anni 50
Il sale sui binari
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La stazione di Levanto oggi…
Il sale sui binari
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… e ieri
Il sale sui binari
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Vista di insieme della stazione del deposito merci in cui si può vedere parcheggiata una sogliola Badoni!
Il sale sui binari
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Due panoramiche della stazione in esercizio; il ponte in primo piano è quello demolito (*)
Il sale sui binari
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Il sale sui binari
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(*) Oggi il ponte poco prima della galleria, è stato demolito per far posto ad un parcheggio per auto.
Sempre questo tratto di ferrovia è impegnato da una 428 di prima serie
Il sale sui binari
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Residuo ancora ben visibile della scritta che indicava il nome della stazione sul muro della stazione
Il sale sui binari
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Nella foto sottostante potete invece vedere un suggestivo scorcio tra le prime due brevi gallerie tra Levanto e Bonassola.
Quest'estate, ma era ancora agibile, perciò per passare oltre, bisogna fare una piccola arrampicata dalla spiaggia, ma vi assicuro che ne vale la pena.
La piccola arrampicata è quella subito sotto la galleria.
Il sale sui binari
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A questo, punto prima di proseguire, è doveroso spendere due o tre parole sugli imbocchi delle gallerie che andremo a vedere proseguendo nel nostro viaggio.
Infatti in questo tratto di ferrovia si possono trovare alcuni tra i più significativi imbocchi di gallerie ferroviarie che io abbia mai visto.
Nell' 800, quando si realizzava un'infrastruttura, assai spesso si tendeva a darle un aspetto esteriore piuttosto ricercato, usando però materiale locale, magari riciclando i materiali di scavo, abitudine che oggi si è praticamente persa.
Nel caso particolare di questa linea che attraversava zone con rocce granitiche multicolori, il gioco era realmente semplice e qui gli architetti sfai, o più semplicemente i capimastri, superarono se stessi realizzando dei portali unici forse in Italia per livello di decorazione fatto con pietre multicolore in rilievo a mo di bugnato.
Un perfetto esempio sono le gallerie Vallesanta II e I (in ordine di percorrenza andando verso Genova), però forse è meglio che vediate le foto, così potrete capire…
Portale lato Levanto della galleria Vallesanta II, m 87
Il sale sui binari
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Portale lato Bonassola della stessa galleria
Il sale sui binari
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Dopo questa breve parentesi si prosegue attraverso la seconda breve galleria (Vallesanta I m 64) a cui segue un tratto lungo cira 300 m a mezza costa sul mare che termina dopo una breve curva a destra che immette nella galleria Montesone - La Francesca che da quando vado a Levanto (circa 10 anni) è sempre pesantemente allagata (laghi larghi come tutta la galleria, lunghi circa 10 m e profondi oltre 20 cm).
Nella foto seguente potete osservare l'interno della seconda breve galleria tra Levanto e Bonassola nella direzione in cui proseguiamo il nostro viaggio.
Notate la linea bianca per la distanza tra le nicchie ancora esistente e perfettamente visibile e si intravede anche un segnale.
Tale segnale altro non è che una tabella di orientamento per qualche segnale di protezione.
All'epoca, infatti, vista la sagoma ridottissima delle gallerie, si usava dipingerle sulle pareti delle stesse o ricavarle tramite piastrellatura.
Il sale sui binari
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Sotto invece una rotaia con impressa una data, piantata nel muro della galleria, in cui si può leggere chiaramente 1883 (la data appunto) e in fondo a destra S.F. che sta per S.F.A.I. (Società Ferrovie Alta Italia).
Il sale sui binari
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Ecco altri scatti:
Imbocco di questa galleria lato Bonassola
Il sale sui binari
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Tratto a mezza costa
Il sale sui binari
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Imbocco galleria Montesone - La Francesca, m 87-510
Il sale sui binari
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I grandi laghi della galleria Montesone
Il sale sui binari
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Procedendo dopo questi per me ormai celeberrimi laghi, si trova un finestrone sul mare, qui finisce la galleria Montesone e inizia La Francesca di 510 metri al cui imbocco fino a qualche mese fa vi era un baratro profondo circa 5 metri e lungo 15, ora riempito completamente e restaurato in maniera magnifica.
Io e mio padre, che mi ha accompagnato durante l'esplorazione, abbiamo subito capito che era certa l'apertura della pista ciclabile.
Dopo l'imbocco si può vedere un casello e quindi una lieve curva a destra che finisce nella galleria Mazzinara.
Imbocco interno del finestrone
Il sale sui binari
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Imbocco distrutto dal mare della galleria La Francesca, esso può dare l'idea della forza distruttiva che il mare sapeva e sa scatenare qui
Il sale sui binari
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Il casello con il rettilineo successivo
Il sale sui binari
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Imbocco della galleria Mazzinara m 568
Il sale sui binari
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Prima di mostrarvi alcune foto di questa galleria, volevo darvi qualche cenno storico.
Già nel periodo dell'esercizio si era la galleria si era "dislocata" (ovvero l'arco aveva perso alcuni pezzi dalla volta) a causa della vicinanza al mare e dell'acqua che aveva impregnato pesantemente la roccia.
Si provvedette alla "centinatura esterna": ovvero la volta fu rinforzata esternamente con binari piegati e travesine utilizzate come spessori.
Al momento sono in corso imponenti lavori di restauro e consolidamento.
Nel primo tratto è già stato realizzato l'arco rovescio sotto il piano di calpestio e nel tratto crollato sono in corso lavori di consolidamento.
Il passaggio è pertanto molto pericoloso, oltre che ostacolato dal solito lago spesso un palmo.
Il vicino villaggio turistico viene comunque in aiuto all'appassionato.
Infatti, tornando indietro, prima dell'imbocco della galleria La Francesca, vi è un sentiero a destra che porta a questo villaggio.
Arrivati ivi, c'è una rampa sul mare in cemento che prima di un tornante presenta un sentiero sulla destra che ci porta a Bonassola, proprio di fronte all'imbocco lato Bonassola della galleria La Francesca.
Girando quindi a destra si può proseguire in direzione Framura attraversando il ponte e arrivando all'imbocco della galleria Bonassola (991 m) dove continueremo la nostra narrazione nel tempo.
Il poco confortante stato della volta della galleria al suo interno
Il sale sui binari
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Imbocco galleria Mazzinara lato Bonassola e suo interno
Il sale sui binari
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Varie immagini del ponte di Bonassola
Il sale sui binari
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Nelle foto sotto, la stazione ieri e oggi.
Questa stazione il 16 maggio 1965 fu teatro di una tremenda esplosione in cui perirono tre ferrovieri e altrettanti viaggiatori.
L'incidente fu causato dall'esplosione di alcune casse di dinamite (che sarebbero servite per lo scavo della variante attuale) durante le operazioni di scarico del materiale da un treno in stazione.
Il sale sui binari
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Il casello prima dell'imbocco della galleria
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Rara immagine di Bonassola con la ferrovia
Il sale sui binari
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Due immagini dell'imbocco della galleria Bonassola (m 991) dove continueremo la nostra esplorazione verso Framura
Il sale sui binari
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Dopo aver percorso la galleria Bonassola, lunga ben 991 metri in lieve curva, che porta a un certo punto ad essere completamente al buio con un certo senso di disorientamento, si arriva in un piccolo punto aperto sul mare dove una persona ha costruito la sua casa con accesso solo e unicamente dalla galleria.
Dopo lo spiazzo che era crollato, si prosegue con la successiva galleria Marmi e Salici - m1470 e pochi metri dopo si arriva al punto più suggestivo della linea ossia un finestrone composto da tre archi consecutivi che potrebbero essere replicati in uno dei nostri plastici con un effetto scenico e prospettico veramente magnifico.
Imbocco galleria Bonassola lato Framura
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Il finestrone ad archi (quello nella foto sono io)
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Dopo aver superato questo punto, si passa attraverso una galleria che non è rivestita: in alcuni tratti vi è la pietra nuda dalla data della costruzione, oltre ad un punto in cui la galleria è coperta di stalattiti e filature di calcare.
Poco dopo si arriva a un altro finestrone, ma molto meno spettacolare.
Il tratto con le stalattiti
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Un'immagine del tratto non rivestito
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Vista d'insieme della galleria
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Il finestrone che a breve sarà visibile da fuori
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La vista dalla cancellata con l'imbocco della galleria Vanderca - metri 315
Il sale sui binari
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Poco dopo si arriva all'uscita della galleria che però è sbarrata da una cancellata.
Si può comunque proseguire, infatti poco prima del cancello sulla destra vi è un tunnel di servizio che dopo 10 metri ci porta fuori dalla galleria nel luogo in cui erano stati scaricati i materiali di scavo.
Il tunnel di servizio
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Il materiale di scavo portato fuori nel 1860 e da quell'epoca lì rimasto
Il sale sui binari
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Il finestrone di prima visto dall'esterno rivela anche in questo caso una grande perizia costruttiva
Il sale sui binari
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Dopo essere usciti dal tunnel di servizio, si prende il primo sentiero sulla destra che dopo poco tempo ci porta sulla strada asfaltata di Framura Alta (dalla quale si può vedere un pezzo del tracciato verso Deiva dopo Framura) che va percorsa tutta fino al borgo di Framura o fino alla stazione (dipende se la si vuole vedere o se si vuole proseguire direttamente verso Deiva).
Ma ora vi starete chiedendo: "e dal tunnel di servizio alla stazione Framura, cosa c'era e cosa c'è adesso?"
Beh io me lo sono chiesto e grazie a mio padre abbiamo trovato la soluzione al problema.
Infatti sulla strada asfaltata che abbiamo percorso a Framura Alta, sotto una specie di faro, vi è un sentiero che scende al mare che fa molto a caso nostro.
Infatti ci porta sopra la galleria che non abbiamo potuto percorrere a causa del cancello (galleria Vanderecca - m 315) e proseguendo si arriva all'imbocco della galleria con la cancellata, ove si trova un casello (oggi abitazione privata).
Dopo le foto ci ritroveremo in stazione a Framura per continuare il nostro viaggio.
Il casello tra le gallerie Marmi e Salici e Vanderecca
Il sale sui binari
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La galleria non esplorabile vista dal sentiero (galleria Vanderecca di m 315)
Il sale sui binari
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La stazione di Framura, al contrario di Levanto e Bonassola, non è stata dismessa ma riutilizzata.
Qui la nostra variante si riallaccia per un breve tratto alla linea attuale in cui questa, dopo aver superato la stazione, si immette nelle gallerie Framura I (m293) e II (m123).
Sono entrambe brevi e divise in due gallerie: quella vecchia a semplice binario e quella nuova (anni 30) a due.
Qui negli anni 30 si concledeva la prima parte dei cantieri per la variante, ossia il lotto Sestri Levante Framura (comprendente le nuove stazioni di Moneglia e Deiva Marina); questo ampliamento però, dopo la stazione di Framura, ritornava sulla vecchia linea che abbiamo fino ad ora attraversato.
Oggi, dopo la conclusione dell'ampliamento della linea, fino a Monterosso si può ancora vedere la vecchia galleria che conduceva alla stazione di Framura (andando verso Sestri), seguita dal vecchio ponte.
L'imbocco della galleria Vanderecca - m315, semi sepolto da moderne costruzioni, ma ancora esistente
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Il vecchio ponte verso la stazione
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Una bella immagine degli anni '70-'80.
Questa foto è posteriore al raddoppio, però permette di vedere bene il vecchio tracciato (a destra)
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Le gallerie Framura I: quella piccola è quella antica
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Un transito moderno
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Dopo la stazione di Framura inizia il tratto più dissestato perchè abbandonato da più tempo rispetto all'altro (circa 40 anni).
Qui la linea passava sul mare per un breve tratto al di fuori dalle gallerie per poi rientrare in una breve galleria con funzione di para-frane (gall Rocchetti m.147) seguita da un breve tratto fuori e da un'altra lunga galleria (galleria Porticciolo I - Picchi m 1340).
Oggi questo tratto è messo piuttosto male: il primo tratto è invaso da arbusti, poi vi è una galleria che è perfetta e infine la galleria lunga che nel tratto iniziale faceva da parasassi e che è crollata sotto il peso di una grossa frana che l'ha completamente sfondata.
Per quanto riguarda le indicazioni su come arrivarci, bisogna percorrere interamente il sentiero - strada di Framura che attraversa il centro storico che ci porta direttamente lì.
Ecco le foto.
L'allaccio tra le due linee
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Imbocco galleria Framura II (ancora utilizzata)
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Condizione generale della galleria parafrane e di quella crollata dalla strada di Framura
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Vista del rilevato della ferrovia dal mare, in questa foto si può apprezzare la tecnica costruttiva dei muri
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Transito moderno
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Come si può ben vedere il tracciato è divenuto una foresta
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Imbocco prima galleria para frane mai finito di rivestire: galleria Rocchetti m 147
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Interno galleria e reggi catenaria trifase (tuttora esistente), ricordo dei tempi che furono
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Imbocco galleria crollata
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Lo stato della galleria sfondata
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Dopo aver visto questa frana, un fissato come me si chiederebbe: "e dopo cosa c'è ?"
Questo interrogativo è ancora aperto in quanto tutta quell'acqua della galleria Maxinara ha impedito a me e a mio padre, di superare Framura in una mattinata.
Purtroppo quindi, non siamo riusciti a procedere oltre.
Ho comunque l'intenzione di proseguire questa esplorazione.
A piedi mancano poco più di 2 km fino a Deiva Marina, mentre da lì a Sestri la questione è banale in quanto e sufficiente prendere l'auto e fare la strada delle gallerie.
Consiglio, a chi volesse avventurarsi in questa passeggiata, di munirsi di una potente torcia (io ho usato quella a 3 led della pesca subacquea di mio padre che illuminava la galleria quasi a giorno), di acqua da bere, di macchina fotografica ed eventualmente (più per precauzione che altro), di un elmetto da bicicletta o da operaio.
Un ultimo particolare interessante di questo pezzo di vecchia linea tirrenica, sono le piastrelle usate per i segnali che si trovano nelle gallerie.
I numeri azzurri incorniciati con filetto dello stesso colore non sono, come potrebbero apparire all'apparenza "progressive", bensì il numero della sospensione elettrica: venivano fatti in azzurro per non essere confusi coi numeri neri delle nicchie di di ricovero.
Davvero interessante l'utilizzo di piastrelle murate a tale scopo.
Per le progressive chilometriche esistevano invece i picchetti, quasi uguali a quelli odierni, realizzati con una traversa posta in verticale e addossata al piedritto della galleria.
Tavola d'orientamento
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Numero della sospensione elettrica
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Queste piastrelle, sono realizzate con un bellissima porcellana resistente (sono in galleria dall'800) e riflettente nonché dai colori vivaci.
Mentre con mio padre si camminava per la galleria Bonsassola, ne abbiamo notato un frammento per terra e l'abbiamo raccolto.
Non abbiamo resistito a cercarne altri pezzi… ed ecco cosa siamo riusciti a ricomporre…
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L'incollaggio lo abbiamo effettuato nella mia cantina - bunker.
Sopra le piastrelle vi sono alcuni chiodi della massicciata trovati sempre all'interno della galleria Bonassola.
Dopo questa lunga fotostoria, spero di non avervi annoiato e se non è proprio tutto chiaro… allora guardatevi anche… la "video-fotostoria" di quanto esposto sopra.
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