(ogni riferimento a fatti e persone, NON è puramente casuale)
Luglio 2009, siamo in piena estate e il sole splende alto sulla cittadina di Borghetto S.
Sono le 14,30 e Giovanni, persona precisa e puntuale, quel giorno era appena giunto in stazione con un occasionale ed inconsueto ritardo a causa
di intoppi da troppo lavoro.
Una loco a vapore aveva da poco spento i motori ed era parcheggiata all'interno del deposito ferroviario.
E via, Giovanni raggiunse con uno scatto fulmineo il binario (fortunatamente il primo) ed arrivò nel momento in cui si stavano chiudendo le porte
e l'omino in divisa stava fischiando l'OK alla partenza.
Non senza aver notato l'occhiata di traverso che fece Capotrenogiò, l'omino col fischietto.
Intanto l'Aln 668 lasciava la stazione.
"È libero quel posto?" chiese agli occupanti.
"Mi sembra di sì" gli rispose Monica, una ragazza vestita di rosso e con dei lineamenti delicati che le disegnavano il viso.
Finalmente si sedette, era finalmente rilassato e le piccole gocce di sudore che gli imperlavano la fronte a causa della frenetica corsa erano
scomparse.
Prese quindi il giornale, lo aprì e cominciò a sfogliarlo.
Le solite notizie di tutti i giorni, decise così di dare uno sguardo al paesaggio circostante.
Il treno era appena uscito dal lungo tunnel.
Alla sua destra potevo vedere un carro cisterna parcheggiato nel vicino deposito e subito dopo una bellissima villa immersa nel verde.
Giovanni fece appena in tempo a vedere, all'interno della villa, un signore sulla quarantina.
Giacomo, scuro, mani gigantesche.
Forse un camionista.
O un contadino.
Sguardo affaticato, di chi ne ha viste tante, e di chi tanti sacrifici ha dovuto fare, nella sua vita.
Al suo fianco una signora di nome Paola, forse sua moglie.
Da persona felicemente sposata qual'era, Giò pensò: "Meglio non guardare".
Certamente preferibile continuare a sfogliare il giornale…
Ormai la stanchezza e il sonno stavano però prendendo il sopravvento.
La testa cominciava a calare pian piano sul giornale.
Poi la rialzava di scatto.
Ma due secondi dopo calava di nuovo, lentamente.
Un'occhiata all'orologio: erano le 15,30.
Il viaggio era ormai agli sgoccioli, dal finestrino si intravedeva la chiesa e Biella era alle porte.
Lui con la testa appoggiata allo schienale e la bocca aperta.
Lei perfettamente seduta, composta, ma dormiva lo stesso…
"Sveglia… sveglia" sussurrò il controllore.
Ci affacciammo al finestrino…
Biella era li fuori!
Si ringraziano per la gentile partecipazione gli amici Giovanni (Capotrenogiò), la moglie Monica (Lady Train) e Giacomo (Doctortreno).
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