Successivamente, considerando anche consigli degli amici, curvature, pendenze massime, ingombri dei rotabili, sono passato a vedere il tutto in maniera
più precisa ricorrendo all'ausilio del computer e di un programma dedicato: Wintrack.
Due anni di consigli, ripensamenti e modifiche hanno termine (per il momento) e finalmente si inizia con il montaggio del telaio che dovrà sostenere il
futuro plastico, il mio primo plastico ferroviario in assoluto.
Il plastico denominato inizialmente "Il mio plastico italiano", tutt'ora conosciuto con tale denominazione in alcuni siti di modellismo ferroviario,
trova la sua definitiva intitolazione con "Il plastico della Val di LEO", dal cognome della mia amatissima consorte che con la sua pazienza e, devo
dire, appropriato e costruttivo senso critico ha contribuito e contribuisce in maniera estremamente efficace alla realizzazione del plastico nonché,
cosa da non sottovalutare minimamente, a sostenere (in tutti i sensi) la mia passione.
Il plastico della Val di LEO è una realizzazione di completa fantasia il cui scenario si sviluppa lungo una valle principale dove prendono vita, secondo
il mio punto di vista, in modo consequenziale, sebbene in quinte differenti, diverse scene.
L'osservatore viene, per così dire, accompagnato in un ipotetico viaggio che lo porta ad incontrare in un continuum storico, diverse realtà sia
industriali che urbane dove l'elemento, "treno" è il giusto collante quale soggetto dinamico tra le varie attività rappresentate.
Nella realizzazione delle singole ambientazioni, sebbene di fantasia, ho cercato comunque di fare riferimento a strutture realmente esistenti ricorrendo
nella maggioranza dei casi alla autocostruzione e quando, impossibilitato, mi sono affidato all'inevitabile "italianizzazione" di kits commerciali
privilegiando, conoscendo i miei limiti, pesanti modifiche piuttosto che autocostruzioni dalla dubbia riuscita finale.
Lo scenario cui mi sono ispirato è quello di una valle italiana di media quota, di probabile inquadramento nell'Appennino Tosco-Emiliano, essendo
originario della Toscana.
Peraltro, non potevo non rendere omaggio alla terra della mia consorte e mia terra di attuale residenza: la SARDEGNA.
Infatti, le strutture industriali rappresentate nel complesso minerario, in particolare le torri di sollevamento del materiale, sebbene di origine
commerciale, sono ispirate (dopo un po' di modifiche) a quelle veramente esistenti, e molto simili, presso le miniere di carbone del Sulcis-Iglesiente.
Con particolare riferimento a quelle di SERBARIU, MONTEVECCHIO ed INGURTOSU, luoghi che alla inconfutabile bellezza paesaggistica uniscono una
indiscutibile importanza socio-economico-culturale isolana.
Volontariamente, forse qualcuno mi potrà criticare per questo, non ho ambientato il plastico in una particolare epoca.
Personalmente, prediligo le epoche più datate la III, IV e V (gli attuali elettrotreni "freccia" li trovo impersonali e poco attraenti ma soprattutto
poco credibili in un plastico domestico tradizionale) e, contestualmente, non disdegno la possibilità di far sbuffare anche qualche bella locomotiva
simulando l'arrivo di treni storici e turistici al Borgo Medioevale, sede storica della Famiglia nobile dei LEO.
Dopo questa breve ma, ritengo necessaria, introduzione, è arrivato il momento di illustrare in modo più tecnico, per quanto mi permettono le mie
conoscenze, e di questo chiedo anticipatamente scusa per eventuali inesattezze di termini, il plastico della Val di LEO.
La pianta del plastico è assimilabile ad una "L", il telaio è del tipo a "telaio aperto", dalle dimensioni di 4 mt , nel lato più lungo, e 3 mt nel
lato più corto, dando vita ad un complesso di circa 12 mq.
Il tutto è inserito in una stanza del semi-interrato dedicata e per motivi di praticità la struttura è staccata dalle pareti in modo da consentire
una regolare manutenzione e permettere al "visitatore" una vista del complesso su tre lati, anche se lo spazio a disposizione non è certamente
abbondante (per il momento!! È in previsione l'abbattimento di una parete che consentirà di ampliare lo spazio di osservazione e… perché
no… anche il plastico).
Il lato lungo posteriore (circa 4 metri) è anch'esso accessibile ma per la sola manutenzione.
Il tracciato, certamente complesso ed articolato (ad una prima occhiata), si sviluppa, comunque, in maniera tale che i binari possano essere agevolmente
raggiunti da ogni lato della struttura.
Nella parte centrale prenderà vita la parte storica del centro abitato di QUERCETO, con la omonima stazione, la principale di tutto l'impianto.
Il tutto è collegato alla parte più moderna dell'abitato grazie ad un ponte stradale.
Non essendovi presenza di binari nel centro della struttura è stato possibile ricavare due "botole" di ispezione che, completamente mobili, permettono
di accedere, dal centro, alle parti più interne del plastico, binari e non.