Da qualche anno il grande plastico "Brunetti" che era esposto nella stazione di Roma Termini è stato trasferito al Museo Ferroviario di
Pietrarsa, Napoli.
Nell'attesa e con l'augurio che possa presto tornare a funzionare, anche se le condizioni ambientali (vicinanza del mare) creano un qualche
problema per la ruggine sulle rotaie, il Clamfer propone un articolo del Socio fondatore Walter Guadagno pubblicato sul periodico sociale nel
1981 (ClamFerrovia, anno II, n. 6).
La visita certamente non deluderà: trattasi, infatti, di un impianto lungo ben 18 metri e largo da metri 2,20 a 2,50 che copre l'ampia superficie
di 41 mq.
Da un'estremità troviamo una grande stazione di testa con relativo fabbricato viaggiatori, ispirata a Firenze S. Maria Novella, munita di 13
binari per gli arrivi e le partenze dei treni; inutile aggiungere che sono riprodotti tutti i particolari quali pensiline, banchine, quadri orari,
ecc..
Sulla sinistra di essa si trovano, allineati, sei binari di testa più altri quattro che costituiscono lo scalo merci per la "grande velocità":
lo scalo, nel quale numerosi autocarri caricano e scaricano merci, è munito, naturalmente, dei relativi fabbricati di servizio e di cancello che
da su un viale alberato.
Le pensiline della grande stazione di testa ispirata a Firenze - S. Maria Novella.
In quest'altra zona si notano fabbricati della Squadra Rialzo, la Cabina per gli Apparati Centrali, le Officine LE., ecc..
Subito dopo la Cabina A. C. un binario con sensibile pendenza conduce alla sella di lancio a valle della quale sono situati 18 binari costituenti
il fascio smistamento.
Il cavalcavia che traversa l'intero fascio di binari ed alcuni carri merci appena smistati.
Inutile dire che anche in questo caso la cura estrema con cui sono stati realizzati tutti i particolari e il realismo spinto fino all'inverosimile
fanno di tutti questi angoli di plastico autentici capolavori.
In corrispondenza allo Scalo Smistamento si stacca un binario che a sua volta si biforca: il primo di essi conduce alla Sottostazione Elettrica
munita di linea di alimentazione primaria a tralicci proveniente dalla montagna che si erge all'altra estremità del plastico; il secondo conduce
ad una cava di pietre di fondo fiume (anche quest'ultimo è incredibilmente realistico).
L'impianto è dotato di uno sviluppo di binari superiore a 400 metri, raccordati da 70 deviatoi, la maggior parte dei quali comandati
elettromagneticamente: 5 di essi sono scambi inglesi mentre 36 sono forniti dal segnale basso a luce viola.
Altri 18 segnali a tre luci sono opportunamente sistemati dove occorre; ben 450 punti luce sono disseminati in tutto il plastico.
Il materiale rotabile, ad eccezione di alcuni locomotori e carrozze Rivarossi, è tutto costruito a mano.
Una cabina di blocco ed una baracchetta per cantonieri.
L'esercizio inizia presentando le varie manovre nella stazione di testa a metà di un'ipotetica giornata. Un'annunciatrice comunica l'arrivo di un
rapido da Milano e, dopo poco, in lontananza si vede sbucare dalla galleria un Arlecchino che, trovato l'itinerario già predisposto, entra in
stazione e va a fermarsi proprio al binario annunciato.
Uno speaker descrive le varie manovre e le varie fasi della diuturna vita della grande stazione.
Vista del Deposito Locomotive con il classico serbatoio per l'acqua.
Di sera le luci bianche, ben nascoste in alto, vanno pian piano oscurandosi mentre si accendono i riflettori sulle varie torri e le altre luci
stradali e dei fabbricati.
Fra le tante manovre una, quella dello smistamento dalla "parigina", è veramente bellissima: un locomotore spinge un gruppo di carri sulla sella
di lancio; un segnale particolare ordina il rallentamento e poi l'arresto; quindi ordina l'inizio manovra; un gruppo di carri viene spinto in una
direzione e dopo una folle corsa, che sembra far giungere i rotabili, per effetto dell'abbrivio, a lunga distanza, entrano in funzione dei freni
particolari che, molto realisticamente, bloccano i carri fin verso l'estremità del binario di ricovero prescelto; poi ricomincia la manovra per
smistare subito dopo i successivi carri su altri binari.
Foto a volo d'uccello della biforcazione della linea.
Il realismo è talmente spinto che il costruttore, anzi, l'autore ha rifiutato i binari offertigli in omaggio da una ditta fermodellistica perché
tutti i binari in commercio non sono abbastanza realistici per cui il sig. Otello Brunetti ha preferito costruire tutto a mano, rotaie e
traversine, aghi, contraghi e cuori degli scambi.
La mancanza di spazio impone una scelta, forse a caso, delle numerose immagini che ritraggono vari angoli del plastico…
Di Walter Guadagno.
Foto di Antonio Gamboni - Clamfer.it
Si ringrazia l'Associazione Clamfer per la concessione di testo ed immagini.
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