La Milano dell'800 era contornata da una cintura di comuni detti "Corpi Santi"; oggi nomi come Lambrate, Chiaravalle, Baggio, indicano rioni del
Comune di Milano, ma fino al 1923 erano comuni a sè stanti, e Affori era uno di questi.
La rete delle Ferrovie Nord Milano, o più sbrigativamente "le Nord", come sono chiamate da chi per necessità o passione ha più dimestichezza con
queste ferrovie, raggiunse il comune di Affori nel 1879, con l'inaugurazione del primo tratto della linea che avrebbe portato i binari fino a
Erba e oltre, in quell'occasione, per servire il già popoloso comune di Affori, fu decisa la costruzione di una fermata.
Il fabbricato è un classico parallelepipedo disposto parallelamente all'allora unico binario, il secondo binario fu aggiunto nel febbraio
del 1928 e pochi mesi più tardi, Milano Nord Affori, fu innalzata al rango di stazione.
Ciononostante lesene e motivi ornamentali non mancano e concorrono a movimentare un poco i prospetti dell'edificio, una zoccolatura fino alla
quota di imposta dei davanzali del primo piano e poi un normale intonaco colorato in rosa carico, comune ad altre stazioni FNM, e un semplicissimo
tetto a falde che copre il tutto.
La ricerca dell'economia fatta nell'800 ha prodotto un risultato estetico la cui semplicità non dispiace nemmeno ai nostri occhi moderni.
Con il doppio binario è stato aggiunto un gabbiotto di metallo che racchiude gli apparati di comando e controllo di scambi e segnali, questo
gabbiotto in anni più recenti è stato sostituito da una costruzione in muratura.
Il traffico merci nel corso degli anni ebbe uno sviluppo considerevole, le periferie della Milano degli anni '30 erano dense di fabbriche, e il
raccordo con la ferrovia era condizione indispensabile per la movimentazione delle materie prime come per quella dei prodotti finiti, ai binari
dello scalo merci che servivano i trasporti a collettame e a carro si aggiunse un terzo binario parallelo ai due della linea di Seveso, era ad
esclusivo servizio del traffico merci e consentiva l'inoltro delle tradotte destinate allo scalo merci di via Bovisasca, proseguiva poi fino alla
stazione di Bovisa.
Poco dopo lo scalo di via Bovisasca, in regresso provenendo da Affori, si staccava il "raccordo Livellara", un lungo binario urbano, in sede
promiscua, che era al servizio di industrie e spedizionieri dell'area industriale della Bovisa e che percorreva quasi tutta la via Cosenz, ricordo
che le manovre erano appannaggio esclusivo delle infaticabili 200 Nord.
Ogni giorno un treno merci delle Norda composizione bloccata, portava a Milano il cemento necessario ai cantieri.
Il cemento veniva scaricato in silos – ricordo che la polvere grigia ricopriva tutto per decine di metri all'intorno, ma allora nessuno ci
badava molto - e poi gli autotreni grigi e rossi della ditta Caldiera trasportavano il cemento sfuso ai silos degli impianti di betonaggio dei
cantieri milanesi.
Alla fine degli anni '70, la stazione di Affori come le altre stazioni della rete Nord, vide scomparire il traffico merci.
Rimasero i pendolari, sempre più numerosi e alle prese con una stazione il cui fabbricato viaggiatori era sempre meno adeguato alle crescenti
esigenze del traffico suburbano.
I motivi della scelta sono evidenti, la stazione ha un'architettura tipicamente italiana, è piccola, cosa che sui nostri plastici e diorami è
fondamentale, è semplice da disegnare e da costruire.
Allo scopo di abbattere i costi e quindi di invogliare quanti più modellisti possibile a realizzare una stazione italiana, l'eurotoys scelse la
riproduzione in cartoncino, semplice economica.
Il cartoncino deve servire come finitura, infatti deve essere incollato – scegliere una colla non acquosa! – su un supporto più rigido, come il
forex o un pannello sottile di faesite.
Le parti in aggetto, come modanatura e lesene, sono quelle che più danno risalto e spessore alla costruzione, sono state realizzate a parte in
modo da essere incollate e fornire il movimento ai prospetti.
Il tetto è semplicissimo, le tegole sono disegnate, nulla vieta però al modellista di utilizzare fogli di plastica riproducenti le tegole.
I colori del fabbricato originale sono semplici e standardizzati, il modello invece è stato realizzato con un colore ocra tenue, il tetto invece
nel classico rosso tegola.
Una serie di marcature e riscontri rende il montaggio semplice e intuitivo, accessori che per loro natura sono impossibili da realizzare su
cartoncino, come pluviali, mensole del telegrafo, lampade, possono essere reperite sul mercato oppure realizzati in rame.
Oggi la ditta eurotoys non esiste più, però è piacevole vedere che tramite un sito di appassionati, i propri modelli sono ancora a disposizione
dei modellisti ferroviari.
La storia dei trasporti ferroviari di Milano è vasta e in qualche caso ancora poco esplorata, tuttavia oggi ci è data la possibilità di far
rivivere la vecchia stazione con un modellino, e anche questo è un modo per tramandare un piccolo pezzo di storia.
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